Quel primo incontro con Arrigo Sacchi
l'aneddotoNel giorno del 75esimo compleanno di Arrigo Sacchi, l'aneddoto di quella prima intervista nel lontano 1987 in un ristorante di Parma
Era successo che il Milan venisse battuto per due volte in coppa Italia dal Parma, una squadra di serie B, a San Siro. La prima sconfitta era arrivata nel girone estivo (0-1 gol di Fontolan), e passi: agosto calcio mio non ti conosco (in realtà si giocò il 3 settembre, ma vabbè…). Un sorteggio beffardo aveva però riproposto il match a febbraio del 1987, gara unica per gli ottavi di finale, ancora a San Siro. E ancora il Parma aveva dominato nel gioco il nascente grande Milan di Silvio Berlusconi, in carica da un anno e alla ricerca di una guida tecnica che sostituisse il vecchio Liedholm, col quale chiaramente il dinamico imprenditore della tv commerciale non si trovava. Dopo il gol di Bortolazzi che all’82’ sanciva la nuova sconfitta, Berlusconi scese direttamente negli spogliatoi per attendere il giovane tecnico del Parma e complimentarsi per il suo bel calcio: si chiamava Arrigo Sacchi, e un antico dirigente-chiave del calcio italiano, Italo Allodi, che l’aveva avuto alla Fiorentina come tecnico della Primavera, ne parlava un gran bene.
Lo scoop
Berlusconi strinse platealmente la mano a Sacchi, inondandolo di elogi: tutti i giornalisti presenti pensarono che la teatralità del gesto esplicitasse un ultimo avviso mandato a Liedholm, e in parte era così perché lo svedese non finì la stagione. La qualificazione alla coppa Uefa venne conquistata nelle ultime gare - culminate in uno spareggio con la Samp - da Fabio Capello, al debutto in panchina. Ma la benevolenza di Berlusconi per Sacchi non era strumentale: qualche tempo dopo il Corriere della Sera, con un articolo di Alberto Costa, scrisse che Arrigo era stato scelto come allenatore del Milan per la stagione seguente.
L'intervista
Alla Gazzetta dello Sport, dove lavoravo da tre anni passando le notti in tipografia a impaginare gli articoli degli altri (come ogni giovane assunto da poco), lo scoop del Corriere diede il comprensibile fastidio. Per sottolinearlo, il capo del settore Calcio - una volta verificato che la notizia era vera, e che quindi non poteva essere ignorata - decise di mandare a Parma non una delle grandi firme del giornale, come sarebbe stato normale per un tema cruciale come il nuovo allenatore del Milan, ma l’ultimo ragazzetto arrivato in redazione, e avrete già capito di chi si trattava. Un gesto di sfida agli alti livelli, un’opportunità incredibile ai bassi, dove ovviamente mi trovavo io. Quando chiamai l’addetto stampa del Parma per chiedere un’intervista al loro allenatore, pronunciai il mio nome a mezza voce quasi urlando poi “della Gazzetta dello Sport”.
Il manifesto del prossimo calcio
Sacchi non solo acconsentì all’intervista, ma per farla mi invitò a cena al Tramezzino, uno dei migliori ristoranti di Parma, dove per due ore discutemmo del suo modo di intendere il calcio degustando culatello e anolini in brodo. La premessa fu che tutte le sue parole dovevano viaggiare all’interno di un periodo ipotetico “se fossi l’allenatore del Milan”, perché ovviamente non poteva ufficializzare nulla: non mi disse nemmeno “a taccuini chiusi” che l’accordo era stato trovato, ma dall’atmosfera della chiacchierata lo si poteva dare per scontato, e così feci. Due ore di pressing, intensità, importanza della società, generosità, merito, spirito offensivo: tutti i principi che hanno fatto di Arrigo una delle figure più importanti nella storia del calcio italiano (e non solo), e che propugna ancora adesso in tempi nei quali il pendolo oscilla verso un ritorno alle origini difensiviste del nostro football.
Mister Condò
Ne venne fuori una buona intervista, se è vero che malgrado tutto la Gazzetta la richiamò con enfasi in prima pagina. Ne è rimasta un’antica amicizia - grazie alla quale abbiamo fatto due anni fa un’altra lunga intervista su Sky, all’interno di “Mister Condò” (si può rivedere alle 12.30 e 23.00 su Sky Sport Serie A e disponibile anche on demand) - e una lezione sui tempi che cambiano, e sul coraggio degli innovatori. Quando tornai da Parma ero visibilmente entusiasta delle cose ascoltate da Sacchi, e le descrissi come manifesto del prossimo calcio. Alcune delle grandi firme mi invitarono alla prudenza, “ne abbiamo visti di profeti andare a sbattere, succederà anche lui e quindi vacci piano”. Si è visto com’è andata a finire. Buon compleanno Arrigo.