Vicario: "Vogliamo ridare un Mondiale ai bambini d'Italia"

Dopo un Europeo da dimenticare, a settembre abbiamo visto una Nazionale totalmente diversa, cosa è cambiato? "Io penso che ci sia stata una presa di coscienza da parte nostra, un'analisi anche introspettiva tra di noi come gruppo e abbiamo capito che probabilmente abbiamo sbagliato più di qualcosa. Ci siamo detti che dovevamo cambiare qualcosa come atteggiamento e come voglia di andare a fare risultati contro chiunque, e il risultato con la Francia assolutamente non è casuale. È stata giocata una grande partita di calcio vero, fatta bene, andando a giocare il pallone in casa loro e segnando tre gol là. Non è non è cosa da tutti, quindi ci dobbiamo prendere tutti i meriti, perché l'abbiamo voluto e l'abbiamo fatto veramente da famiglia. E bisogna dare grande credito anche all'allenatore, che ha capito secondo me qual è il vero vestito di questa Nazionale. È stata una persona molto intelligente, molto pratica, da grande allenatore qual è, ma non avevamo dubbi che il mister avesse queste doti. Quindi credito a lui di averci dato la possibilità e lo spartito per poter partire con il piede giusto e adesso bisogna spingere. Abbiamo una grande opportunità di fare bere in Nations per permetterci di arrivare bene alle qualificazioni del Mondiale, che ovviamente è l'altro obiettivo". Anche perché i bambini italiani di 9 o 10 anni non hanno mai visto l'Italia a un Mondiale, vi dispiace? "Sì, sicuramente è un cruccio, un fardello che purtroppo ci dobbiamo portare dietro per questi anni di assenza e vogliamo cercare di regalare questo sogno a tutti i bambini che non hanno potuto vedere l'Italia con la maglietta Azzurra calcare i palcoscenici del calcio mondiale. Sicuramente è un obiettivo che vogliamo centrare". Il fantacalcio è una delle tue passioni, giusto? È andata male l'anno scorso? "Beh, poteva andare un po' meglio, però dai, vediamo quest'anno". L’anno scorso in porta avevi Skorupski, Falcone e Rui Patricio, quest'anno? "Quest'anno ne ho fatti due, perché faccio sia il Mantra che il Classico. Ormai sono avanti, sono inarrestabile. Da una parte ho Scuffet, Montipò e Suzuki, dall'altra invece ho preso Sommer, Di Gennaro e Falcone". In difesa? "In uno sono andato molto low cost, per cercare di fare un reparto offensivo degno di nota nel mantra, che è diverso perché devi scegliere il modulo, se giocare a quattro o se giocare a tre, quindi sono andato molto low cost. Però a sinistra ho preso Dorgu del Lecce che secondo me mi darà qualche soddisfazione. Invece nell'altro ho fatto una difesa di ferro per il modificatore, ho preso Mazzocchi, Buongiorno, Pavard, Gatti, Gonsens… tutto sulla difesa per il modificatore". A centrocampo? "Quest'anno da buon 'inglese' ho puntato su Scott McTominay, che secondo me sarà una grande rivelazione. Poi Giovanni Fabbian, secondo me può fare molto bene. E poi ho preso Politano e Frattesi, quei jolly che secondo me alla fine portano sempre i bonus… speriamo mi vada bene". In attacco lo scorso anno avevi Thuram e Lukaku, quest’anno? "Al mantra vado forte perché ho preso Gudmundsson, Zaccagni, Orsolini, Leao e Morata. Però non li posso mettere tutti insieme, quindi anche lì in base in base alle settimane vedrò. Invece nel classic ho preso Lautaro, che ancora non ha segnato e questo mi lascia tranquillo perché vuol dire che ne farà tanti da qua in avanti. E poi ho puntato su De Ketelaere, che secondo me tra gol e assist quest'anno mi darà delle grosse gioie". Chi vince lo scudetto? "Bella domanda. Vedo una bella lotta. Io penso che comunque l'Inter rimanga la squadra più solida e più rodata per quello che ha costruito in questi tre anni di Inzaghi. Hanno aggiunto giocatori di livello come Taremi e Zielinski, che alla lunga con tante partite potranno dare una grande mano. Vedo grande entusiasmo alla Juve, che ha cambiato molto però la mano di Motta si vede già dall'inizio. Giocano un calcio offensivo, attaccano tutti insieme, difendono tutti insieme, quindi secondo me ci sono anche loro. E poi ci metto il Napoli, perché con Conte è una mina vagante. Senza coppe, preparando le partite di settimana in settimana, possono essere freschi e li vedo belli tosti e belli agguerriti con Lukaku davanti. Direi quindi una bella lotta a tre tra loro, con l'Inter un pochettino favorita per l’esperienza e la qualità della rosa". E in Premier invece? "In Premier è dura, forse ce ne sono addirittura più che in Italia. Però diciamo che il City è sempre quella da guardare per quello che ha fatto in questi anni. Ha vinto quattro campionati di fila e nessuno l'aveva mai fatto. Hanno grandi conoscenze del gioco, il reparto offensivo è di primo livello quindi sicuramente secondo me loro sono la squadra da battere". È un periodo un po' un po' particolare per il Tottenham: "Diciamo che se guardiamo i risultati, che è quello che salta più