Julio Baptista si ritira: la carriera della "Bestia" tra golassi e discontinuità

Calcio

Marco Salami

"Dopo vent'anni nell'élite mi faccio da parte, inizio una nuova vita". Quella vecchia, in campo, è durata diciotto stagioni e cento gol

BAPTISTA: ADDIO AL CLUJ DOPO 42 MINUTI

I gol nel Clásico e nel derby di Roma, e i flop. Il poker ad Anfield e i 42 minuti di carriera con la maglia del Cluj. Il quasi arrivo all'Inter al posto di Sneijder e le partite con le vecchie glorie quando ancora era un calciatore in attività. "La Bestia" è andata in letargo. Anzi, ha deciso di smettere definitivamente col calcio giocato. Julio Baptista lo ha scritto su Twitter, ringraziando tutti, ovvero i tantissimi che negli anni hanno creduto nelle sue doti da "Carroarmato" (l'altro soprannome) del pallone, e poi delusi dalle sue performance. Da quel brasiliano scostante e ingabbiato nella sua stessa discontinuità. Prima i gol e le prodezze, tra botte da fuori area e giocate da dominatore del campo. Poi gli errori e gli addi, sempre in minusvalenza.

"Dopo oltre 20 anni nell'élite del calcio è tempo di farsi da parte e di terminare la mia carriera da giocatore. Inizio una nuova vita" - ha scritto il brasiliano sui social. Perché nell'élite del pallone lui c'è stato per davvero. Prima il San Paolo, poi i 47 gol in 79 partite con la maglia del Siviglia e la chiamata che non si può rifiutare, quella del Real Madrid: venti milioni al club (tanti considerando l'anno, il 2005) e più di tre al giocatore. Un affare che da top diventa flop nel giro del primo anno. I gol sono nove, ma senza brillare particolarmente, e lui va all'Arsenal nello scambio con Reyes, vero affare del Real che vincerà la Liga con una sua doppietta all'ultima giornata. E la Bestia? Nel frattempo, a Londra, è in costante bilico tra guizzi e partite poco esaltanti. Segna dieci gol all'ombra del Big Ben di cui quattro solo in una partita contro il Liverpool, unico ad averlo fatto a Anfield. Ma non basta. Torna al Real, decide un Clásico giocato sotto Natale e poi sparisce di nuovo: destinazione Roma, rivenduto alla metà di quanto era stato pagato.

Il ricordo nella capitale Julio Baptista lo lascia inzuccando un cross di Totti in un derby: è il 16 di novembre e i gol stagionali, al primo anno, saranno undici totali, con anche quattro assist. Buona la prima non fosse che, poi, ecco l'inesorabile calo. Nell'estate del 2009 le voci lo portano verso l'Inter: il brasiliano può essere l'alternativa al mancato arrivo di Sneijder, una sliding doors mancata (a posteriori un sospirone per i tifosi nerazzurri) per uno dei colpi fondamentali per il Triplete che verrà. Anche perché Baptista, alla sua seconda annata da giallorosso, impiega sette mesi (febbraio) per trovare il primo (di quattro) gol. Il gennaio dopo è già addio: preso a dieci milioni e rivenduto a due e mezzo, direzione Malaga, dove - guarda un po' - segna a raffica i primi sei mesi e dunque si ferma. Da quel momento la sua storia dice ritorno in Brasile, Orlando in Mls (dove gioca con Kakà e Nocerino) e Cluj, dove invece gioca appena 42 minuti prima di risolvere i contratto. Tra un'avventura e l'altra? È sorprendentemente in campo con le Star Sixes e in un Real-Arsenal leggende, lui che in realtà di mestiere, o almeno fino a poco fa, era ancora un calciatore in attività.