30 avventure negli stadi più belli del mondo raccontate da Paolo Condò
il libroNe ho visti a centinaia di stadi, e di ciascuno ricordo un particolare, che sia una scalinata, una sala stampa o una tettoia cadente. Tutti gli stadi assolvono alla stessa funzione, ma non ce n'è uno uguale a un altro. Sono come persone. Ti sorprendono. Ti stancano. Ti fanno battere il cuore
Alle spalle della Kop, la mitica curva di Anfield, c’è il miglior fish and chips di Liverpool, o almeno quello più conveniente nel rapporto fra qualità del cibo e numeri da smaltire: dopo ogni partita la fila è imponente, nessuno vuole prendere il bus senza la sua vaschetta di leccornie. Il Bernabeu è letteralmente circondato dai bar di tapas, prosciutto in prima fila ma non solo, che la gente affolla fino a dieci minuti dal fischio d’inizio. È un miracolo che si rinnova ogni volta: durante il riscaldamento delle squadre pensi che non sia venuto nessuno, ma quando l’altoparlante diffonde le note del “Nessun Dorma” cantato da Placido Domingo - inizio ufficiale dello show - Madrid ci mette un attimo a diventare Real. Gli spiedini migliori si mangiano fuori dalla Bombonera, una volta il viale che porta al Luzniki era il ritrovo degli spacciatori clandestini di caviale, e per salire le rampe dell’Hernando Siles di La Paz, a 3600 metri d’altezza sul livello del mare (è la Bolivia, ragazzi) conviene fare scorta delle foglie di coca che vendono nel piazzale adiacente. Da non confondere, naturalmente: foglie, e basta.
Si imparano molti trucchi, girando per una vita negli stadi più belli e importanti del mondo, e tenendo ovviamente gli occhi aperti. Durante il primo lockdown ho affrontato la nostalgia dei viaggi ricordando su Twitter, con thread quotidiani, un po’ delle centinaia di impianti che ho visitato per lavoro (e per diletto). L’interesse e il divertimento dei follower mi ha convinto a farne un libro, in larga parte di inediti visto che mi ero tenuto molte “munizioni” (Maracanà, Bernabeu, San Paolo, Celtic Park...) in caso di prolungamento della quarantena. La vera soddisfazione è stata trovare una casa editrice, Baldini&Castoldi, che condivideva la mia visione: “Porte aperte” - il titolo ovviamente è un augurio di ritorno alla normalità dei tifosi allo stadio - doveva essere un libro pieno di immagini, cartine, disegni e citazioni delle infinite storie collaterali vissute andando a vedere una partita di calcio. Così è stato, e da oggi lo trovate in libreria. Gli stadi sono luoghi meravigliosi perché mantengono una sorta di memoria delle imprese che si sono svolte dentro alle loro mura. C’è tanto Maradona in questo libro, com’è normale che sia per la figura che più di ogni altra ha segnato gli ultimi quarant’anni di quello che gli inglesi chiamano “the beautiful game”. Ma ci troverete anche Messi, Ronaldo, Totti, Drogba, Guardiola e Mourinho, Bielsa, Klopp. E poi Noel Gallagher, Fidel Castro, Jack Lemmon e l’Eternauta. Chi sa solo di calcio, non sa niente di calcio.