Ancelotti diventa dottore: riceve la laurea ad honorem e si commuove. VIDEO

Calcio

Carlo Ancelotti ha ricevuto dall'Università di Parma la laurea magistrale ad honorem in Scienze e Tecniche delle Attività Motorie Preventive e Adattate. L'allenatore del Real Madrid si è commosso sul palco: "Ricevo una laurea e qualcuno dirà che di esami ne ho fatti pochi. In realtà ne ho fatti tanti e ogni tre giorni ne faccio ancora. Esami in cui vengo giudicato, motivo per cui devo prepararmi. Tutto è iniziato come un gioco, con la mia famiglia contadina. Lo sport è stato per me una grandissima scuola di vita"

Il palmares parla per lui: da allenatore è l’unico ad aver vinto almeno un titolo nei cinque principali campionati europei e quattro Champions League. A questa bacheca da sogno adesso Carlo Ancelotti può aggiungere un altro "trofeo" con una forma e un significato diverso dagli altri. Mercoledì 11 ottobre l’allenatore del Real Madrid ha ricevuto dall’Università di Parma la laurea magistrale ad honorem in Scienze e Tecniche delle Attività Motorie Preventive e Adattate. "È un vero ambasciatore del nostro Paese e del nostro territorio nel mondo: il fatto di aver saputo vincere in realtà così diverse tra loro lo rende un’autentica leggenda", afferma il Rettore Paolo Andrei, prima di lasciare la parola proprio ad Ancelotti.

Il discorso di Ancelotti: "Per genetica siamo una famiglia che si commuove"

Ancelotti è apparso visibilmente commosso sul palco al momento della proclamazione: "Ricevo questa laurea e qualcuno dirà che di esami ne ho fatti pochi. In realtà ne ho fatti tanti e ogni tre giorni ne faccio ancora. Esami in cui vengo giudicato, motivo per cui devo prepararmi. Quando mi chiamano dottore mi piace, ai miei giocatori dirò 'potete chiamarmi dottore'. Le mie lacrime? Per genetica siamo una famiglia che si commuove. È genetica. Come è genetica avere talento o no. Tutto è iniziato come un gioco, con la mia famiglia contadina. Ascoltando i racconti la mia carriera sembra immacolata, ma non è così. Lo sport è stato per me una grandissima scuola di vita. La mia carriera è stata costellata da esperienza fantastiche, la Roma, il Milan, ma anche da cadute, come la finale di Champions persa quando vincevamo 3-0, oltre agli infortuni. La sconfitta, nello sport come nella vita, è contemplata. Il mio carattere in questo mi ha aiutato. Il calcio mi ha insegnato tante cose: la relazione con le altre persone, il rispetto degli altri, il rispetto delle regole, il rispetto per l'autorità (allenatori, dirigenti, presidenti), i tempi, i limiti, saper ascoltare”. Poi fa un riferimento al talento, parlando anche di Maradona: "È impossibile migliorare il talento: o c'è o non c'è. Maradona aveva un grandissimo talento, non potevi insegnargli a dribblare meglio. Potevi insegnargli a gestirlo meglio. Il grande campione riesce a mettere il proprio talento al servizio degli altri".

Il pensiero a Sacchi a la dedica ai nipoti

Nel suo discorso all'Università di Parma, Ancelotti rivolge  un pensiero anche ad Arrigo Sacchi, seduto in prima fila ad ascoltarlo, anche lui commosso: "Con Sacchi ho capito che il calcio è un gioco collettivo. Era arrivato un marziano in un mondo che era un po' indietro e che ha avuto la forza di innovare questo gioco. In un gruppo di lavoro - ha detto Ancelotti nella sua lectio magistralis - il leader deve avere la forza di delegare per responsabilizzare e motivare i suoi collaboratori, perché la forza di un gruppo è sempre più forte di quella di un individuo solo. Il mio è stato un viaggio lunghissimo, bello e appassionante, è una passione non ha mai rappresentato né un sacrificio né un lavoro, era così a 15 anni, è così oggi. L’imprevedibilità è il bello dello sport: la squadra meno forte può battere la squadra più forte". Infine, Ancelotti conclude il suo intervento sul palco con una dedica ai nipoti: "Ho cinque nipoti, mi ricordano che sono nonno e che non sono più il ragazzino arrivato al Parma nel 1975".