Var Challenge: perché può aiutare gli arbitri la moviola a chiamata

La rivoluzione non è finita. Anzi, dagli spifferi che arrivano dalle parti dell’Ifab, il calcio si prepara a cambiare ulteriormente. L’introduzione della Video Assistance Referee ha rotto il tabù dell’insindacabilità delle decisioni arbitrali. Ma ora si potrebbe andare oltre, con l’introduzione del Challenge, già utilizzato in altri sport. Di cosa si tratta? Della possibilità per una squadra di mandare l’arbitro all’On field review anche in assenza di un suggerimento da parte di Var e Avar . Teoricamente non dovrebbe essere necessario. In sala Var ci sono due persone che hanno tutti gli strumenti per decidere, oltre a esperienza in abbondanza. Eppure è capitato spesso che mancati interventi della sala Var abbiano sollevato giuste perplessità. In qualche caso anche un coacervo di polemiche, conseguenza di interpretazioni errate. Il Challenge sembra la conseguenza inevitabile di un utilizzo del Var -più in Italia che nel resto d’Europa- che ha travalicato i confini del protocollo originale che ammetteva l’intervento del Var solo di in caso di “chiaro ed evidente errore”. In Italia siamo andati oltre, vivisezionando qualsiasi episodio, trasformando lo step on foot in un chiarissimo fallo da rigore. Insomma, siamo passati di fatto alla moviola in campo. E Rocchi, che in un primo momento aveva provato a riportare tutti alla ragione invitando a restare fedeli al protocollo, si è adeguato invitando il Var a punire ogni intervento falloso. Il problema è che anche con l’invito a intervenire su qualsiasi episodio falloso, le interpretazioni continuano a variare, non c’è uniformità di giudizio. A partire dallo step on foot. Nell’ultima settimana c’è chi lo ha punito e chi ha deciso di sorvolare. Il Challenge potrebbe aiutare a sanare quella difformità di vedute che, peraltro, è anche inevitabile. Ogni Var, pur con una preparazione meticolosa, ha interpretazioni influenzate dalla propria sensibilità che può essere diversa rispetto a quella di un collega, ugualmente preparato. E allora avere un Challenge a disposizione per ogni squadra può ridurre questa differenza nelle interpretazioni, perché l’arbitro può avere una visione diversa rispetto al Var. Certo, non sarà l’introduzione di questo a ridurre le polemiche ma può aiutare. In teoria dovrebbe contribuire a diminuire ulteriormente il numero degli errori. Il problema è che andrà a spezzare ulteriormente il gioco. E questo non aiuta lo spettacolo. Considerando anche che all’Ifab stanno valutando un’estensione della capacità di intervenire del Var, in particolare per il secondo cartellino giallo che porta all’espulsione. Un’estensione doverosa che, tuttavia, contribuirà a provocare ulteriori interruzioni alla partita. Però intanto ci si prova, e forse è giusto così. Non a caso, la Figc si sta orientando ad avviare la sperimentazione in Serie C, che aprirebbe quindi a questa certamente grande novità con spirito di iniziativa. E curiosità da parte di chi il calcio lo segue. Insomma, la soluzione perfetta non c’è. Ma nel momento in cui si è deciso di introdurre la Var era scontato che non si sarebbe tornati indietro e che l’utilizzo della tecnologia sarebbe stato ancor più marcato.