Quasi tutte le squadre hanno ormai giocato una quarantina di partite e il campionato NBA è così a metà del suo cammino. Tantissimi come al solito i record, le emozioni e le imprese sui parquet della lega, ma in questa fotogallery vogliamo mettere l'accento su quello che invece più è mancato nei primi tre mesi di stagione
MARCO BELINELLI | Al secondo (e ultimo) anno del suo contratto con gli Spurs – e quindi alla ricerca di un nuovo contratto, in Texas o altrove – la guardia azzurra è incappata nella peggior stagione della sua carriera, numeri alla mano, se si eccettua quella da rookie, tanto per punti (5.4) che per minuti (15.2). E mai, neppure in maglia Golden State da matricola, Belinelli aveva tirato così male dal campo (35.4%) mentre solo nel 2015-16 in maglia Sacramento Kings aveva fatto peggio da tre punti (quest’anno viaggia al 34.1%). Il vero Marco Belinelli manca agli Spurs e a tutta la NBA: ma c’è tutta una seconda parte di stagione per riprendersi il suo ruolo
NICOLO’ MELLI | Dopo una partita d’esordio che aveva fatto sperare il meglio, i minuti a disposizione di Nicolò Melli sono andati via via riducendosi, con Alvin Gentry che più volte lo ha lasciato in panchina per tutti e 48 i minuti. New Orleans infatti sta cercando di trovare il giusto equilibrio, con tanti giocatori nuovi e giovani da amalgamare e in attesa dell’esordio di Williamson. Dopo la sfida di Toronto in molti si aspettavano di più in termini di spazio e resa per Melli, ma la (vera) stagione dei Pelicans inizierà soltanto con l’arrivo di Zion: il n°20 azzurro dovrà farsi trovare pronto in quell’occasione
ZION WILLIAMSON | Da una prima scelta assoluta (quella del 2018) a un’altra (al Draft 2019): dopo aver incantato in preseason, tra schiacciate stratosferiche e bottini realizzativi di tutto rispetto, l’ex prodotto di Duke è finito ai box e deve ancora disputare la sua prima vera partita NBA. La partenza con sole 14 vittorie in 40 gare disputate dei suoi Pelicans (penultimi a Ovest) si spiega tanto anche con la sua assenza
KEVIN DURANT (E KYRIE IRVING) | Un’assenza annunciata, ma non per questo meno “dolorosa”. Perché senza Durant manca un giocatore due volte campione NBA, due volte votato miglior giocatore di una finale NBA e un MVP NBA. In più l’attesa di vederlo in coppia con Kyrie Irving con la nuova maglia dei Nets rimane tanta e anche le ambizioni della squadra di Brooklyn (al momento ottava a Est) non possono essere misurate realmente senza Durant (e spesso Irving) in campo
KLAY THOMPSON | L’infortunio in gara-6 in finale NBA contro Toronto aveva già fatto capire lo scorso giugno che per il n°11 degli Warriors non ci sarebbe stato spazio in questa stagione: un lento recupero dopo l’operazione e un altro All-Star non più a disposizione di Steve Kerr, che aveva perso diversi pezzi per strada a luglio durante il mercato
STEPH CURRY | Quello che non era stato messo in conto invece era l’infortunio alla mano di Steph Curry: la sua assenza da inizi novembre è stata il colpo di grazia alle (residue) ambizioni di una squadra sempre vincente e che per oltre due mesi ha dovuto cercare di trovare – invano – continuità con le seconde linee e tanti giocatori di G-League
I GOLDEN STATE WARRIORS, IN GENERALE | Per tutte le ragioni riportate nelle due didascalie precedenti, una delle assenze più pesanti della stagione sono proprio gli Warriors: abituati a vederli negli ultimi 5 anni in finale NBA, si sono dovuti abituare nel giro di poche settimane all’ultimo posto a Ovest. Un crollo verticale difficile da ipotizzare alla vigilia della stagione, con Draymond Green e D’Angelo Russell spesso sottotono (o infortunati anche loro), alla guida di un gruppo che ha già rinunciato a compere in questa regular season
LAKERS-DRAMA | I Lakers in vetta alla Western Conference sono una delle storie principali di questa prima metà di regular season, la protagonista per eccellenza che torna al vertice dopo anni difficili e sfrutta al meglio il duo James-Davis sul parquet. Le seconde linee inoltre continuano a dimostrare solidità e varietà di alternative, coach Frank Vogel lavora in maniera efficace e invisibile al fianco di Jason Kidd. Tutto insomma funziona a meraviglia: ecco dunque cosa manca, l’isteria che da sempre ha accompagnato le stagioni delle squadre di LeBron James – sotto i riflettori e analizzate in ogni minimo dettaglio. Quest’anno però tutto sta andando per il verso giusto, senza liti, frizioni o egoismo: la strada più agevole per puntare al titolo NBA?
