Federcalcio, è l'Election Day: la volata Tavecchio-Albertini

Calcio
E' il gionrno dell'elezione dei nuovi vertici della Federcalcio (Foto Getty)

Ancora poche ore all'elezione del nuovo presidente della Figc. Manovre e strategie: le squadre di A contrarie al favorito Tavecchio sono passate da nove a otto quando sembrava che Verona e Atalanta si sarebbero avvicinate allo schieramento Juve-Roma

di Massimo Corcione

La grande ora si avvicina e le grandi manovre diventano sofisticati esercizi di strategia. In poche ore si è passati da nove a otto squadre di serie A contrarie a Tavecchio, proprio quando voci affidabili assicuravano che Verona e Atalanta si sarebbero avvicinati allo schieramento coagulatosi intorno a Juventus e Roma. Il Cesena ha salutato la compagnia, confermando l’appoggio iniziale all’ipotesi Tavecchio. “Se i contrari in A diventano la maggioranza, io mi ritiro” aveva promesso Tavecchio e anche Albertini avrebbe fatto altrettanto. La nomina di un commissario, a quel punto, sarebbe diventata una necessità e non più solo un’eventualità. Ma quel punto, realisticamente, non verrà toccato e il colpo di scena diventa irrealizzabile. Al di là dell’ottimismo che allenatori e calciatori – le due componenti dichiaratamente pro Albertini – hanno sempre professato.

Probabilmente si ripartirà da Tavecchio Carlo, 71 anni, ex sindaco di Ponte al Lambro e signore della Lega Dilettanti dal 1999. Un segno di continuità con un passato che, almeno recentemente, non ha prodotto innovazione nel movimento calcio. Una novità dovrà deciderla subito, la Nazionale aspetta il nuovo commissario tecnico dopo l’esilio turco al quale si è auto-consegnato Cesare Prandelli. Antonio Conte si è defilato, Roberto Mancini considera  molto più intrigante un futuro da c.t., ma è difficile da immaginare una coesistenza con Lotito.

L’ultima dichiarazione di Tavecchio è quasi da investitura: Serve la riforma del calcio e per realizzarla serve l’appoggio di tutte le componenti. Di certo si sente il favorito. Dalle dimissioni post-mondiali di Abete all’elezione del suo successore il calcio italiano ha vissuto una stagione assolutamente da dimenticare. La disgraziata battuta del candidato forte sui calciatori neri mangia-banane ha azzerato ogni discorso sui programmi e sull’indifferibile necessità del calcio di rinnovarsi. La battaglia delle idee si è trasformata nella battaglia delle persone: fronte no-Tav contro fronte pro-Tav, con Albertini che ha provato a sfruttare i contrasti nello schieramento opposto. Il tempo delle parole è finito. Ora occorrono i fatti. Prima di tutto occorre un presidente.