Tutto casa e stadio: Gubbio, storia dell'ultima bandiera

Calcio
Alessandro Sandreani, bandiera del Gubbio per 11 anni, oggi è nello staff tecnico rossoblù (Foto Getty)

Un'annata magica, quella della promozione 2010-2011, quando i rossoblù di Torrente capovolsero le gerarchie in Prima Divisione, suggellendo il primato in una mamorabile trasferta a Verona. Con una punizione del capitano storico, Alessandro Sandreani

di Lorenzo Longhi

(in apertura il video a cura dell'ufficio stampa dell'As Gubbio)

Gol così li segnano i grandi: partita fondamentale, punteggio sul pari, punizione da 20 metri e pallone potente e preciso sotto l'incrocio. Decisivo. E pazienza se arriva al minuto 21: hai voglia a dire che manca ancora tutta la partita, che forse è meglio non esultare come un forsennato, ché non si sa mai, sai a volte com'è. Ma se quella maglia la vesti da un decennio e hai la fascia da capitano al braccio, beh, bando alla scaramanzia: voltati, capitano, voltati e corri, corri per 80 metri e inginocchiati davanti ai tuoi tifosi, quasi 800, che ci hanno creduto. E' l'estasi, il momento iconico di una carriera: 6 febbraio 2011, Prima Divisione girone A, Hellas Verona-Gubbio 1-2, rete di Alessandro Sandreani.

L'ultima bandiera. Classe 1979, Sandreani ora fa parte dello staff tecnico del club eugubino, dopo 367 presenze in rossoblù. L'ultima bandiera, una rarità nelle categorie inferiori. Era arrivato nel 2002, in C2: aveva riccioli neri che lo facevano assomigliare tantissimo a papà Mauro, che oggi lavora alla Juventus. 11 anni più tardi, i capelli sono rasati, c'è qualche ruga in più, Alessandro è diventato padre e il Gubbio, nel frattempo, ha vissuto annate strepitose. "In un calcio di arrivisti, a me bastava divertirmi - ricorda oggi Alessandro - e giocare vicino a casa. Vivevo e vivo a Cantiano, qui vicino: quell'anno mi arrivarono le offerte di Fano e Gubbio, scelsi i rossoblù". Lui, centrocampista di battaglia ma non senza qualità, venne subito adottato dai tifosi. "Sono sempre stato bene qui. Ho anche avuto offerte in B, ma non avevo un valido motivo per andarmene".

Annata magica.
La B, del resto, l'ha raggiunta con il Gubbio nel 2011. Al club non accadeva da 63 anni. "Avevamo raggiunto la vetta l'8 dicembre, due mesi prima, battendo il Sorrento nel recupero, ma a inizio anno c'era stato un momento difficile e quella di Verona diventava una partita fondamentale. Abbiamo dato battaglia, ho segnato la rete del vantaggio e, a dire la verità, nel secondo tempo non abbiamo nemmeno superato la metà campo. Ma abbiamo vinto, è stata la sterzata al nostro campionato". Seconda promozione consecutiva, doppio salto. Ecco la B, il nome sulla maglia, una realtà sconosciuta a molti. "E pensare che per me anche la C1 era un sogno...".

Un Torrente di emozioni. Merito di una squadra che si è fatta gruppo, plasmata da un allenatore in rampa di lancio, quel Vincenzo Torrente che a Gubbio visse la sua prima esperienza tra i professionisti. "Ci ha trasmesso la fame, e mano a mano che arrivavano i risultati in noi cresceva l'autostima. Con noi, contro il piccolo Gubbio, in quella stagione sono cadute squadre come Verona, Salernitana, Reggiana. Tutte". Già, tutte.