Felipe Melo: "Per fermare Messi lo abbiamo preso a calci a turno, è il migliore di sempre"

BAD BOY

L'intervista all'ex Fiorentina, Juve e Inter rilasciata al Clarín: "Leo è più completo di CR7. La mia infanzia nelle favelas? Il 95% dei miei amici sono morti". E intanto sui social ecco la sua personalissima "challenge" con la carta igienica

"Era il calcio o il calcio". Senza mezzi termini. E la vita di Felipe Melo ha preso la strada giusta, quella che lo ha portato sui campi d'Europa e, attualmente, su quello del Palmeiras in Brasile. L'infanzia nella povertà, i ricordi di quei giorni, e una carriera quasi ventennale. L'ex Serie A si è raccontato in una lunga intervista al Clarín, dove uno dei passaggi sicuramente più curiosi è quello legato alla "strategia" per riuscire a fermare Leo Messi: "È un giocatore unico - dice Melo -, quando col Brasile abbiamo giocato contro di lui abbiamo deciso di prenderlo a calci a turno, ruotando una volta per ciascuno, perché altrimenti è impossibile fermare un giocatore del genere. Non intendo di colpirlo per fagli male, me per rompere il ritmo, per disturbarlo". Quasi un attestato di stima da parte di bad boy come lui, che infatti non ha dubbi: "Messi è il migliore della storia. Pelé non l'ho mai visto giocare. E di Maradona ho solo il ricordo del Mondiale 1990. La gente in Brasile dice che Zico è stato migliore di tutti, ma anche lui l'ho visto pochissimo, quindi non posso giudicare. Però ho visto giocare Messi, ed è qualcosa di incredibile. È più forte Cristiano Ronaldo, perché Cristiano può segnare cinque gol, ma Messi ne segna altrettanti e li fa segnare anche ai suoi compagni di squadra. È più completo".

Argentina e infanzia

Un grande omaggio a un campione argentino, un calcio dove Felipe Melo non si è mai messo in mostra, ma di grande fascino per lui: "Sì, mi identifico con gli argentini, è un calcio diverso rispetto a quello brasiliano e molti mi dicono che mi rispecchi di più (e la sua personalissima "challenge" con la carta igienica lo testimonia). Adoro il modo in cui gli argentini giocano e vivono il calcio. Sono un grande tifoso del Boca, Riquelme e Rolando Schiavi erano i miei idoli. Futuro? Non so se giocherò mai in Argentina e quando smetterò, forse continuerò per due, tre o quattro anni". Poi il ricordo del passato, e di un'infanzia complicata: "Sono nato e cresciuto nella peggiore favela di Rio de Janeiro - ha proseguito Melo al Clarín -. Mia madre era sempre a casa con noi, e mio padre lavorava tutto il giorno. Fin da quando ero piccolo sognavo di giocare a calcio e, se non fosse arrivato, non so cosa sarebbe successo della mia vita. Il 95% dei miei amici della favela sono morti. Era il calcio o il calcio".