Lippi: "In Italia non torno. Io ct della Cina? Perché no..."

Calcio
Marcello Lippi, tecnico del Guangzhou Evergrande, parla di Juventus e del calcio italiano (Foto Getty)

Il tecnico del Guangzhou Evergrande si racconta a Sky Sport. Da Del Piero a Balotelli, da Conte al suo futuro ed esclude un ritorno in patria: "Ormai ho un marchio in Italia, dove vado mi dicono 'Juventino qua, Juventino là'

Marcello Lippi, tecnico del Guangzhou Evergrande, si racconta a 360° ai microfoni di Sky Sport. Dalla Juventus a Del Piero, da un possibile futuro come ct della Cina a Balotelli. Escludendo, con sicurezza, un ritorno in Italia perchè "qui ormai ho un marchio...dove vado mi dicono 'Juventino qua, Juventino là'".

Sulla Juventus e Conte
"E' ritornata la solita Juventus, la squadra di grande motivazione, determinazione e fame di vittoria. E’ come la Juve di Lippi, di Trapattoni, di Capello..è come la Juve vincente. Conte ha dimostrato di avere una "Juventinità". Lui ce l’ha, è stato il capitano di una delle grandi Juventus, è stato un esempio sul campo. E’ stato bravo anche a trasmettere i principi tecnico-tattici, perchè questa Juve non è solo cuore, determinazione e grinta, ma anche organizzazione di gioco. Gigi è tornato a essere un fuoriclasse dopo l'infortunio, l’acquisto di Pirlo è stato determinante e poi l’esplosione definitiva di alcuni giocatori come Marchisio e Chiellini".

Su Del Piero
"Nella storia della Juve sono andati via grandissimi campioni, per tornare alla mia epoca facciamo nomi come Vialli e Zidane. Del Piero è però qualcosa di più di questi giocatori nella storia bianconera, quando si parlava di Juventus la prima parola che veniva in mente era Del Piero e quando si parlava di Del Piero veniva in mente la Juventus. E’ stato quindi più difficile ma credo che i tifosi se ne siano fatti una ragione. Del Piero avrebbe voluto finire alla Juventus ma ha fatto quello che voleva, un’esperienza completamente diversa". 

Un futuro come ct della Cina?
"Credo che sia nei loro pensieri, perché no. Mi rendo conto di aver iniziato a conoscere questo tipo di calcio, si fa presto a conoscere la realtà in cui si lavora e fra due anni sarà più chiara la situazione. Potrebbe essere una soluzione. L’Italia è la mia nazione, ho nostalgia degli amici, della famiglia, di tutto quello a cui sono legato, ma il lavoro che dovevo fare in Italia l’ho già fatto. Poi io ho ormai un marchio in Italia, vado a Firenze, vado a Roma..."Juventino qua, Juventino là".

E un futuro da dirigente alla Juventus?
"E’ un accostamento che è già stato fatto in passato, molto forte e molto vero ma non si è concretizzato".

Su Balotelli e Cassano

"Non ritenevo Balotelli meritevole di essere convocato in Nazionale tre anni fa perchè non giocava nella sua squadra, lo mettevano in castigo, andava in Under 21 e faceva casino. Quindi perché doveva essere premiato? Era questo il mio intendimento. Ma è un giocatore che farà il futuro della Nazionale.
Con Cassano ho avuto un buon rapporto e credo che abbia anche apprezzato qualche mio atteggiamento. Balotelli non deve fare gli errori di Cassano? Non è che non li devi fare, ma dopo che li fai una-due-tre volte, poi devi capire che devi sfruttare tutte le grandi doti che madre natura ti ha regalato. Perchè non capita a tutti".