Si può diventare calciatori famosi senza aver la minima idea di come si giochi a pallone? Sì, se sei nato a Rio de Janeiro e i tuoi amici si chiamano Romario, Bebeto, Renato Gaucho, Edmundo e tanti altri. Questa è la storia di Carlos Henrique Raposo, detto Kaiser, brasiliano classe 1963, che come tutti i bambini carioca sognava di diventare un grande calciatore, ma in realtà non sapeva giocare
Sembra follia, ma è realtà. Quella del Kaiser è una storia vera, diventata anche un film (per la regia di Louis Myles e con la partecipazione straordinaria dell’ex attaccante brasiliano Bebeto)
KAISER, il trailer del film
Il giovane Carlos Henrique Raposo aveva un dono speciale: quello di stringere rapporti e tessere relazioni d’amicizia così facilmente da rimanere simpatico proprio a tutti
In vent'anni di onorata carriera Carlos Henrique Raposo ha indossato le maglie di dieci diverse squadre in ben due continenti. Senza mai sfiorare il pallone!
In questa foto dell'epoca Kaiser Raposo (a sinistra) è con Gaucho Toffoli (al centro, al Lecce nel 1993), e Renato Portaluppi, ex giocatore della Roma nella stagione 1988-89
Tra le amicizie del Kaiser anche quella con l’ex difensore Carlos Alberto, capitano della Seleçao che battè l'Italia in finale a Messico '70
Così da assiduo frequentatore delle notti della Rio de Janeiro degli anni ’80, divenne il principale punto di riferimento per i calciatori che cercavano un pò di svago nella città brasiliana. Poi l’idea folle e al tempo stesso geniale: convincere i suoi amici giocatori a farlo ingaggiare dai club come calciatore professionista
Per cambiare squadra a Carlos bastava veramente poco: la raccomandazione di qualche giocatore, come Renato Gaucho (insieme a lui nella foto) che lo definì "uno dei più grandi attaccanti con cui avesse mai giocato"
A Carlos il fisico atletico non mancava, ricordava quello di Beckenbauer (da lì il soprannome Kaiser), ma soprattutto il giovane era davvero convinto di poter giocare a calcio
Il Kaiser riuscì a vestire alcune delle maglie più importanti del Brasile e non solo: dal Botofago al Flamengo, poi Ajaccio, Fluminense, Vasco da Gama; poi Puebla in Messico ed El Paso Patriots in Texas
Il primo contratto arriva a soli 20 anni tra le fila del Botafogo grazie a Mauricio, amico d’infanzia, uno dei calciatori più amati dai tifosi del club. Poi una storta “improvvisa” e il giovane Carlos finisce per 20 giorni in infermeria. A quei tempi la risonanza magnetica era un miraggio. Così, a fine campionato, il numero totale di partite giocate risultava “zero”
L’anno successivo fu il turno del Flamengo di Bebeto (qui nella foto tratta dal film): anche lì non scese mai in campo ma si presentava agli allenamenti con un enorme telefono cellulare (un vero status symbol per l’epoca) e fingeva telefonate in inglese affermando che erano grandi club europei interessati al suo ingaggio
Tra i "testimoni" c'è anche un certo Zico...
Anche Fabinho, ex difensore di Monaco, Liverpool e della Nazionale brasiliana, è caduto nella rete del Kaiser
In un’epoca senza Internet, Kaiser approfittava della mancanza di informazioni. Quelle poche che gli servivano lui le confezionava a puntino grazie a qualche amico giornalista: bastavano un paio di articoli che ne parlassero bene e la diceria popolare avrebbe fatto il resto (qui una scena del film)
I suoi compagni di squadra (nella foto Renato Guacho) lo coprivano perché lui in cambio portava loro qualche ragazza eludendo la sicurezza con il suo charme e i medici redigevano falsi referti in cambio di qualche mazzetta
Carlos concluse la sua "carriera" a 40 anni nel Guarany de Camaquã. In 20 anni di calcio riuscì nell’impresa di collezionare 34 presenze e pochi minuti giocati. Ma, ovviamente, con un bel conto in banca!