Sven Goran Eriksson, carriera e vittorie dell'allenatore svedese
la carrieraIntroduzione
12 squadre di club, 4 nazionali, 18 titoli. Senza considerare la sua esperienza da calciatore (finita troppo presto) e quella di ds, l'ultima legata al mondo del calcio. Sven Goran Eriksson ha lasciato un solco profondo nella storia di questo sport, tra imprese e passi coraggiosi. Di seguito la sua carriera
Quello che devi sapere
La carriera da calciatore
Classe '48 cresciuto a Torsby, da protagonista "nel campo" è stato un terzino che ha militato nelle serie minori svedesi con la maglia della sua città, oltre che Sifhälla, Karlskoga e Västra Frölunda. Un percorso a cui mise fine, però, a soli 27 anni per via di un grave infortunio al ginocchio. Eriksson decise di appendere gli scarpini al chiodo e spostarsi di qualche metro fuori...
Vice e poi la promozione
Dopo il prematuro ritiro, decise di rimboccarsi subito le maniche e diventare assistente di Tord Grip, suo ex compagno di squadra e allenatore, al Degerfors. Promosso primo allenatore un anno dopo, vinse la Division 3 e arrivò subito la grande occasione del Göteborg.
Un treble da record
Sulla panchina del Göteborg, Eriksson entrò nella storia del calcio svedese dalla porta principale: alla terza stagione (nelle prime due aveva vinto la Coppa di Svezia), riuscì nell'incredibile di impresa di aggiudicarsi campionato, coppa nazionale e soprattutto la Coppa Uefa, vinta nella doppia finale con l'Amburgo. Una tripletta mai vista da quelle parti che non poté lasciare indifferenti tutta Europa. Per Sven fu di nuovo tempo di cambiare.
E un altro sfiorato
Dal nord al sud dell'Europa, destinazione Benfica. L'allenatore decise di misurarsi con un campionato di ancora maggior fascino e tradizione e si impose anche in Portogallo, dominando entrambe le stagioni con lui alla guida. E nel 1982-83 fu ad un passo dal mettere a segno un altro Triplete: ci pensò l'Anderlecht a impedirlo trionfando nella doppia finale di Coppa Uefa contro le Aquile lusitane.
L'approdo alla Roma
Eliminati proprio dal Benfica nei quarti di coppa, i giallorossi decisero nell'estate del 1984 di puntare sullo svedese, erede designato al posto di un altro svedese, il barone Liedholm. Dopo un settimo posto nella prima stagione, la squadra di Eriksson sfiorò la conquista dello scudetto nell'anno successivo (perso dopo il ko col Lecce a una giornata dalla fine) e mise in bacheca la Coppa Italia, rassegnando successivamente le dimissioni nella terza e ultima annata due turni prima dell'epilogo.
Il biennio viola
Lasciata la Roma, decise comunque di restare in Serie A e firmare per la Fiorentina. Coadiuvato da Sergio Santarini, dovette accontentarsi di un 8° e 7° posto poco entusiasmanti, sebbene potè godere di una grande coppia d'attacco, formata da Borgonovo e Baggio.
Sven vs Arrigo
Chiusa l'esperienza viola, lo svedese non si fermò e tornò al Benfica, dove senza problemi riuscì ad arricchire il proprio palmares e quello del club con altri trofei nazionali. Ma nel club lusitano - ancora alle prese con la maledizione Guttmann? - ebbe anche la sfortuna di solo accarezzare un altro Triplete nel 1990, questa volta per il trofeo più prestigioso: la Coppa dei Campioni. A spezzare i sogni di gloria di Eriksson in finale fu il Milan di Sacchi che vinse ancora (dopo il successo dell'anno prima) grazie all'1-0 firmato Rijkaard.
Il ritorno in Italia
Si concretizzò dopo un ciclo di tre anni al Benfica. Fu la chiamata del presidente Mantovani a convincerlo ad accettare la corte della Sampdoria, altra eredità pesante raccolta dopo i grandi anni di Boskov. Tanti i campionissimi passati da quelle parti in quegli anni, ma i blucerchiati non riuscirono più a rivincere lo scudetto, dovendosi accontentare al massimo di un 3° posto e di una Coppa Italia nelle cinque stagioni targate Eriksson.
