Errori individuali, frittate di squadra: Inter, ora è crisi
CalcioL'amaro commento di Mancini dopo l'eliminazione dalla Coppa Italia ("Siamo stati dei polli") fotografa il momento dei nerazzurri. All'origine del crollo le distrazioni dei singoli, l'incapacità di restare concentrati fino all'ultimo, l'attacco sterile
La premiata polleria Inter ha combinato l’ennesima frittata. Terza sconfitta di fila tra campionato e Coppa Italia (Torino, Sassuolo, Napoli), appena un gol fatto nelle ultime 4 partite. Nonostante un mercato da protagonista, nonostante la nuova mentalità “europea” portata da Mancini. I numeri (5 sconfitte, 4 pareggi e 3 vittorie con il Mancio in panca) possono fornire un’idea immediata di come l’Inter sia ancora lontana dalla rinascita sperata; una crisi del genere, però, richiede un’analisi più approfondita.
1. Troppi errori individuali
Persino all’oratorio un gol preso su rimessa laterale scatena la furia degli allenatori. L’Inter, in due partite con il Napoli, è riuscita a subirne due. In campionato la lunga gittata di Ghoulam tagliò il campo in largo, Vidic riuscì a malapena a spizzare il pallone e Callejon, dall’altro lato, si trovò libero di calciare. Ieri sera lo “schema-Ghoulam” è stato riproposto con rimessa poco dopo la metacampo che si è trasformata in un lancio in profondità per Higuain. Stavolta l’errore, ancor più marchiano, è di Ranocchia, che spiana la strada all'argentino. “Lui sa che ho la rimessa lunga”, ha detto Ghoulam; incredibile che, nell’era in cui le partite sono vivisezionate con le analisi-video per studiare al meglio gli avversari, non lo sapessero anche gli interisti. Da qui la rabbia del Mancio, con critica in rima alla sua squadra: “Siamo stati dei polli. Siamo troppo molli”.
2. Concentrati fino al 90°
La seconda beffa nel giro di 10 giorni fornisce un ulteriore elemento. Ancora una volta l’Inter subisce un gol decisivo in pieno recupero, probabilmente quando ha già metabolizzato l’idea del pareggio. Contro il Torino gol da angolo al 94° e 1-0 granata, con il Napoli sconfitta maturata al 93°. Errori individuali a parte, a livello di squadra esiste un chiaro problema “di testa”, di concentrazione che viene mantenuta dal primo minuto al 90°, ma non oltre.
3. Non c’è stata la scossa
Si diceva che l’Inter di Mancini sarebbe uscita alla lunga, dopo il tour de force in cui non gli si poteva certo chiedere di cambiare la squadra e nel frattempo vincere contro Milan, Roma, Lazio o Juventus. E invece nelle gare sulla carta più complicate i nerazzurri hanno convinto maggiormente, pareggiando il derby e fermando le squadre più in forma al vertice (pari con Lazio e Juventus in campionato, vittoria con la Samp in coppa Italia). Chiuso il mini-ciclo contro le big, una incoraggiante vittoria sul Genoa e poi il crollo: appena un punto nelle tre gare contro Empoli, Torino e Sassuolo. Ora, dopo l’addio alla coppa Italia, si riprende con Palermo, Atalanta e Cagliari.
4. Tanti attaccanti, pochi gol
Se Ranocchia e Co, dietro, hanno le loro responsabilità, davanti alla porta non va certamente meglio. Appena un gol segnato nelle ultime 4 partite, dal subentrato Icardi nella sconfitta con il Sassuolo. Per il resto, il Mancio ha sempre schierato un’Inter a trazione anteriore, infarcita di giocatori con attitudine offensiva, ma non ne ha cavato granché. A Icardi il Mancio rimprovera la scarsa partecipazione al gioco di squadra: l’argentino preferisce aspettare il pallone per finalizzare, mentre nei sogni dell’allenatore la prima punta del 4-2-3-1 è un uomo “alla Dzeko”, che nel suo City faceva salire la squadra, dialogava, favoriva gli inserimenti dei tre dietro. Sotto accusa anche Kovacic: Mancini si è messo in testa di farne il regista della squadra, ma il ragazzo croato non ha ancora dimostrato la maturità necessaria per caricarsi sulle spalle le responsabilità del ruolo. Tanti, tantissimi tocchi in mezzo al campo, ma quasi sempre appoggi semplici o laterali che non giustificano la scelta di un giocatore con le sue doti piuttosto che di un muscolare recuperapalloni.
