Generazione El Shaarawy, gli italiani del calcio multietnico

Calcio
Il primo gol fra i professionisti di Stephan El Shaarawy, venerdì in Padova-Reggina di serie B. Il talento di proprietà del Genoa fa parte dell'Under 18 azzurra (Getty Images)
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Il processo in atto nel Paese si riflette sul pallone: dal talento scuola-Genoa (padre egiziano e madre di Savona) a Ogbonna e Okaka, passando per Dumitru e Akilo. Ecco la nuova Italia del pallone, fra multirazzialità e dialetti nostrani. GUARDA LE FOTO

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di LORENZO LONGHI

Venerdì sera, a Padova contro la Reggina, ha segnato il suo primo gol da professionista: Stephan El Shaarawy, talento del Settore giovanile del Genoa ora in prestito in B alla squadra veneta, si è regalato la soddisfazione a nemmeno diciotto anni. Una carriera, la sua, da tenere monitorata perché, fra nemmeno troppo tempo, El Shaarawy potrebbe diventare un nome noto all’azzurro prima dell’Under 21 e poi, chissà, della Nazionale maggiore.

Perché El Shaarawy è a tutti gli effetti italiano. Anzi, già da tempo fa parte del giro delle selezioni juniores azzurre: padre egiziano e madre di Savona (che è il suo luogo di nascita, come evidente anche dalla parlata), il “Piccolo Faraone” è uno dei tanti ragazzi che rappresenteranno la quotidianità del calcio italiano nel prossimo decennio. Nei prossimi anni, infatti, il nostro calcio vedrà un notevole aumento del numero di giocatori - in Italia, va ricordato, la cittadinanza si ottiene sostanzialmente per ius sanguinis, per naturalizzazione o per matrimonio - con nomi esotici, origini multietniche o di razze differenti perché figli di immigrati naturalizzati: immigrati di seconda generazione, dunque italianissimi anche per cultura e dialetti, tutti con storie e percorsi molto diversi fra loro. Se è vero infatti che fra il 2001 e il 2010, sono stati appena tre i giocatori di colore ad avere vestito la maglia della Nazionale maggiore (Fabio Liverani, il primo in assoluto, poi Matteo Ferrari e, buon ultimo, Mario Balotelli) e due gli oriundi (Camoranesi e Amauri), la tendenza è destinata ad aumentare in maniera vertiginosa anche a causa del mutato contesto sociale. Alcuni di loro, i più bravi, arriveranno in Nazionale avvicinando l’Italia a quel modello-Germania che così bene ha fatto ai Mondiali sudafricani, altri verosimilmente si accontenteranno di discrete o buone carriere in serie A o B. Ma, più in generale, il calcio rispecchierà così il processo in atto nel nostro Paese.

Al di là del caso più noto, quello di Mario Balotelli (che ha dovuto attendere la maggiore età per diventare cittadino italiano, dal momento che il suo caso di affido non era stato convertito in adozione), in Under 21 ad esempio giocano già da diverso tempo Angelo Ogbonna e Stefano Okaka, entrambi nati in Italia da genitori nigeriani naturalizzati italiani, e con loro gioca oggi l’oriundo argentino del Cesena Ezequiel Matias Schelotto. Mantenesse le promesse che lo vedono punta molto promettente, in Under 21 potrebbe finire anche Milan Djuric, attaccante ex Cesena oggi all’Ascoli, nato in Bosnia da genitori bosniaci immigrati in Italia nel 191, divenuto cittadino italiano al compimento della maggiore età. Dell’Under 21 ha fatto parte Fabiano Santacroce, padre italiano e madre brasiliana, oggi difensore del Napoli, e a Napoli c’è anche Nicolao Dumitru, attaccante dell’Under 19 azzurra nato in Svezia da padre rumeno (oggi cittadino italiano) e madre brasiliana. A Foggia, ma di proprietà del Palermo, c’è Karim Laribi, nato a Milano da genitori tunisini, nella rosa del Bologna c’è Michele Akilo, mezzala della Primavera, padre nigeriano e madre del quartiere Pilastro, mentre il Parma ha spedito in prestito al Viareggio Abel Gigli, difensore di padre italiano e madre somala che ha peraltro già debuttato in A e fatto parte della nostra Under 18. E se gli appassionati di B e Lega Pro conoscono già da tempo l’italianità dei fratelli Christian e William Jidayi, di Stefano Layeni o di Giulio Ebagua, fra qualche anno è probabile che in tanti riconosceranno Freddy Loo e Pierre François Dell’Aglio, giovanissimi talenti cresciuti nei vivai rispettivamente di Inter e Juventus. Saranno (anche) loro i protagonisti del calcio italiano del futuro. Ma i migliori lo saranno anche della Nazionale.

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