L'epopea della Lazio
Probabilmente la massima consacrazione in carriera per lui, almeno per ciò che riguarda i club. Figura ideale secondo l'ex presidente Cragnotti per forgiare una squadra da sogno, raggiungendo il punto più alto con la conquista dello scudetto nella stagione 1999/2000: con un clamoroso ribaltone all'ultima giornata (ricordate la pioggia di Perugia), i biancocelesti vinsero il campionato per la seconda volta nella loro storia.
7 titoli in biancoceleste, nessuno come lui
In realtà Sven Goran Eriksson il suo posto nella storia biancoceleste se lo era già guadagnato almeno un anno prima, trionfando prima nella Coppa delle Coppe e poi nella Supercoppa Europea contro il Manchester United reduce dal treble. Uniti al campionato, alle 2 Coppe Italia e alle 2 vittorie in Supercoppa Italiana, diventano 7 in totale i trofei vinti con la Lazio: un record per il club.
La "pacifica" romanità di Eriksson
Mai eccessivo nei modi in campo, lo svedese ha fatto un passo gigante che in pochissimi - prima e dopo di lui - hanno avuto l'ardire di compiere: giocare, o in questo caso allenare, entrambe le squadre della capitale. Ma la sua gentilezza ha aiutato a non farsi schiacciare da questo salto, finendo per essere comunque apprezzato dal popolo giallorosso e legandosi subito a quello biancoceleste, specie dopo il poker di derby vinti alla sua prima stagione con la Lazio.
"Sir" Eriksson e una prima volta assoluta
Nell'autunno del 2001 arrivò la prima chiamata da Ct e non fu una chiamata banale. Dall'altro capo del telefono c'erano i vertici della federazione inglese, intenzionati per la prima volta nella storia ad affidare la panchina della Nazionale a uno straniero. Eriksson decise di accettare e l'inizio del suo nuovo incarico fu poi anticipato al gennaio 2001 dopo che aveva rassegnato le dimissioni alla Lazio. Nei tre grandi tornei a cui partecipò (due Mondiali e un Europeo) uscì sempre ai quarti di finale. Visse, infatti, l'incubo Scolari, allora Commissario Tecnico del Brasile prima e del Portogallo poi. Si arrivò, dunque, all'addio all'Inghilterra.
La partenza di un nuovo City
Rimasto per la prima volta fermo un anno, l'allenatore fu scelto dai nuovi proprietari thailandesi del Manchester City (poi passati di mano al principe Mansur), pronti a una prima rivoluzione multimilionaria sul mercato dopo gli anni bui. Un rapporto che, a causa di un deludente 9° posto, si concluderà dopo appena una stagione.
Due strade per i Mondiali 2010
Eriksson riuscì a partecipare alla fase a gironi della Coppa del Mondo 2010. Il primo obiettivo era disputarli col Messico, da cui fu ingaggiato nel 2008 ma che optarono per l'esonero meno di un anno dopo. A pochi mesi dall'edizione sudafricana, però, fu scelto dalla Costa d'Avorio (rimasta senza Ct): avventura che terminò subito dopo l'uscita dal torneo.
Tra le volpi
L'ottobre successivo provò a giocarsi le ultime carti in un calcio di spessore come quello inglese, seppur nella serie cadetta. Si accordò con il Leicester ma le Foxes non erano ancora pronte a tornare in Premier League. A un anno dal suo arrivo e in seguito a risultati deludenti, si arrivò a un altro divorzio.
Una parentesi da ds
Sì, c'è stata anche questa. A partire da quella col Notts County, poi dopo il Leicester lo svedese proseguì la sua carriera in altre vesti, quelle di direttore sportivo: prima con i thailandesi del Tero Sasana, poi in Arabia con l'Al-Nassr. E questo è stato anche il suo ultimo ruolo in assoluto nel mondo del calcio, vissuto in patria dietro la scrivania del Karlstad.
Il richiamo della Cina
Di ritorno dall'Arabia, Svennis decise di non fermarsi ma al contrario si fece attrarre dalle sirene cinesi. Guangzhou, Shanghai e Shenzhen in ordine le sue esperienze. Ma c'è ancora spazio per un'ultima tappa...
Il giro del mondo in 43 anni
La sua carriera da allenatore era cominciata da Degerfors nel 1976 e si è conclusa nel 2019 dall'altra parte a migliaia e migliaia km di distanza. Ancora una volta come Ct, per la sua quarta nazionale: l'ultima tappa di Sven Goran Eriksson furono le Filippine, con cui partecipò alla Coppa d'Asia. Un romantico epilogo dopo 18 titoli vinti in giro per il mondo.
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