Dani Alves, condanna a 4 anni e mezzo di carcere per violenza sessuale

barcellona

L'ex calciatore brasiliano è stato condannato a 4 anni e mezzo di carcere per una violenza sessuale commessa nel 2022 in una discoteca di Barcellona. Dani Alves è in carcere dal gennaio 2023. La difesa ora potrà ricorrere alla Corte Superiore di Giustizia della Catalogna

Dani Alves - ex giocatore brasiliano di Barcellona, Psg e Juve - è stato condannato a 4 anni e 6 mesi di carcere per violenza sessuale dalla sezione 12 del tribunale di Barcellona. Il processo si è concluso il 7 febbraio, dopo tre udienze, e oggi - 15 giorni dopo - è arrivata la decisione dei giudici. Il tribunale ha disposto anche 5 anni di libertà vigilata, dopo la fine della pena, e 9 anni di obbligo di allontanamento ad almeno 1 km di distanza dal domicilio della vittima, oltre a 150.000 euro di risarcimento dei danni. Il 40enne, in prigione dal 20 gennaio del 2023, avrebbe violentato una ragazza 23enne nei bagni della discoteca Sutton di Barcellona, ​​nella notte tra il 30 e il 31 dicembre 2022. Dani Alves attualmente si trova nel centro penitenziario Can Brians 2. L'ex calciatore ha sempre sostenuto che i rapporti fossero consensuali. Il brasiliano rischiava una pena massima di dodici anni secondo l'articolo 179 del Codice Penale. La Procura ne aveva chiesti nove e la pubblica accusa il massimo dodici. L'alcol, come recitano gli articoli 20 e 21, avrebbe potuto essere considerato una sostanza attenuante. La sentenza, comunque, non mette fine al caso Dani Alves. Dopo la decisione del Tribunale di Barcellona, ​​la difesa del calciatore brasiliano potrà ancora ricorrere alla Corte Superiore di Giustizia della Catalogna e, successivamente e se il verdetto dovesse restare sfavorevole, alla Corte Suprema. La liberazione provvisoria, fino ad ora, è stata sistematicamente negata dal tribunale a causa, a suo avviso, dell'alto rischio di fuga del giocatore.

La ricostruzione della vicenda Dani Alves

Dani Alves era stato convocato oggi con le parti in causa alle 10 dalla sezione 21 del tribunale di Barcellona, dove fra il 5 e il 7 febbraio si è svolto il processo. Per il calciatore, che ha già scontato un anno in carcere preventivo dall'arresto, il 20 gennaio 2023, per l'elevato rischio di fuga, la Procura chiedeva una condanna a 9 anni di carcere. Richiesta elevata fino a 12 anni, la pena massima prevista, dalla parte civile.  I magistrati hanno dato ragione al racconto della vittima, secondo cui il rapporto sessuale avvenne senza consenso e l'accusato la "afferrò bruscamente, la buttò a terra evitando che potesse muoversi, nonostante la denunciante dicesse di no e ripetesse che voleva andare via". Ed hanno considerato che "si è consumato il reato di mancato consenso, con violenza carnale". Il tribunale ha tuttavia applicato l'attenuante del risarcimento del danno considerato che "prima del processo la difesa aveva versato 150.000 euro al tribunale perché fossero dati alla vittima indipendentemente dall'esito del giudizio". I giudici hanno poi imposto a Dani Alves 5 anni di libertà condizionale e 9 di allontanamento dalla vittima. Hanno poi escluso che il calciatore avesse agito in stato di ebrietà e non gli hanno riconosciuto la relativa attenuante. Dopo l'interrogatorio a porte chiuse della vittima dello stupro, il processo ha visto sfilare in due giorni i testi dell'accusa e della difesa del calciatore, che in questi 13 mesi aveva cambiato cinque volte la sua versione dei fatti, ammettendo alla fine il rapporto sessuale. Ma sostenendo che fosse consensuale e invocando come attenuante, il fatto che era ubriaco al punto da non reggersi in piedi. La difesa di Alves, sostenuta dall'avvocato Ines Guardiola, centrata sull'ottenimento dell'attenuante per il risarcimento danni, aveva sostenuto che lo stress post-traumatico di cui ancora soffre la vittima fosse frutto della brutta esperienza ma non dell'aggressione sessuale. Alla sentenza si potrà ricorrere in appello davanti al Tribunale superiore di Catalogna e alla Corte Suprema. Ma per ora il calciatore brasiliano resta in carcere, dove dovrà scontare due terzi della condanna prima di ottenere eventuali benefici pena.