Inter a-9, ma vuoi vedere che non era colpa di Benitez?
CalcioL'ANALISI. La sconfitta contro l'Udinese ha palesato tra i nerazzurri gli stessi problemi che ha dovuto affrontare lo spagnolo: tanti gol subiti, poca incisività tra gli attaccanti e infortuni. Forse Benitez è stato condannato troppo presto. LE FOTO
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di AUGUSTO DE BARTOLO
La sconfitta dell'Inter contro l'Udinese ha rispolverato un dubbio. Questo, sia chiaro sin da subito, non è un processo a Leonardo, ma una piccola indagine tesa a dimostrare come le difficoltà stagionali di una squadra non più schiacciasassi sono tutt'altro che risolte. Occorre forse analizzare più a fondo, alla luce di nuovi indizi, una sentenza, quella del condannato Benitez che, forse, a mente lucida ne riabilitano almeno in parte la figura.
Che Leonardo non avesse la bacchetta magica per cambiare in 15 giorni (quelli della sosta invernale) l'assetto di una squadra amalgamata in 6 mesi di lavoro è un dato di fatto. Andare incontro a facili entusiasmi, comprensivi di remuntada già consumata ai danni dei cugini rossoneri, è il rischio che si corre in un mondo, come quello del calcio, in cui l'equilibrio nei giudizi è rappresentato da una sottile linea rossa, spesso scavalcata, che separa l'esaltazione dalla depressione.
Che l'Inter sia una squadra rinnovata negli stimoli è accertato, ma che sia migliorata nel gioco e negli uomini è un fatto tutto da dimostrare e, per il momento, i dati oggettivi in possesso non rispecchiano la credenza popolare. Vero è che i nerazzurri nelle sei partite della gestione Leonardo hanno vinto 5 volte, ma con chi? Passi per il successo con il Napoli giunto alla ripresa del campionato, un momento storicamente soggetto a cali improvvisi delle big e a risultati clamorosi delle piccole (La Juve ha perso 4-1 in casa con il Parma, il Milan ha faticato a Cagliari, la Lazio ha impattato a Marassi col Genoa).
Poi tre vittorie arrivate con squadre, Catania, Bologna e Cesena, nessuna delle quali nella prima metà della classifica. Un bel vantaggio per chi è chiamato a ricostruire dalle presunte ceneri che hanno tuttavia concimato due trofei (Supercoppa italiana e Mondiale per club). Quanto al gioco, le difficoltà legate a mandare in rete gli attaccanti, uno dei capi d'imputazione a carico di Benitez, sono rimaste. Dei 16 gol segnati dall'Inter, compresa la gara di Coppa Italia vinta con il Genoa 3-2, 9 sono stati realizzati da non attaccanti: 3 Cambiasso, 2 Motta, 2 Stankovic, 1 Chivu, 1 Mariga. Gli altri se li sono divisi Eto'o (5) e Milito (2).
La difesa, tra quelle delle squadre accreditate per la vittoria finale, è la seconda più battuta dopo la retroguardia della Roma e i 10 gol subiti in 6 gare non hanno risolto un altro dei problemi addebitati al tecnico spagnolo. In più Leonardo ha potuto contare su un recuperato Maicon e sull'arrivo del promettente Ranocchia. La pausa ha lenito i dolori degli infortunati eccellenti e il neo allenatore ha potuto disporre di un Thiago Motta, decisivo per le sorti del centrocampo, in uno stato di forma cresciuto con il passare delle settimane.
Eppure il problema infortuni, forse il più grave capo d'accusa riferito al lavoro di Benitez, è rimasto. Julio Cesar si è bloccato di nuovo sotto la gestione Leonardo, i muscoli di Milito, super sfruttati nella stagione 2009-10, hanno nuovamente ceduto. A sei mesi di distanza dalla preparazione estiva, affibbiare la colpa ancora a carichi d'allenamento errati appare azzardato. Se tutti questi indizi costituiscono una prova significa che l'Inter è tutt'altro che guarita. E allora, forse, la colpa di un rapporto fallito tra Benitez e la squadra non può essere solo del tecnico spagnolo.