DEMARCUS COUSINS | L’assenza (importante) in casa Lakers è quella di DeMarcus Cousins, che nei mesi scorsi ha unito ai problemi fisici anche quelli lontani dal parquet – tra denunce, liti con la moglie e tribunali. Non la condizione ideale per puntare al recupero dopo l’ennesima ricaduta, con l’ex Kings tormentato ormai da due anni da infortuni che non gli hanno permesso di tornare a incidere come in passato. I Lakers, che non sembrano averne bisogno, lo aspettano: più avanti nel corso della stagione potrebbe tornare molto comodo anche lui
LE PRIME PAGINE DEI CLIPPERS | Leonard, George e un roster da All-Star, con la squadra sulla carta favorita nella corsa al titolo NBA che sta lentamente cercando la sua dimensione ideale. Fin qui un secondo posto a Ovest che non preoccupa, qualche sconfitta di troppo che ci può stare, ma in generale quello che manca è lo spettacolo sul parquet che in molti di aspettavano da un gruppo pieno zeppo di talento: i Clippers vincono ma non fanno notizia, nonostante in preseason si parlasse soprattutto di loro. Al momento lo show lo stanno garantendo soprattutto i Lakers, ma come si dice in questi casi “la stagione è ancora lunga”
UN AVVERSARIO A EST PER I MILWAUKEE BUCKS | Con sei partite e mezzo di vantaggio in classifica sui Miami Heat secondi, i Bucks hanno completato la miglior prima parte di stagione della loro storia (35-6 il record), ma soprattutto tenuto a debita distanza tutte le altre contender a Est, ipotecando il primo posto per la seconda stagione in fila. I Raptors però hanno perso Kawhi Leonard, Boston Kyrie Irving, Philadelphia Jimmy Butler. Agli Heat invece – sorprendenti nel raccogliere successi – manca ancora qualcosa per essere davvero competitivi ad alto livello: dopo 41 partite insomma, la strada di Milwaukee verso le Finals NBA (sembra) essere spianata.
L’OTTAVA SQUADRA A OVEST | Le prime sette squadre a Ovest sembrano già definite, con i Thunder sorprendenti al seguito delle sei migliori squadre della lega. A mancare all’appello invece è l’ottava franchigia con un record positivo, pronta a prendersi una qualificazione playoff mai così tanto agevole nell’ultimo decennio: Memphis e San Antonio hanno già incassato almeno 21 sconfitte, vincendone soltanto 17, mentre Portland continua a essere una delle più grandi delusioni di questa prima metà di stagione. Al momento è una corsa al contrario: si qualifica chi ne perde di meno, non chi corre di più
RUSSELL WESTBROOK IN TRIPLA DOPPIA DI MEDIA | Ci aveva abituato bene, troppo bene. Nelle ultime tre stagioni (sempre in maglia OKC Thunder) Russell Westbrook aveva sempre chiuso l’annata in tripla doppia di media, obiettivo raggiunto solamente un’altra volta – da Oscar Robertson – nella storia della lega. Dai 31.6 punti, 10.7 rimbalzi e 10.4 assist della stagione 2016-17 (culminata col premio di MVP) ai 25.4, 10.1 e 10.4 dell’anno dopo fino ai 22.9, 11.1 e 10.7 dello scorso campionato. Quest’anno, invece, al fianco di James Harden, per lui “solo” 24.6 punti, 7.7 rimbalzi e 7.0 assist di media
IL FATTORE CAMPO A PORTLAND | Per anni il Moda Center è stato uno dei campi più difficili da espugnare di tutta la NBA, e una delle trasferte più temute da qualsiasi squadra (nel 1995 i Blazers stabilirono il record, tuttora imbattuto, per numero di sold out consecutivi, 814). Anche senza tornare così indietro nel tempo, in tutta la scorsa stagione Lillard e compagni hanno perso solo 9 volte nell’Oregon, mentre sono già 10 le sconfitte collezionate quest’anno a fronte di soltanto 8 vittorie
