MLS, la sentenza del TAS sulle retrocessioni nel calcio USA: rivoluzione in vista?

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Il TAS, Tribunale arbitrale dello Sport di Losanna, ha stabilito che la FIFA può imporre alla Federcalcio USA di rendere obbligatorie retrocessioni e promozioni nella Major League Soccer. La questione era stata sollevata due anni e mezzo fa dal Miami FC, squadra di proprietà dell'italiano Riccardo Silva, e dal Kingston Stockade FC. Cosa può accadere ora?

Una rivoluzione nella Major League Soccer? È quanto potrebbe derivare dalla sentenza del TAS di Losanna - Tribunale arbitrale dello Sport - che lo scorso 3 febbraio ha deliberato che la FIFA può imporre alla Federcalcio USA di rendere obbligatorie retrocessioni e promozioni nella MLS, il principale campionato di calcio statunitense. Ma cosa vuol dire? E quali le possibili conseguenze?

La ricostruzione dei fatti dal 2017 al 2020

La questione era stata sollevata da due società della seconda divisione statunitense, il Miami FC, il cui proprietario è l'italiano Riccardo Silva, e il Kingston Stockade FC. L'azione dei due club, che si erano appellati nei confronti della US Soccer, della Concacaf e della FIFA, era finalizzata a far dichiarare l'obbligatorietà anche per gli Stati Uniti del principio di promozione e retrocessione dei campionati in base a quanto stabilito dall'Articolo 9 del Regolamento sulla applicazione degli statuti FIFA. La norma prevede l’accesso a un campionato solo per meriti sportivi ed ha portata universale in tutte le Federazioni affiliate, tranne in Australia e negli Stati Uniti. La risposta è arrivata dopo circa due anni e mezzo di studi e analisi.

La sentenza del TAS

Come emerso al paragrafo 194 della decisione sul caso, è la FIFA e non la Federazione Americana ad avere la discrezionalità e il potere di applicare o meno la regola di promozioni e retrocessioni negli Stati Uniti. Lo stesso Tribunale dello Sport ha tuttavia respinto il ricorso del club di Riccardo Silva, presidente e co-proprietario della squadra della Florida: si sostiene infatti che l’Articolo 9, nonostante la sua formulazione apparentemente obbligatoria, non impone di applicare un "sistema aperto" di promozioni e retrocessioni anche negli Usa. La giustificazione sarebbe da ricondurre alle connotazioni diverse del calcio americano, come detto in linea con gli altri sport professionistici del Paese. E pertanto viene lasciata autonomia alla United States Soccer Federation.

Dal Mondiale del 1994 a quello del 2026

Va ricordato come, dopo il Mondiale ospitato dagli USA nel 1994, la deroga della FIFA fu concessa per alimentare il movimento calcistico e permettere agli investitori interessati di immettere capitali nelle franchigie del soccer. A distanza di 25 anni e con un'altra edizione del Mondiale assegnato agli Stati Uniti nel 2026 (con Messico e Canada), lo sviluppo del torneo pare ormai consolidato e di buon livello. "Rispettiamo la sentenza del TAS - ha spiegato Silva in una nota - ma crediamo ancora che un sistema aperto e basato sul merito apporterebbe grandi benefici alla qualità del gioco e creerebbe un calcio inclusivo, competitivo e non discriminatorio negli Stati Uniti".

La discrezionalità della FIFA: ora cosa può succedere?

Il Tribunale arbitrale, dunque, ha esplicitamente ammesso che la regola è importante per la FIFA (paragrafo 237 della Sentenza TAS) e che il testo dell'Articolo 9 sembrerebbe di portata universale per il calcio (paragrafo 206 della Sentenza TAS). Tuttavia, come detto, stabilisce anche che la FIFA ha discrezionalità nell'applicazione dei suoi regolamenti (paragrafo 194 della Sentenza TAS). Insomma, è proprio il caso di dire che la palla passa alla Federcalcio mondiale.

Perché nella MLS non ci sono promozioni e retrocessioni?

Dobbiamo tornare alla fondazione della nuova Major League Soccer quando, grazie a una deroga concessa dalla FIFA in occasione dell’assegnazione di USA '94, tale principio non venne inserito nella formula del torneo. Una decisione in linea con le altre grandi leghe americane di sport professionistici, un "sistema chiuso" nel calcio a stelle e strisce come accade nel basket (NBA), nel football americano (NFL) e nell’hockey (NHL). L’unica altra federazione che non prevede retrocessioni e promozioni è quella australiana, tuttavia nei confronti della FFA (Football Federation Australia) la FIFA provò ad imporre l’adozione della formula adottata a livello internazionale: la motivazione era legata all'obbligatorietà della regola per il gioco del calcio.