1. Troppi errori individuali
Persino all’oratorio un gol preso su rimessa laterale scatena la furia degli allenatori. L’Inter, in due partite con il Napoli, è riuscita a subirne due. In campionato la lunga gittata di Ghoulam tagliò il campo in largo, Vidic riuscì a malapena a spizzare il pallone e Callejon, dall’altro lato, si trovò libero di calciare. Ieri sera lo “schema-Ghoulam” è stato riproposto con rimessa poco dopo la metacampo che si è trasformata in un lancio in profondità per Higuain. Stavolta l’errore, ancor più marchiano, è di Ranocchia, che spiana la strada all'argentino. “Lui sa che ho la rimessa lunga”, ha detto Ghoulam; incredibile che, nell’era in cui le partite sono vivisezionate con le analisi-video per studiare al meglio gli avversari, non lo sapessero anche gli interisti. Da qui la rabbia del Mancio, con critica in rima alla sua squadra: “Siamo stati dei polli. Siamo troppo molli”.
2. Concentrati fino al 90°
La seconda beffa nel giro di 10 giorni fornisce un ulteriore elemento. Ancora una volta l’Inter subisce un gol decisivo in pieno recupero, probabilmente quando ha già metabolizzato l’idea del pareggio. Contro il Torino gol da angolo al 94° e 1-0 granata, con il Napoli sconfitta maturata al 93°. Errori individuali a parte, a livello di squadra esiste un chiaro problema “di testa”, di concentrazione che viene mantenuta dal primo minuto al 90°, ma non oltre.
3. Non c’è stata la scossa
Si diceva che l’Inter di Mancini sarebbe uscita alla lunga, dopo il tour de force in cui non gli si poteva certo chiedere di cambiare la squadra e nel frattempo vincere contro Milan, Roma, Lazio o Juventus. E invece nelle gare sulla carta più complicate i nerazzurri hanno convinto maggiormente, pareggiando il derby e fermando le squadre più in forma al vertice (pari con Lazio e Juventus in campionato, vittoria con la Samp in coppa Italia). Chiuso il mini-ciclo contro le big, una incoraggiante vittoria sul Genoa e poi il crollo: appena un punto nelle tre gare contro Empoli, Torino e Sassuolo. Ora, dopo l’addio alla coppa Italia, si riprende con Palermo, Atalanta e Cagliari.
4. Tanti attaccanti, pochi gol
Se Ranocchia e Co, dietro, hanno le loro responsabilità, davanti alla porta non va certamente meglio. Appena un gol segnato nelle ultime 4 partite, dal subentrato Icardi nella sconfitta con il Sassuolo. Per il resto, il Mancio ha sempre schierato un’Inter a trazione anteriore, infarcita di giocatori con attitudine offensiva, ma non ne ha cavato granché. A Icardi il Mancio rimprovera la scarsa partecipazione al gioco di squadra: l’argentino preferisce aspettare il pallone per finalizzare, mentre nei sogni dell’allenatore la prima punta del 4-2-3-1 è un uomo “alla Dzeko”, che nel suo City faceva salire la squadra, dialogava, favoriva gli inserimenti dei tre dietro. Sotto accusa anche Kovacic: Mancini si è messo in testa di farne il regista della squadra, ma il ragazzo croato non ha ancora dimostrato la maturità necessaria per caricarsi sulle spalle le responsabilità del ruolo. Tanti, tantissimi tocchi in mezzo al campo, ma quasi sempre appoggi semplici o laterali che non giustificano la scelta di un giocatore con le sue doti piuttosto che di un muscolare recuperapalloni.