I rossoneri sono ancora nella fase in cui devono decidere se comandare il gioco o limitarsi a chiudersi e ripartire. Una cosa è certa: per come la sta costruendo e gestendo il serbo, nel suo 4-3-3 i due esterni hanno bisogno di trovare di più la porta
Ci risiamo: questo Milan segna il passo o, se preferite, più ottimisticamente, potremmo dire che cresce a strappi… Stavolta lo strappo è verso il basso, e dire che contro la Juve le premesse per fare bene c’erano. Così come le buone intenzioni.
Il 4-3-3 iniziale, quei giocatori offensivi, il cercare comunque una pressione alta, accettando l’uno contro uno quando la Juventus nel secondo tempo si è messa a tre dietro, sono tutti segnali di una squadra che vuole attaccare vuole giocarsela confidando molto sui suoi attaccanti esterni e su Niang in particolare.
Tutto però si deve rileggere alla luce di soli due tiri nello specchio, del solo 45% di possesso palla fatto, delle difficoltà incontrate per ripartire, quel coraggio che serviva per dare vita al sistema tipicamente offensivo. Ed allora resta il rammarico per una sconfitta che ci può stare ma che rischia di rimettere in moto le critiche a Mihajlovic ed ai suoi, quell’aria strana che aveva denunciato alla vigilia il mister rossonero tornerà a farsi sentire.
Questa squadra è ancora nella fase in cui deve decidere se vuole comandare il gioco oppure limitarsi a chiudersi e ripartire. Per come la sta costruendo e gestendo Sinisa dovrebbe essere più il primo caso ma a condizione che i due esterni riescano a trovare di più la porta e giocate in sincronia con gli inserimenti delle mezzali.
In questo il ritorno di Bertolacci potrà aiutare. Sinisa va avanti per la sua strada, il 4-3-3 è oggi il suo credo anche se lo espone a quella brutta aria che altro non vuol dire che tra addetti e lavori e soprattutto in società cominciano a non gradire. Gli si dia tempo. lo si giudichi almeno dopo 4-5 partite che il calendario regala con le 4 ultime della classe in rapida successione. Ne vale la pena.