DEANDRE AYTON | La prima scelta assoluta al Draft 2018, dopo un’annata da rookie molto incoraggiante (16.3 punti e 10.3 rimbalzi di media con il 58.5% al tiro), era atteso alla definitiva consacrazione nella sua seconda campagna NBA. Invece, dopo un’unica apparizione nel season opener dei suoi Suns, giovani e ambiziosi come lui (18 punti, 11 rimbalzi, 4 stoppate), è arrivata la squalifica per la presenza nel suo corpo di un diuretico vietato dalle norme anti-droga della lega
JAMAL CRAWFORD | Sarà che per le ultime 19 stagioni è sempre stato in campo, con una maglia o con un’altra (ha indossato quelle di Bulls, Knicks, Warriors, Hawks, Blazers, Clippers, Timberwolves e Suns); soprattutto sarà perché l’ultima volta che Jamal Crawford è sceso in campo in una partita NBA ne è uscito da autentico trionfatore, dopo aver segnato 51 punti con 18/30 al tiro e 7 triple a segno. Era l’ultima partita della stagione dei Suns, nessuno si aspettava che potesse essere l’ultima partita della carriera di Jamal Crawford, il primo di sempre a vincere per tre volte il premio di sesto uomo dell’anno
LA TRADE CHE TARDANO AD ARRIVARE | Dopo i fuochi d’artificio di un’estate piena di cambi di maglia e passaggi di All-Star è arrivato un periodo di calma piatta. Mai si era visto negli ultimi 51 anni un periodo così lungo senza trade (interrotto durante il periodo natalizio con lo scambio Exum-Clarkson tra Utah e Cleveland): settembre, ottobre e novembre senza scambi, ma da adesso fino al 6 febbraio la situazione dovrebbe cambiare passo. Danilo Gallinari (e non solo lui) sono pronti a cambiare squadre: il mercato prima della pausa per l’All-Star Game è pronto a entrare nel vivo
I NEW YORK KNICKS | Nessuno si aspettava una squadra vincente dopo il mercato disastroso, ma almeno una reazione d’orgoglio dopo la pessima regular season 2018-19 sì. E invece i newyorchesi sono ancora lontani dall’essere riusciti a mettere insieme un gruppo decente, prima ancora che vincenti. Coach Fizdale è stato allontanato, ma la sostanza è rimasta la stessa: i Knicks sono una squadra mediocre, con buona pace di chi sogna di rivederli al vertice dopo decenni di difficoltà
JOHN WALL | Per quasi sette stagioni – dal 2012 fino alla fine del 2018 – gli Washington Wizards sono stata la squadra di John Wall&Bradley Beal. Ma dal 29 dicembre 2018 tutto quello che poteva andar storto per l’ex giocatore di Kentucky è andato storto: un infortunio al tallone ha richiesto un’operazione e una successiva infezione ha complicato il recupero; poi la caduta a casa e la rottura del tendine d’Achille, che posticipa il il suo ritorno di altri 12 mesi. E senza Wall in campo gli Wizards non sembrano i veri Wizards
VICTOR OLADIPO | C’è finalmente la data (dovrebbe essere quella del 29 gennaio, nella sfida contro i Bulls) per il ritorno in campo dell’ex giocatore di Indiana University. Oladipo non gioca dal 23 gennaio 2019, quando l’infortunio al tendine del ginocchio (poi operato) ha messo fine alla stagione 2018-19. Nell’ultima annata completa – quella 2017-18 – si era consacrato a un livello mai prima toccato: prima convocazione all’All-Star Game, inclusione nel terzo quintetto All-Team NBA ma anche nel primo quintetto difensivo, e il premio di giocatore più migliorato della lega (oltre 23 punti a sera, con 2.4 recuperi di media)