Roma, passa lo straniero? In Italia accadde solo al Vicenza

Calcio
Lorenzo Sanz padre e figlio nel 2005 a Parma: nonostante una lunga trattativa, non acquistarono mai il club emiliano (Getty Images)
Parma, ITALY:  Former Real Madrid president Lorenzo Sanz (L) shows a Parma's jersey as he poses with his son Lorenzo jr 23 September 2005. Sanz has moved a step closer to becoming the first non-Italian owner of a Serie A club after paid  7.5 million euros ($9.1 million) for the acquisition of the Italian Parma Football Club. Parma have been in search of a buyer since the collapse of their parent company Parmalat in December 2003.  AFP PHOTO/ Nico CASAMASSIMA  (Photo credit should read NICO CASAMASSIMA/AFP/Getty Images)

14 anni fa il club veneto venne rilevato dalla finanziaria inglese Enit: fu l'unico a finire in mani estere. Poi al massimo si è assistito a partecipazioni di minoranza (i libici di Lafico nella Juventus) o bluff quali Sanz, Barton, Tacopina, Taçi... FOTO

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di LORENZO LONGHI

Il favorito, ora, è Thomas Di Benedetto: se la trattativa andrà in porto, l'attuale patron dei Red Socks sarà il nuovo padrone della Roma. E così, per la prima volta, una delle grandi del calcio italiano vedrebbe passare la propria quota di maggioranza nelle mani di un azionista estero che, nel caso, avrebbe battuto in volata anche un quotatissimo offerente italiano, Angelucci. Non si tratterà di una novità in assoluto, ma Di Benedetto potrebbe essere la testa di ponte per altre future operazioni, frantumando i precedenti che hanno visto sinora i capitali stranieri non attecchire nel calcio italiano.

Anzi, spesso hanno incontrato notevoli barriere di diffidenza all’ingresso, in un sistema nel quale il denaro generato dal calcio è sostanzialmente sempre rimasto in un giro economico-finanziario prettamente italiano. Petrolieri, industriali o magnati che fossero, i padroni del calcio nostrano hanno sempre avuto una caratterizzazione tricolore. Così, mentre infatti in Europa è piuttosto frequente vedere club controllati da proprietà estere (10 club su 20 della Premier inglese sono in mano a capitali stranieri), in Italia al massimo si è assistito a partecipazioni estere di minoranza nelle compagini azionarie di alcuni club. Tradotto: porte aperte per partecipare al capitale, ma senza comandare, come ad esempio nel caso della finanziaria libica Lafico con la Juventus.

Sceicchi e oligarchi qui non si sono mai visti, nonostante se ne sia più volte sentito parlare. Solamente un club italiano, di fatto, è stato governato da capitali stranieri, e con risultati piuttosto modesti: accadde 14 anni fa. Il Vicenza nel 1997 diventò infatti un asset del gruppo finanziario inglese Enit, che rilevò il club veneto - in crisi finanziaria - dalle mani della famiglia Dalle Carbonare, diventando così la prima società italiana avente come azionista di riferimento una proprietà straniera. Presidente fu nominato l’allora 37enne Stephen Julius, che annunciò l’ingresso del Vicenza in borsa e una nuova, aggressiva, politica di merchandising. In realtà, nonostante le buone intenzioni, nulla di tutto ciò avvenne e, nel 2003, l’Enic mise in vendita la società che nel frattempo aveva maturato 5 milioni di euro di debiti. Sogno svanito per i tifosi biancorossi, allettati dalle premesse: male la prima, poi però non vi sono state repliche.

Le altre sono state storie di truffe più o meno mascherate. Particolarmente curiose alcune situazioni al limite del grottesco accadute sulla via Emilia. Il Parma, in Amministrazione controllata dopo il crac Parmalat, nell’agosto 2005 convocò una conferenza stampa in sede per comunicare la cessione delle quote alla famiglia dell’ex presidente del Real Madrid Lorenzo Sanz. Il quale, in occasione di una sfida casalinga di campionato contro la Juventus, venne accolto allo stadio in pompa magna. L’operazione si protrasse sino a gennaio (con ben tre ultimatum…) ma non andò mai in porto: Sanz, che in seguito ha avuto diversi guai giudiziari, nell’affare ha perso anche i 7,5 milioni di caparra confirmatoria, nell’ambito di una misteriosa vicenda non è mai stata fatta piena chiarezza. A Bologna poi non si sono fatti mancare nulla. Giugno 2008, l’avvocato d’affari newyorkese Joe Tacopina si presentò da proprietario rossoblù in pectore: “Non sono un farlocco, sono l’uomo dei sogni”, disse. Scomparve e risero di lui per un anno, almeno sino a quando non si presentò il petroliere albanese Rezart Taçi: altro blitz incomprensibile e fallimentare di cui ancora si parla, a Bologna.

Nell’agosto 2008, mentre i rossoblù scoprivano l’inganno di Tacopina, i tifosi del Bari cadevano vittime dell’abbaglio Tim Barton, rosso (malpelo) tycoon texano che si accordò con la famiglia Matarrese: 25 milioni per rilevare i pugliesi. Anche in quel caso, dopo dichiarazioni su magnifiche sorti e progressive, si materializzò il bluff. Ora, l'attesa è tutta per la soluzione del caso Roma: dovesse finire in importanti e opulente mani straniere, la storia potrebbe davvero cambiare.

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