David vs Golia, il messia nel presepe Milan: è iniziata così

Calcio
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L’arrivo di Beckham ha suscitato i dubbi di molti che credono si tratti soprattutto di un'operazione di marketing. Il centrocampista ha ribadito di sentirsi ancora un calciatore. Il giudizio al campo. GUARDA IL VIDEO

di AUGUSTO DE BARTOLO

Un'auto piena di bagagli con rinchiuso in una, di quelle valigie, il sogno di David Beckham: quello di giocare nel Milan, di vestire il rossonero. Un desiderio celato persino alle pagine della propria autobiografia, rimbalzato ferocemente nella mente dello Spice Boy, così poco giocatore e tanto industria dello spettacolo fuori dal campo, quanto campione acclamato e conclamato sul rettangolo verde, per molti superato, per altri chissà. Convinzione che ha spinto Adriano Galliani a ripetere che David darà una mano alla squadra, aiuterà a vincere qualcosa dopo un anno, il 2008, in cui, di successi non ce ne sono stati se non sul mercato, con l'arrivo di Ronaldinho a cui si andrà ad aggiungere una stella troppo presto sacrificata al palcoscenico di Los Angeles, di Hollywood e dei Galaxy dopo che lui, di galactico, ha fatto davvero tanto e non solo con la maglia del Real Madrid.

La sensazione di curiosità, più che di effettiva credenza nel valore aggiunto che il giocatore potrà garantire alla squadra, si è respirata durante la conferenza stampa di presentazione, preceduta dall'entusiasmo non certo trasbordante di un popolo, quello rossonero, che per Ronaldinho mostrò ben altro calore. Un ricevimento soft, senza troppi clamori, derivante, in fin dei conti, dal fatto che il buon David è e resterà patrimonio altrui e non del Milan, che i mal pensanti vogliono più impegnato in un'operazione di marketing che altro.

Beckham, in realtà, lo ha ripetuto fino allo sfinimento, si sente ancora un giocatore di calcio, imperturbabile verso chi lo accusa di aver appiccicato addosso quell'alone di divismo che lo colloca sulla scena mondiale sempre più come personaggio mediatico e non come campione del calcio. Un'etichetta che il centrocampista inglese dal destro fatato avrà, per l'ennesima volta, il dovere e, forse, il piacere di scrollarsi di dosso, mostrando a tutti e per primo al consigliere di fiducia, Fabio Capello, che giocare a certi livelli è ancora roba che fa per lui.

Quella di David sarà una sfida contro Golia in un titolo che sembra avere un finale scontato se ci si attiene a un copione ormai letto mille volte e interpretato all'infinito, ma questa volta con l'incognita di una variabile determinante per la storia di ciascun calciatore: il campo. Il 2008 milanista, dunque, si è chiuso col botto finale in attesa dell'anno che verrà, sognando Beckham, pianificando nuove sfide, sperando nella stagione del definitivo rilancio.