all'occhio e che la gente guarda, è normale dire che non siamo partiti come ci aspettavamo, però penso che abbiamo raccolto meno di quanto meritassimo. Questo lo posso dire con certezza. Però penso che il percorso e la strada siano state tracciate in maniera corretta. Quindi bisogna solo continuare a fare le cose come abbiamo fatto fino a ora. Penso che con un po' di resilienza, un po' di persistenza nel credere in quello che è il nostro calcio, anche i risultati arriveranno". Mentalmente un giocatore come fa a rimanere concentrato in modo positivo quando i risultati non arrivano? "Come ho detto, noi abbiamo delle certezze su cui poggiarci e che non dobbiamo mai disperdere lungo la via, che sono quelle che portiamo in campo e replichiamo tutti i giorni. Quindi è la nostra identità calcistica che ci deve dare la forza di continuare a credere, secondo me adesso ancora più di prima, dobbiamo continuare credere in quello che è il calcio da giocare. Perché comunque siamo una squadra che attacca molto, che porta molti giocatori offensivi nella metà campo avversaria, la nostra idea è soprattutto offensiva, scardinare anche delle difese che magari adesso hanno iniziato a conoscerci un po' di più e quindi ci aspettano, cercano di non concederci campo. E’ normale che sia più difficile. Bisogna credere in quello che ci ha portato a essere la squadra che siamo, quindi testa bassa ancora più di prima e lavorare forte. Sono convinto che il nostro momento arriverà e il vento girerà dalla nostra parte". Postecoglou vi chiede qualcosa di nuovo a livello tattico o qualcosa di simile rispetto allo scorso anno? "Lui è una persona molto credibile, lo è sempre stata dal primo giorno che io ho avuto modo di conoscerlo nella proposta di calcio. Penso che sia una proposta valida, una proposta anche entusiasmante per un giocatore che ci è dentro. Non devi star lì a rincorrere l'avversario o a giocare palloni sporchi, è un calcio piacevole da vedere e da giocare". Da qui al 6 ottobre giocherete praticamente ogni tre giorni. È più facile o più difficile mantenere la concentrazione quando si gioca così spesso? "Più che da qui al 6 ottobre direi da qui al… 6 giugno si gioca ogni tre giorni ! Però no, ci piace. Ci piace ed è quello che volevamo. L'anno scorso siamo stati senza Europa e per un club come il nostro è stata un’annata difficile, pesante dal punto di vista delle emozioni. Quindi vogliamo giocare tante partite, sappiamo che il calendario è molto congestionato. È difficile, le trasferte ti portano via tante energie, perché magari rientri tardi dopo le partite europee e poi neanche 48 ore dopo sei in campo; quindi, bisogna essere bravi a recuperare di testa ed essere pronti subito a rimettersi in gioco in una nuova sfida. Lo sappiamo che è dura però ripeto, è quello che volevamo l'anno scorso e adesso ci siamo dentro quindi dobbiamo godercela". È un’Europa League che sembra una Champions League per le squadre che ci sono. È un obiettivo vincere l'Europa League per il Tottenham? "Siamo un grande club, è normale che giochiamo per vincere le partite, per cercare di qualificarci tra le prime tra le prime otto, siccome il format è cambiato e quello sicuramente è un obiettivo che secondo me possiamo provare a raggiungere. Sarà difficile, abbiamo tante squadre forti da affrontare e sarà una grande battaglia sportiva". Con questo format per voi calciatori è più facile o più semplice? Si fanno più calcoli perché ci sono più partite o no? "Questo al momento non ne ho idea. È difficile, è il primo anno. Obiettivamente è difficile, però credo che più che focalizzarsi sui calcoli, la realtà dei fatti è che bisogna fare i punti. Dipendere da noi stessi vuol dire vincere le partite e cercare di farle tutte in maniera corretta, poi magari arrivi all'ultima e puoi calcolare qualcosina in più, però penso che all'inizio si debba spingere forte e cercare di vincerle tutte". Lasciamo un attimo da parte il calcio, quando è scoppiata la guerra in Ucraina hai accolto a casa tua a Udine una mamma e un bambino ucraino fuggiti dalla guerra, sono ancora i vostri ospiti? "No, no, sono rientrati a casa già da un po' e noi abbiamo accolto questa loro richiesta di ricongiungimento familiare, anche se non erano del tutto convinti vista la situazione che vivono tutt'ora. Però giustamente c’erano l'esigenza, la necessità di una di una mamma e di un bambino che non vedono il marito e il papà da due anni, di stare insieme. E magari poter anche soffrire insieme ma per cercare di stare uniti e di continuare a fare la vita di una famiglia splendida come sono. Noi siamo sempre in contatto con loro, ogni settimana li sentiamo, sappiamo come stanno, ci mandano le foto di come vivono la loro quotidianità. E diciamo che va abbastanza bene, siamo contenti per loro. Il loro desiderio è quello di stare insieme, la cosa più importante per noi è la loro felicità".