"Si gioca troppo", ma è vero? L'analisi e i dati

Il Mondiale per Club non è neanche iniziato e già fa discutere. Non per la formula, non per gli inviti, non per la sede. Ma agganciato esclusivamente al calendario. Si gioca troppo, ci sono troppi infortuni. Ma è così? I numeri dicono che questo non è il calendario più fitto di sempre. E’ vero: ci sono più partite di Champions League , oltre naturalmente a un maggior numero di squadre coinvolte nelle coppe Europee ; la prossima estate ci sarà la Coppa del Mondo per Club e contestualmente sono stati allargati Europei e Mondiali e certamente anche la nascita della Nation League ha aumentato il numero delle partite internazionali giocato in Europa. Ma non è il calendario più ricco di sempre. In passato infatti c’erano più gare domestiche: pensate soltanto alla Premier dove rispetto a 20 anni fa si è passati da 22 a 20 squadre, nelle coppe Nazionali le big entrano al terzo turno e sono state eliminatele repliche delle partite. E’ però plausibile che il City quest’anno possa giocare 68 partite, senza contare la Coppa del Mondo per club : quindi può arrivare addirittura a 75 partite in stagione. Sarebbe un’eccezione, d’accordo. E le squadre come il City che possono arrivare a questo numero di partite magari hanno anche le risorse economiche per poter affrontare una stagione del genere: sono i migliori club del mondo. Quindi in teoria non è solo il Mondiale per Club , che congestiona il calendario. Il ragionamento sul calendario congestionato deve reggere anche senza questa competizione, e deve essere allargato a tutti. In realtà sarà difficilissimo che si arrivi a giocare un così alto numero di partite. Manteniamoci sempre sullo studio e sull’analisi di quello che è successo in passato. Lo scorso anno, per esempio, il City ha giocato 59 partite, più di tutti in Europa. Ci sono anche altri club, meno ricchi del City, che arrivano più o meno a quella cifra , ma i numeri dicono che la maggior parte delle squadre dei maggiori campionati europei ha giocato meno di 50 partite. Rispetto al passato una variazione c’è: è aumentato il numero delle squadre che possono giocare molte partite. Ma sono aumentati anche i soldi che le società ora gestiscono. E che quindi possono offrire ai loro atleti. Per capire l’impatto economico abbiamo preso in considerazione due grandi squadre, sicuramente fra le più grandi a livello globale. Che erano grandi 10 anni fa e che sono ancora importantissime adesso: Real Madrid e Manchester United. Stagione 2013/14. Stesso numero di giocatori utilizzati: 30 per lo United e 24 per il Real Madrid. Gli inglesi con quei 30 giocatori nel 13/14 hanno coperto i circa 55mila minuti della stagione con una spesa di circa 60 milioni di euro netti a stagione. 10 anni più tardi circa lo stesso numero di minuti per un monte ingaggi di quasi il doppio: oltre 104 milioni di euro. La stessa cosa vale per il Real Madrid. 10 anni fa, quasi 60mila minuti per un monte ingaggi da 73 milioni di euro. La scorsa stagione, 55 mila minuti per 140 milioni di euro totali. Che significa? Che a fronte dello stesso numero di partite giocate mediamente i giocatori guadagnano molto di più. Attenzione questo è possibile perché nel frattempo gli introiti per le squadre si sono - come minimo - raddoppiati. Infatti, il famoso rapporto fra salario e ricavi non è praticamente cambiato. Era per il Manchester al 45% nel 2000, al 63% nel 2013/14, è tornato ad essere del 43% nel 22/23 . Stesso discorso per il Real Madrid, anzi addirittura migliorato. Perché se la ratio fra stipendi e ricavi nel 2000 era all’86%, è scesa al 49% nella stagione 13/14, salendo leggermente fino al 54% della 22/23. Insomma, i club guadagnano molto e spendono di conseguenza. Mentre il numero delle partite di fatto rimane lo stesso. Quindi il calendario intasato, per questi due club, ha portato certamente vantaggi economici e di fatto nessun tipo di svantaggio dal punto di vista dell’impegno. Il numero delle partite giocate da queste due società è rimasto più o meno lo stesso, i guadagni sono raddoppiati. A congestionare però il calendario non c’è soltanto un aumento delle gare dei club, ma anche di quelle con la Nazionale. In qualche modo e con qualche accorgimento rispetto a 20 anni fa il calendario domestico è stato modificato. Quello delle Nazionali no. Anzi sono sicuramente di più gli appuntamenti. A partire dagli anni ‘60 in poi il numero delle partite giocate è aumentato costantemente. In Spagna e Italia è addirittura raddoppiato. Da 6 a 12. I tornei internazionali sono diventati più allargati, c’è la Nation League e Mondiali ed Europei continueranno ad abbracciare ancora più squadre. Senza contare che ora le partite sono di livello più alto e in teoria dovrebbero contare di più. Questo significa che per gli allenatori diventa anche difficile dover rinunciare a qualcuno. Il punto critico dunque esiste. Si giocano più partite a cui si aggiungono le partite della Nazionale . Il problema è al vertice del gioco, all’apice. In quei club che giocano le coppe europee e che quindi inevitabilmente hanno in rosa giocatori internazionali. Per gli altri questa criticità non c’è o per lo meno non c’è così tanto. Tanto più che con le 5 sostituzioni anche i giocatori dei grandi club hanno meno minutaggio. Ma l’apice si sta allargando. Oggi non soltanto i giocatori del City, dello United o del Real Madrid hanno molti impegni. Ma anche quelli delle squadre che partecipano ad Europa League e Conference. E l’aumento degli introiti ha portato a un raddoppio degli stipendi non a delle rose veramente allargate. Il problema coinvolge ovviamente anche lo spettacolo: chi oggi paga vuole vedere sempre i migliori. Vuole vedere un grande match. E’ difficile quindi scegliere chi far riposare, effettuare il vero turnover. La star è quasi obbligata a giocare. E se da una parte la scienza ha aiutato lo sport , serve però anche un’intensità maggiore , è necessaria un’attenzione massima. Senza contare che aumentano anche i viaggi, anzi si allungano. Quindi rimane la domanda. Come si possono proteggere meglio i giocatori per ridurre la probabilità degli infortuni e mantenere la qualità del gioco? Una soluzione la propone Molango, CEO della Professiona Footballers’ Association, ovvero il sindacato dei giocatori inglesi: pausa obbligatoria di tre settimane per ogni giocatore, non più di sei settimane consecutive di gioco con turno nel fine settimana e partita infrasettimanale e un massimo di 50/60 partite a stagione per giocatore. Basterà questo per mettere tutti d’accordo? Basterà riallocare alcune risorse pensando alla salute degli atleti star? O servirà davvero mettere mano al calendario per ridurre le partite? Perché se mediamente i numeri dei match giocati dalle squadre sono rimasti invariati rispetto agli ultimi 20 anni, sono esponenzialmente cresciuti i match giocati proprio dai grandi giocatori. Quelli a cui non si può rinunciare, per tutti i motivi di cui sopra. Siamo pronti a ‘sospendere’ in maniera contrattualistica una star magari come Foden, Bellingham, Mbappé o Vinicius? Alcuni giocatori ci stanno pensando da soli, visto che rinunciano ad alcune partite della Nazionale, quelle meno importanti. Oggi però c’è una contrapposizione di schieramenti, di cui non si può non tenere conto. In cui ci sono interessi milionari da entrambe le parti. In nome dello spettacolo e del business, forse sempre meno in quello dello sport.