Sciopero serie A, Oddo: non sono d'accordo ma aderirò

Calcio
Massimo Oddo, ex portavoce Aic, in assemblea
Il calciatore del Milan Massimo Oddo in una foto di archivio. 
L'Assocalciatori ha proclamato una giornata di sciopero per protestare contro la posizione della  Lega di A sul rinnovo del contratto collettivo. Lo sciopero e' stato proclamato il turno del 25-26 settembre, giorno in cui e' prevista la quinta giornata del campionato di serie A.
''Lo sciopero e' contro il mancato rinnovo del contratto
collettivo ma anche contro lo status di oggetto con cui noi
calciatori siamo trattati'', ha  detto il portavoce dei calciatori di serie A Massimo Oddo.


CARLO FERRARO / ANSA /

L'ex portavoce dell'Assocalciatori all'indomani della decisione di non giocare l'11 e 12 dicembre: "Esiste un contratto, bisogna farlo rispettare. Contro di noi tanta demagogia". GUARDA TUTTI I VIDEO

Sciopero calciatori. Lucarelli: quanta demagogia - IL VIDEO

Guarda le statistiche della serie A

Sfoglia tutto l'Album della Serie A

"Non sono d'accordo con lo sciopero dei calciatori ma aderirò comunque. Faccio prevalere lo spirito di gruppo. Esiste un contratto, bisogna farlo rispettare. Contro di noi tanta demagogia". Così Massimo Oddo, ex portavoce dell'Assocalciatori. "Non si vogliono capire le nostre argomentazioni - spiega il difensore del Milan - non si è mai trattato di un problema economico, è sbagliato parlare di categoria di milionari, bisogna parlare dei diritti dell'uomo, che sono imprescindibili, senza fare distinzioni sul tipo di lavoro e sugli ingaggi".

"Ritengo che non si possa andare alla guerra - insiste Oddo, che circa tre mesi fa era invece su tutt'altre posizioni -, ma che siano necessarie nuove proposte che possano andare bene ad entrambe le parti, senza scioperi". Sul contenzioso che divide Lega e Aic - in particolare i fuori rosa e il 'trasferimento coatto' - Oddo osserva che "i contratti vengono sottoscritti in libertà e i presidenti avallano le richieste dei giocatori e, come in ogni rapporto di lavoro, si assumono un rischio di impresa. Non capisco perché si debba costringere un giocatore ad andar via quando magari il tesserato può avere problemi personali o familiari che non gli consentono lasciare la città nella quale gioca. Piuttosto spetta al giocatore scegliere la nuova squadra. Quarant'anni fa il calciatore era di proprietà del club e veniva spostato in qualsiasi momento, non vedo perché dobbiamo fare un passo indietro di 40 anni. Sappiamo che nel calcio c'è bisogno di un cambiamento per andare avanti, ne siamo consapevoli e siamo prontissimi a farlo, ma bisogna tenere in considerazione i nostri diritti".

Oddo conclude parlando però anche dei comportamenti dei tesserati nei confronti delle società: "Chi sbaglia paga, un giocatore rappresenta la propria società e se sbaglia deve pagare, è sempre stato così e lo sarà sempre".