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La sconfitta dell'Inter contro l'Udinese ha rispolverato un dubbio. Questo, sia chiaro sin da subito, non è un processo a Leonardo, ma una piccola indagine tesa a dimostrare come le difficoltà stagionali di una squadra non più schiacciasassi sono tutt'altro che risolte. Occorre forse analizzare più a fondo, alla luce di nuovi indizi, una sentenza, quella del condannato Benitez che, forse, a mente lucida ne riabilitano almeno in parte la figura.
Che Leonardo non avesse la bacchetta magica per cambiare in 15 giorni (quelli della sosta invernale) l'assetto di una squadra amalgamata in 6 mesi di lavoro è un dato di fatto. Andare incontro a facili entusiasmi, comprensivi di remuntada già consumata ai danni dei cugini rossoneri, è il rischio che si corre in un mondo, come quello del calcio, in cui l'equilibrio nei giudizi è rappresentato da una sottile linea rossa, spesso scavalcata, che separa l'esaltazione dalla depressione.
Che l'Inter sia una squadra rinnovata negli stimoli è accertato, ma che sia migliorata nel gioco e negli uomini è un fatto tutto da dimostrare e, per il momento, i dati oggettivi in possesso non rispecchiano la credenza popolare. Vero è che i nerazzurri nelle sei partite della gestione Leonardo hanno vinto 5 volte, ma con chi? Passi per il successo con il Napoli giunto alla ripresa del campionato, un momento storicamente soggetto a cali improvvisi delle big e a risultati clamorosi delle piccole (La Juve ha perso 4-1 in casa con il Parma, il Milan ha faticato a Cagliari, la Lazio ha impattato a Marassi col Genoa).
Poi tre vittorie arrivate con squadre, Catania, Bologna e Cesena, nessuna delle quali nella prima metà della classifica. Un bel vantaggio per chi è chiamato a ricostruire dalle presunte ceneri che hanno tuttavia concimato due trofei (Supercoppa italiana e Mondiale per club). Quanto al gioco, le difficoltà legate a mandare in rete gli attaccanti, uno dei capi d'imputazione a carico di Benitez, sono rimaste. Dei 16 gol segnati dall'Inter, compresa la gara di Coppa Italia vinta con il Genoa 3-2, 9 sono stati realizzati da non attaccanti: 3 Cambiasso, 2 Motta, 2 Stankovic, 1 Chivu, 1 Mariga. Gli altri se li sono divisi Eto'o (5) e Milito (2).
La difesa, tra quelle delle squadre accreditate per la vittoria finale, è la seconda più battuta dopo la retroguardia della Roma e i 10 gol subiti in 6 gare non hanno risolto un altro dei problemi addebitati al tecnico spagnolo. In più Leonardo ha potuto contare su un recuperato Maicon e sull'arrivo del promettente Ranocchia. La pausa ha lenito i dolori degli infortunati eccellenti e il neo allenatore ha potuto disporre di un Thiago Motta, decisivo per le sorti del centrocampo, in uno stato di forma cresciuto con il passare delle settimane.
Eppure il problema infortuni, forse il più grave capo d'accusa riferito al lavoro di Benitez, è rimasto. Julio Cesar si è bloccato di nuovo sotto la gestione Leonardo, i muscoli di Milito, super sfruttati nella stagione 2009-10, hanno nuovamente ceduto. A sei mesi di distanza dalla preparazione estiva, affibbiare la colpa ancora a carichi d'allenamento errati appare azzardato. Se tutti questi indizi costituiscono una prova significa che l'Inter è tutt'altro che guarita. E allora, forse, la colpa di un rapporto fallito tra Benitez e la squadra non può essere solo del tecnico spagnolo.