Ricordate lo stadio Giglio? Ora è all'asta fallimentare...

Calcio
Quattro immagini dello stadio Giglio di Reggio Emilia, tratte dal sito della Reggiana (reggianacalcio.it)
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Quello di Reggio Emilia fu il primo impianto privato d'Italia, anticipando quello della Juventus di oltre quindici anni. Costruito in otto mesi, costò solo 25 miliardi di lire. Aveva tornelli, naming rights, telecamere: ma era troppo avanti per quei tempi

FOTO: L'inaugurazione della nuova casa della Vecchia Signora

di LORENZO LONGHI

"Lo stadio che cambia il calcio", lo chiamano. In effetti, con il nuovo impianto la Juventus, per prima, entra nel futuro. Eppure già più di quindici anni fa, a Reggio Emilia, una società di Serie A si era dotata di uno stadio di proprietà, anticipando di oltre tre lustri i bianconeri: è il caso della Reggiana e dello stadio Giglio.

Costruito ex novo (la prima pietra venne posata il 25 settembre 1994) e consegnato in meno di otto mesi, il Giglio era un vero e proprio gioiello: uno stadio all'inglese da 29 mila posti, alla periferia della città e a ridosso della A1, con un breve ramo ferroviario che poteva scortare i treni dei tifosi direttamente dalla stazione all'ingresso del settore ospiti. Il costo previsto era di circa 22 miliardi di lire - in corso d'opera diventarono 25 - e venne finanziato interamente da privati. Inizialmente, otto miliardi di lire arrivarono da abbonamenti pluriennali sottoscritti dai tifosi e da pacchetti hospitality acquistati da aziende e istituti bancari, un miliardo da parte del costruttore, sei dal mutuo acceso dalla Reggiana, quattro dalle sponsorizzazioni che prevedevano i naming rights di curve e tribuna est, 2,5 miliardi dall'aumento di capitale varato dal club. La convenzione del '94 sanciva, inoltre, che lo stadio sarebbe diventato di proprietà del Comune dopo 50 anni.

Il Giglio, in origine, era 15 anni avanti. Era dotato di tornelli - che, paradossalmente, allora erano considerati pericolosi e vennero fatti rimuovere! - e di telecamere a circuito chiuso, persino di un apparato moviola a disposizione delle panchina (fatto rimuovere anch'esso). Dal Cin, presidente della Reggiana all'epoca, aveva pensato in grande. Curiosamente, il giorno dell'inaugurazione coincise con la sfida fra i granata emiliani e la Juventus, il 15 aprile 1995: "Fiorisce il Giglio", titolava Forza Reggiana, il giornalino rosa distribuito come match programme quel pomeriggio, e fu Roberto Baggio ad impreziosire la giornata, con una doppietta e il primo gol ufficiale segnato nel nuovo stadio.

La Reggiana, però, non è la Juventus, non ha la sua forza economica e non può contare su un nome di grido a livello europeo: accadde così che, con la retrocessione in B dei granata e le successive annate negative, soprattutto una volta finiti gli anni '90, lo stadio di proprietà per il club fosse diventato soprattutto un onere. Seguirono nuove convenzioni e cessioni immobiliari e di superficie, sino al fallimento del club, nel 2005, e all'inserimento dello stadio fra i beni del crac.

Oggi, infatti, il Giglio è nelle mani del curatore fallimentare Adolfo Barbieri. Periodicamente, le aste per l'assegnazione dell'impianto vanno deserte, perché i potenziali acquirenti giocano al ribasso. La Reggiana (Prima Divisione) oggi ha lo stadio in concessione, paga un canone di affitto piuttosto basso, deve occuparsi della manuenzione straordinaria e subaffitta l'impianto al Carpi che, in attesa della ristrutturazione del suo impianto, gioca in esilio a Reggio.

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