Carletto & Luciano, una coppia tra amorosi Sensi
CalcioIl Milan è arrivato a Roma: il posticipo di serie A oppone Ancelotti a Spalletti, nemici-amicissimi. Tanto che il gossip ha persino parlato di uno scambio reciproco di panchine. Storia di una rivalità che vale il rilancio in campionato domenica sera
Reduce dal ritiro invernale a Dubai, il Milan è giunto poco dopo le 13 a Fiumicino per il posticipo della 18ma giornata di campionato di domenica sera allo Stadio Olimpico con la Roma.
E allora bisogna parlare di Ancelotti & Spalletti. S'incontrarono incredibilmente in ascensore, a Parigi. Uno saliva, l'altro scendeva. "Che ci fai qui?", "Niente... E tu?", "Niente...". Il colloquio con Roman Abramovich andò male per entrambi, e le sliding doors non s'aprirono. Ancelotti al Milan, Spalletti alla Roma, come sempre, ma non per sempre. Perché i paralleli arrivano dritti a Roma-Milan, domenica sera. Quando le due panchine saranno a pochi metri, facili da scambiare.
I due si vogliono bene, si regalarebbero il futuro a vicenda, volentieri, con la carriera integra dopo aver superato indenni o quasi la tempeste imperfette di quest'estate. Perché entrambi restarono chiusi nell'ascensore Chelsea. Spalletti, soprattutto, al quale lo spogliatoio non perdonò una certa mancanza di "comportamenti giusti". E giù crisi, poi superata svecchiando il modulo-spettacolo, reinventandolo a Totti piacendo. Spalletti pure s'era imbucato nel tunnel del "vincere e basta". Via d'uscita con striscia positiva, derby incluso. Ma sempre, tutti e due, sotto l'Inter di Mourinho. A braccetto, a distanza. Relazione riaccesa prima della pausa invernale.
"La Roma è una squadra che mi piacerebbe allenare. Il mio sogno potrebbe essere quello di chiudere l'avventura di allenatore con la Roma. Roma è la città più bella del mondo, una città così non la trovi da nessuna parte". Anzi, "auguro a Spalletti di vincere la Coppa dei Campioni, perché credo che se lo meriti. Poi però si tolga dalle scatole...". Così Ancelotti rende pubblica la corrispondenza d'amorosi Sensi. Il Milan non ha la Champions quest'anno. La finale si gioca a Roma ed ecco il progettino: Spalletti vince senza dolo rossonero e gli lascia il posto.
Spalletti, toscanaccio al quale non piace farsi "cojona'", regge il gioco più o meno col sorriso: "Per quanto mi riguarda posso quindi dire di essere molto tranquillo, a differenza di Ancelotti, visto che dice di voler venire ad allenare qui...". Persino i bookmaker accettano scommesse, ma Carletto a Roma nel 2009 è pagato 13 volte. Lui che a Roma c'è arrivato bambino, ed è diventato un campione. Un allenatore in campo ma mai fuori. Per quello s'è fatto bastare Parma, Juve e Milan. Con il cuore altrove. Nella capitale usucapita da Spalletti, fattosi grande in questi anni di "squadra più bella d'Europa". E pronto, quindi, anche a sostituire, nel caso, Ancelotti al Milan.
Gossip, sì. Meno molesto delle liasons damorose a Novella 2000, tipo quella del Carletto innamorato, pare, di una ragazza romena in fuga. Meno male che c'è Beckham a distrarre i media. E pure la sfida tattica di due big tra le big. Resistenti alle etichette di perdenti di successo (Ancelotti s'è smarcato, Spalletti ancora no), con il gusto dell'invenzione decisiva. Tanto per dire Ancelotti è quello del Pirlo arretrato, Spalletti quello del Totti avanzato. Direzioni opposte, un punto d'incontro: Roma.
E allora bisogna parlare di Ancelotti & Spalletti. S'incontrarono incredibilmente in ascensore, a Parigi. Uno saliva, l'altro scendeva. "Che ci fai qui?", "Niente... E tu?", "Niente...". Il colloquio con Roman Abramovich andò male per entrambi, e le sliding doors non s'aprirono. Ancelotti al Milan, Spalletti alla Roma, come sempre, ma non per sempre. Perché i paralleli arrivano dritti a Roma-Milan, domenica sera. Quando le due panchine saranno a pochi metri, facili da scambiare.
I due si vogliono bene, si regalarebbero il futuro a vicenda, volentieri, con la carriera integra dopo aver superato indenni o quasi la tempeste imperfette di quest'estate. Perché entrambi restarono chiusi nell'ascensore Chelsea. Spalletti, soprattutto, al quale lo spogliatoio non perdonò una certa mancanza di "comportamenti giusti". E giù crisi, poi superata svecchiando il modulo-spettacolo, reinventandolo a Totti piacendo. Spalletti pure s'era imbucato nel tunnel del "vincere e basta". Via d'uscita con striscia positiva, derby incluso. Ma sempre, tutti e due, sotto l'Inter di Mourinho. A braccetto, a distanza. Relazione riaccesa prima della pausa invernale.
"La Roma è una squadra che mi piacerebbe allenare. Il mio sogno potrebbe essere quello di chiudere l'avventura di allenatore con la Roma. Roma è la città più bella del mondo, una città così non la trovi da nessuna parte". Anzi, "auguro a Spalletti di vincere la Coppa dei Campioni, perché credo che se lo meriti. Poi però si tolga dalle scatole...". Così Ancelotti rende pubblica la corrispondenza d'amorosi Sensi. Il Milan non ha la Champions quest'anno. La finale si gioca a Roma ed ecco il progettino: Spalletti vince senza dolo rossonero e gli lascia il posto.
Spalletti, toscanaccio al quale non piace farsi "cojona'", regge il gioco più o meno col sorriso: "Per quanto mi riguarda posso quindi dire di essere molto tranquillo, a differenza di Ancelotti, visto che dice di voler venire ad allenare qui...". Persino i bookmaker accettano scommesse, ma Carletto a Roma nel 2009 è pagato 13 volte. Lui che a Roma c'è arrivato bambino, ed è diventato un campione. Un allenatore in campo ma mai fuori. Per quello s'è fatto bastare Parma, Juve e Milan. Con il cuore altrove. Nella capitale usucapita da Spalletti, fattosi grande in questi anni di "squadra più bella d'Europa". E pronto, quindi, anche a sostituire, nel caso, Ancelotti al Milan.
Gossip, sì. Meno molesto delle liasons damorose a Novella 2000, tipo quella del Carletto innamorato, pare, di una ragazza romena in fuga. Meno male che c'è Beckham a distrarre i media. E pure la sfida tattica di due big tra le big. Resistenti alle etichette di perdenti di successo (Ancelotti s'è smarcato, Spalletti ancora no), con il gusto dell'invenzione decisiva. Tanto per dire Ancelotti è quello del Pirlo arretrato, Spalletti quello del Totti avanzato. Direzioni opposte, un punto d'incontro: Roma.