"Le nostre vite senza Pippo". L'appello di Nesi ad Allegri

Calcio
SuperPippo in una frase di Emiliano Mondonico: "Non è Inzaghi ad essere innamorato del gol, è il gol ad essere innamorato di Inzaghi" (foto getty)
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L'INTERVISTA. Lo scrittore pratese, autore di "Le nostre vite senza ieri", prova a convincere il tecnico rossonero a schierare Inzaghi nella semifinale di ritorno di Coppa Italia con la Juve: "Vederlo in campo contro Del Piero sarebbe straordinario"

di VALERIO SPINELLA

Sei presenze in campionato per un totale di 57 minuti. Meno di un'ora di gioco, rispetto alle 42 che si contano dopo 28 giornate di Serie A. Non stiamo parlando di una promessa delle giovanili il cui talento viene centellinato per non essere bruciato. Qui si parla di Pippo Inzaghi, leggenda rossonera, patrimonio del nostro calcio.

Edoardo Nesi, milanista da sempre, è l'autore del libro Le Nostre vite senza ieri e proprio non si spiega come Filippo Inzaghi possa essere ignorato, per non dire umiliato (a Cesena è stato fatto entrare nei minuti di recupero, giocando 150 secondi) da Massimiliano Allegri. Nel capitolo finale del suo ultimo libro, Inzaghi è protagonista di un'indimenticabile esperienza padre-figlio vissuta a San Siro dallo scrittore toscano, uno di quelli che "da piccolino ha pianto un pomeriggio quando ha sofferto nella fatal Verona".

Nesi ha vissuto gli anni della B e segue il Milan con grande trasporto emotivo. E alla vigilia della partita di Coppa Italia con la Juve non può trattenersi dal fare un appello a Massimiliano Allegri. Più che una richiesta è una supplica, perché conceda una possibilità all'uomo che decise la finale di Champions League con il Liverpool ad Atene, nel 2007. L'attaccante che ha segnato 125 reti con la maglia del Milan.
"Cominciamo a parlarne, facciamo pressione su quel livornese… notoriamente gente con la testa dura" fa notare Edoardo Nesi. E allora approfondiamo la questione.

A poche ore da Juventus-Milan di Coppa Italia, dia ad Allegri tre motivi per schierare Inzaghi a Torino.
"Il primo motivo è squisitamente tecnico: il modulo di gioco del Milan, con Ibra che si sposta a pendolo nella sua anarchia benedetta, potrebbe beneficiare della presenza di un lupo dell’area di rigore come è ancora oggi Inzaghi.

Il secondo è un motivo più romantico, più letterario: non si può trattare così Inzaghi. Perché non è una vecchia gloria. O meglio, lo è solo anagraficamente ma io non vedo come si possa pensare, visti i risultati, che gli altri attaccanti possano fare più gol di lui. Il ragazzino, El Shaarawy, senza dubbio si farà ma non è che sia un falco dell’area. Maxi Lopez, che è imbolsito? E Robinho? conosciamo bene la sua infallibilità in area di rigore… Il terzo motivo è che per quanto Inzaghi sia la quintessenza del milanista è pur sempre un ex e va fatto giocare contro la sua vecchia squadra".

Una Juve in cui potrebbe giocare Del Piero…
"Appunto, sarebbe straordinario. E in fondo io penso che il Milan non riuscirà a ribaltare la sconfitta di San Siro, quindi non so quanto valga la pena ammazzarsi tutti per questa partita".

Provando ad entrare nella testa di Allegri, come si spiega questo ostracismo nei confronti di Inzaghi?
"Io non riesco a capire. Oddio, Filippo non ama mai essere sostituito e le poche volte che Allegri l’ha fatto giocare e l’ha tolto, lui si è sempre trovato a protestare, l’ha fatto vedere e non ha gradito. Probabilmente Allegri, che come tutti gli allenatori un po’ insicuri è permaloso, si sarà un po’ urtato per questo suo atteggiamento. Ma io ho paura che sia una di quelle fissazioni, come quando Ulivieri non faceva giocare Baggio. A volte l’allenatore si sente padrone solo quando impone la sua volontà a un giocatore famoso ma in uno stato di momentanea debolezza".

E se Allegri si giustificasse rispondendo che i risultati gli stanno dando ragione?
"Un grande allenatore, oggi come oggi, in una grande squadra deve avere quella capacità straordinaria di sintetizzare le sue idee con il momento. Mourinho, per il quale non è che abbia grande simpatia come persona ma che è indubbiamente un genio del calcio, non si attacca mai a nessun tipo di metodo o idea precostituita da seguire qualsiasi cosa succeda. Mourinho cambia la squadra e mette quattro attaccanti che funzionano, perché questi quattro attaccanti li ha tenuti sempre in caldo per tutti questi mesi. Non si può pensare che un giocatore con un passato come quello di Inzaghi possa essere tenuto in panchina per mesi e mesi senza che poi vada a mancare quello spirito sacro che lo animava in occasione del gol. Li devi tenere caldi i giocatori. Se li dividi fra titolari e riserve, quando entra la riserva si comporterà da riserva".

C'è una statistica quasi inquietante da sottoporre ad Allegri. Per Inzaghi si tratterebbe della prima annata a secco di gol dopo 20 stagioni…
"No, non deve succedere. E poi io parlo con tanti tifosi milanisti… chiaramente su questo ci ho costruito un po’ una fissazione, però è chiaro che a tantissimi tifosi manca questo fatto che non c’è Inzaghi".

Dovendo consigliare Inzaghi, il suo suggerimento sarebbe quello di accettare eventuali offerte da squadre come Parma e Atalanta, o di restare al Milan correndo il rischio di non giocare mai?
"Incuriositi dalla storia che ho raccontato nel mio libro, mi hanno invitato a Milanello a conoscere Inzaghi: tasterò il polso di questo ragazzo. Vederlo con un’altra maglia mi farebbe male. Però potrei capirlo".

Si può paragonare Inzaghi a un eroe dell’epica?
"Anche Ettore, il più forte degli uomini tradito dagli dei".

...qui tradito da Allegri?
"Una sorta di dio capriccioso e non curante".

Inzaghi non è stato inserito nella lista Champions e ora c’è il Barcellona.
Ma io voglio capire… chi ha messo Allegri in lista Champions? Muntari no, Gattuso no, Inzaghi no.. e mette Maxi Lopez. Che a Parma è entrato e non ha fatto niente. Non poteva entrare Inzaghi?

E senza di lui il Barça degli alieni Messi, Xavi e Iniesta si può battere?
"Se c’è qualche colpo di fortuna straordinario… Ma il gol di Pato al Camp Nou chi lo rifà, Robinho? Non scherziamo. Vedi, Pato è un campione, ma senza di lui come fai a far gol a questi? Siamo prevedibili. Il grande allenatore è anche quello che si fa governare dal caso".

Al di là di tutto, da dove deriva lo sconforto nel vedere appassire una leggenda come Inzaghi?
"Il problema è anche la tristezza insita nell’invecchiare dei nostri ricordi. Il calcio è molto di più di uno sport. Diventa la stratificazione dei nostri ricordi, delle nostre emozioni... Quando non gioca più Inzaghi non sono più visibili quelle emozioni dell’ultimo grande Milan, quando il Milan andava a vincere in giro per il mondo e non temeva nessuno".