Quando la partenza ad handicap non è una condanna

Calcio
"-11, dA non crederci": è la maglietta celebrativa mostrata dai calciatori della Reggina dopo la salvezza del 2007
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L'Atalanta, salvo riduzioni da parte della Corte di giustizia federale, inizierà il campionato da -6. In A non sempre penalità iniziali anche pesanti hanno comportato la retrocessione: 3 volte su 10 le squadre si sono salvate. L'esempio della Reggina

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di LORENZO LONGHI

Dopo il verdetto della Disciplinare, in attesa delle decisioni della Corte di giustizia federale, l'Atalanta pensa al prossimo campionato e si prepara ad una partenza ad handicap in chiave salvezza. Sei punti - ammesso che la pena non venga ridotta - non rappresentano automaticamente una condanna alla retrocessione, anche se renderanno certamente il cammino in salita, specie a livello psicologico se i risultati tardassero ad arrivare e il segno "meno" perdurasse per diverse settimane. Nulla, però, è perduto. Lo conferma la storia del campionato italiano: dal dopoguerra ad oggi, sono 10 le squadre che hanno cominciato un campionato gravate da penalizzazioni anche più gravi ed incisive di quella comminata dalla Disciplinare all'Atalanta.

Nella stagione 1973-74, la Sampdoria si presentò al via del campionato con 4 punti di penalità, sanzione comminata ai blucerchiati per l'episodio passato alla storia come "il giallo di Alzano". Dopo vari ricorsi, il -4 fu ridotto a -3: al netto della penalizzazione  la Samp chiuse la stagione con 20 punti (la vittoria, giova ricordarlo, ne portava allora due) e non riuscì a salvarsi finendo al penultimo posto. Evitò, tuttavia, la retrocessione a causa di un altro scandalo che coinvolse le dirigenze di Foggia e Verona: veneti retrocessi a tavolino, Sampdoria salva.

Sette anni dopo, il primo scandalo del calcio scommesse in Italia - quello di Trinca e Cruciani, per intenderci - portò alla penalizzazione, solo in A, di tre club. Avellino, Bologna e Perugia iniziarono il campionato a -5: in un torneo a 16 squadre con ancora i 2 punti per la vittoria, la salvezza rappresentava un'impresa per tutte e tre. Il Perugia chiuse a 18 punti, davanti solo alla Pistoiese di Luis Silvio e finì mestamente in B. Al contrario l'Avellino - nell'anno del terremoto che colpì l'Irpinia - si salvò all'ultima giornata grazie ad un pareggio casalingo (1-1) con la Roma finendo alla pari in un gruppone a 25 punti con Ascoli, Udinese, Como e Brescia, quest'ultimo retrocesso. Strepitoso fu il campionato del Bologna: dopo quattro giornate, i rossoblù avevano già ribaltato il meno in classifica. Come spesso ricordano i protagonisti bolognesi di quel campionato, i rossoblù furono spinti all'inizio da una volontà ferrea, da una motivazione in più: si erano imposti di dare almeno il velo di un sorriso ad una città colpita a morte dalla strage del 2 agosto 1980. Alla fine, il Bologna chiuse settimo, a 29 punti, nonostante il -5.

Nel 1987-88, l'Empoli andò in B da ultimo in classifica (a quota 20) a causa dei 5 punti di penalizzazione con cui aveva iniziato il campionato. Non fosse stato per la pesante penalità, i ragazzi allenati da Salvemini si sarebbero salvati. Un anno prima, stagione 1986-87, la missione impossibile toccò all'Udinese, che iniziò addirittura con un fardello di -9, sanzione comminata al termine delle indagini sul Totonero. Di fatto, un verdetto che già condannava i bianconeri alla B e, prevedibilmente, nonostante un'ottima stagione l'Udinese finì ultima con 15 punti.

L'ultima, grande infornata di penalizzazioni riguarda la stagione 2006-07, la prima successiva al tornado Calciopoli. Si trattò delle prime penalizzazioni iniziali da quando la vittoria aveva preso a valere 3 punti. -19 per la Fiorentina, -15 per la Reggina, -11 per la Lazio e -8 per il Milan: questi i verdetti ad agosto, penalità ridotte a dicembre a stagione in corso (-15 i viola, -11 i calabresi, -3 i biancocelesti, mentre rimase il -8 del Milan): nessun problema per rossoneri, che chiusero quarti a 61 punti, e Lazio, terza a 62 e direttamente in Champions League. Bene la Fiorentina, sesta e qualificata alla coppa Uefa con 58 punti: tutte e tre le squadre, del resto, potevano disporre di rose abbondanti e di valore. Va sottolineato, invece, il cammino della Reggina di Mazzarri, la cui retrocessione era data per scontata. Gli amaranto si salvarono all'ultima giornata e, senza la penalizzazione, avrebbero terminato il campionato addirittura all'ottavo posto. L'Atalanta di Colantuono, dunque, sa già da chi prendere esempio.