Massimo Palanca, quando O'Rey veniva da Catanzaro

Calcio
Massimo Palanca ha segnato 115 gol con la maglia del Catanzaro, di cui 45 in Serie A. In carriera ha realizzato 13 gol su corner (Foto su gentile concessione di Massimo Palanca)
massimo_palanca_calcio_d_angolo

AMARCORD. Adorato dai tifosi che lo paragonavano a Pelè l'attaccante nato nelle Marche è il capocannoniere dei calabresi in Serie A con 45 reti. Ecco la storia di un giocatore talentuoso con la "passione" per i corner

di Roberto Brambilla

“E pensare che io al Catanzaro non ci dovevo neanche venire...”. Massimo Palanca, classe 1953, marchigiano, è un nome che fa ancora sussultare i tifosi del club calabrese. 8 stagioni con i giallorossi tra C e A, 115 gol di cui 45 in Serie A e miglior bomber della storia in massima serie con le Aquile. Un legame ancora forte (“L'anno scorso tifosi e società mi hanno organizzato la festa per i miei 60 anni) che è nato quarant'anni fa quasi per caso, ecco la storia di Massimo, l'attaccante che amava i corner.

Reggina.. anzi Catanzaro - “Era la fine della stagione 1973-1974 avevo 21 anni – ricorda Palanca che dopo il ritiro è tornato a vivere nelle Marche a Camerino – e avevo appena giocato la Serie C con il Frosinone segnando 18 gol”. “Su di me – prosegue – c'era un'opzione della Reggina, che si sarebbe stata valida nel caso in cui gli amaranto non fossero retrocessi, cosa che poi invece accadde”. Caduta l'opzione Massimo si decise. “Mi cercava qualche squadra ma firmai per il Catanzaro”.

1974-1975, una delusione cocente – Il primo anno in B con le Aquile non fu facile ammette Palanca. “Arrivai 16 luglio – racconta – dopo un viaggio di 12 ore in treno, la stazione era deserta e andai in bus fino alla sede”. Era la società del presidentissimo Nicola Ceravolo che all'inizio di quella stagione aveva rivoluzionato la rosa del Catanzaro, a partire dal tecnico un 34enne Gianni Di Marzio. “Con me arrivarono molti ragazzi giovani, tra cui Claudio Ranieri, con cui diventammo e siamo ancora molto amici”. Un anno tra qualche difficoltà di ambientamento e una delusione forte. “Arrivammo allo spareggio per la A contro il Verona – ricorda Palanca – e in campo neutro, a Terni perdemmo. Ci stavo così male che quando tornai a casa nelle Marche, ero tanto deluso che addirittura non andai a una cena organizzata dai miei compagni”.

La A e lo specialista dei corner– La promozione in massima serie fu solo rinviata di un anno. Nel 1976 il Catanzaro salì grazie alle 11 reti di Palanca, tra cui quella che sancì la matematica certezza della A contro il Como (“un tiro in diagonale di sinistro” ricorda lucidamente l'attaccante). E poi la A (e una stagione in B) per 5 stagioni fino al 1980-1981 con 45 gol sotto la guida di Giorgio Sereni e di Carlo Mazzone. Reti di sinistro, di destro (“all'inizio non ero molto bravo ma ci lavorai tanto da diventare quasi ambidestro”), su punizione e soprattutto su calcio d'angolo. “Ci ho sempre provato anche in B e in C – spiega – ci allenavamo spesso su tutti i calci da fermo e sui corner il merito era anche dei miei compagni che si mettevano davanti al portiere per disturbarlo”. Alla fine della sua carriera tra le categorie professionistiche saranno 13 le reti da corner. Un record per un giocatore dal fisico normalissimo (1,71 per 64 chili) e con un piede di fata. “Portavo il 37 e una fabbrica di Ascoli Piceno mi faceva la scarpe su misura”, ammette.



Quel magnifico 1979 –
Una carriera in A che ha un momento storico. Anzi due. Il 4 marzo 1979 il Catanzaro va all'Olimpico contro la Roma. In quel pomeriggio quasi primaverile Massimo Palanca diventa l'imperatore della Curve Ovest. 3 gol, un rigore, una bella girata al volo e un calcio d'angolo. Ovviamente. “All'andata avevo già segnato a Paolo Conti da corner – ricorda - ma sulla riga Francesco Rocca aveva sfiorato la palla e non mi avevano assegnato il gol. Così ci riprovai”. Il 12 dicembre 1979, arriva l'esordio in Nazionale. E' quella "sperimentale" (“la chiamavano così - precisa Palanca - ma con me c'erano Altobelli e Cabrini, futuri campioni del mondo”) ma l'emozione è la stessa. “E' stata una grande gioia, è stato il risultato di tutti i sacrifici”. Una gioia come quella del nono posto in A, raggiunto nella stagione 1978-1979, con l'imperatore della Curva Ovest capocannoniere di Coppa Italia con otto gol.



Napoli e ritorno –
Nel 1981-1982 Palanca viene ceduto al Napoli, ma a Catanzaro ritorna 5 stagioni dopo. I calabresi sono appena retrocessi in C1 e Massimo è reduce da due stagioni di limbo al Foligno. “Dopo la fine del contratto con il Napoli – racconta – nessuna squadra mi cercò e mi allenai con la squadra umbra giocando due campionati di C2 sfiorando la promozione, poi tramite un mio amico avvocato calabrese seppi che c'era la possibilità di tornare a Catanzaro”. E il ritorno nonostante lo scetticismo di qualcuno (“l'ex presidente Ceravolo, allora dirigente, non amava i cavalli di ritorno”) durò 4 stagioni con una promozione in B e il titolo di capocannoniere di C1. Nel 1990 il ritiro, la vita tra Camerino e i campi di provincia nelle Marche, dove Massimo cerca i nuovi talenti per la rappresentativa regionale giovanissimi di cui è selezionatore. Con un ricordo, quello della squadra con cui iniziò a Catanzaro. “Siamo rimasti tutti amici, ci sentiamo e vediamo spesso – conclude Palanca – ma soprattutto non c'è catanzarese che non conosca a memoria quella formazione. Siamo entrati nei loro cuori”.