Una carriera splendida con le maglie di Toro, Fiorentina, Parma, Lazio, Roma e Nazionale. Ora gestisce una pista per piccoli bolidi telecomandati. E dall'album dei ricordi spunta fuori quello scherzo dello sceicco ideato da Stefano Borgonovo. VIDEO E FOTO
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di LUIGI VACCARIELLO
Dai campi di calcio alle macchinine. E’ questa la nuova vita di Diego Fuser: “Fin da bambino ho avuto questa grande passione, poi quando è arrivato il calcio ho dovuto abbandonarla. Una volta appesi gli scarpini mi è ritornata la voglia di fare il bambino”. Da calciatore era apprezzatissimo dai suoi allenatori per la sua duttilità. Esterno di fascia, si è ritrovato a ricoprire tutti i ruoli del centrocampo, avanzando o retrocedendo a seconda delle circostanze in attacco o in difesa. Dagli esordi col Torino, passando per Fiorentina, Milan, Lazio, Parma e Roma. Fuser può vantare un palmares di tutto rispetto: 25 presenze in Nazionale, 2 Scudetti, 2 coppe Italia, 2 Supercoppe italiane, una Coppa Uefa, una Coppa dei Campioni e una Intercontinentale.
Ora Diego gestisce una pista per macchinine, piccoli bolidi telecomandati in grado di raggiungere anche gli 80 km/h: “Andavamo sempre in giro il sabato pomeriggio per divertirci, solo che dovevamo fare ogni volta 100km per andare in una pista decente. Così ci siamo detti: possibile che non riusciamo a fare una pista qui vicino ad Asti? Combinazione, abbiamo trovato un campo di calcio abbandonato e siamo riusciti a creare questa struttura”.
Fuser ha smesso di giocare da poco, a quarant’anni inoltrati: “Era un po’ che non avevo più voglia, e quando non hai neppure più voglia di allenarti, allora è meglio smettere”. Però, tra una chiacchiera e l’altra, all’improvviso si apre l’album dei ricordi e dal cassetto esce fuori uno scherzo, ai tempi della Fiorentina, di Stefano Borgonovo: “Sì è vero, ci cascai in pieno. Di solito, finiti gli allenamenti del mattino, andavamo a mangiare sempre in un ristorante dove c’era un georgiano. Sembrava davvero uno sceicco. Così una sera andammo da un amico mio e di Stefano e loro mi dissero: "Guarda, c’è una squadra araba che vuole ingaggiarti, ti danno un ingaggio altissimo". Arriva questo sceicco, vestito tutto di bianco, con l’interprete. "La trattativa andò avanti e alla fine mi diedero un foglio dove c’era scritto: Ci sei cascato come un pesce!. Ci facemmo una grossa risata".
Legatissimo ai 6 anni laziali, Fuser non pare avere rimpianti per la sua carriera: “Dal Milan andai via perché c’era poco spazio. Alla Lazio nel 1998 ebbi la fortuna di alzare la Coppa Italia da capitano. Fu una partita lì a Roma con il Milan, sembrava un match perso ma poi riuscimmo a recuperare e fu una gioia davvero grande. Al fischio finale ci fu il boato del pubblico: alzare la coppa da capitano... sono cose che non si dimenticano”. Con il sorriso sulle labbra Fuser canticchia anche il coro che i tifosi della Nord gli intonavano ogni domenica sulle note di Ufo Robot: “Ogni volta che lo facevano mi venivano i brividi”. Ma chi è? Questo è Diego Fuser.
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Dai campi di calcio alle macchinine. E’ questa la nuova vita di Diego Fuser: “Fin da bambino ho avuto questa grande passione, poi quando è arrivato il calcio ho dovuto abbandonarla. Una volta appesi gli scarpini mi è ritornata la voglia di fare il bambino”. Da calciatore era apprezzatissimo dai suoi allenatori per la sua duttilità. Esterno di fascia, si è ritrovato a ricoprire tutti i ruoli del centrocampo, avanzando o retrocedendo a seconda delle circostanze in attacco o in difesa. Dagli esordi col Torino, passando per Fiorentina, Milan, Lazio, Parma e Roma. Fuser può vantare un palmares di tutto rispetto: 25 presenze in Nazionale, 2 Scudetti, 2 coppe Italia, 2 Supercoppe italiane, una Coppa Uefa, una Coppa dei Campioni e una Intercontinentale.
Ora Diego gestisce una pista per macchinine, piccoli bolidi telecomandati in grado di raggiungere anche gli 80 km/h: “Andavamo sempre in giro il sabato pomeriggio per divertirci, solo che dovevamo fare ogni volta 100km per andare in una pista decente. Così ci siamo detti: possibile che non riusciamo a fare una pista qui vicino ad Asti? Combinazione, abbiamo trovato un campo di calcio abbandonato e siamo riusciti a creare questa struttura”.
Fuser ha smesso di giocare da poco, a quarant’anni inoltrati: “Era un po’ che non avevo più voglia, e quando non hai neppure più voglia di allenarti, allora è meglio smettere”. Però, tra una chiacchiera e l’altra, all’improvviso si apre l’album dei ricordi e dal cassetto esce fuori uno scherzo, ai tempi della Fiorentina, di Stefano Borgonovo: “Sì è vero, ci cascai in pieno. Di solito, finiti gli allenamenti del mattino, andavamo a mangiare sempre in un ristorante dove c’era un georgiano. Sembrava davvero uno sceicco. Così una sera andammo da un amico mio e di Stefano e loro mi dissero: "Guarda, c’è una squadra araba che vuole ingaggiarti, ti danno un ingaggio altissimo". Arriva questo sceicco, vestito tutto di bianco, con l’interprete. "La trattativa andò avanti e alla fine mi diedero un foglio dove c’era scritto: Ci sei cascato come un pesce!. Ci facemmo una grossa risata".
Legatissimo ai 6 anni laziali, Fuser non pare avere rimpianti per la sua carriera: “Dal Milan andai via perché c’era poco spazio. Alla Lazio nel 1998 ebbi la fortuna di alzare la Coppa Italia da capitano. Fu una partita lì a Roma con il Milan, sembrava un match perso ma poi riuscimmo a recuperare e fu una gioia davvero grande. Al fischio finale ci fu il boato del pubblico: alzare la coppa da capitano... sono cose che non si dimenticano”. Con il sorriso sulle labbra Fuser canticchia anche il coro che i tifosi della Nord gli intonavano ogni domenica sulle note di Ufo Robot: “Ogni volta che lo facevano mi venivano i brividi”. Ma chi è? Questo è Diego Fuser.
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