I gol più belli visti su Sky Sport nel weekend

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Daniele Manusia

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Un gioiello da centrocampo di Khazri, una sforbiciata di Ghoddos e altre reti da questo weekend di calcio su Sky Sport. E alle 19 non perderti "Mondo Gol" su Sky Sport 24 con tutti i gol del weekend

La mezza sforbiciata di Ghoddos

I social del Brentford hanno chiamato questo gol di Ghoddos “magnifico gol invano”. La squadra perdeva 3 a 0 e non credo questa perla abbia migliorato molto la giornata di Ghoddos e dei suoi compagni. Eppure non possiamo non celebrare il talento, la capacità dell’attaccante iraniano di coordinarsi non solo nel tempo di uno schiocco, ma anche nello spazio di un tappetino da interni. Ghoddos fa apparire semplice quella cosa di lasciarsi andare in aria e mulinare le gambe per trovare la forza e la precisione di colpire di collo senza spedire il pallone fuori dallo stadio. Tecnicamente non è una rovesciata, ma non è neanche una mezza rovesciata, è più simile a una mezza sforbiciata. Inutile forse, ma se ci pensate la bellezza non è mai davvero inutile. 

 

Mwepu piega gli elementi atmosferici a suo favore

Se l’area di rigore del Liverpool non fosse stata bagnata dal sole come una pianura dell’Oklahoma in estate, Kenyan Enock Mwepu avrebbe provato questo infido pallonetto dalla trequarti? La capacità di piegare a proprio favore gli elementi atmosferici è una capacità che apprezziamo molto nella nostra società, basta pensare ai supereroi. Il centrocampista del Brighton non ci pensa due volte: riceve uno scarico arretrato da sinistra - un paio di metri dietro l’angolo sinistro dell’area di rigore - e di prima scava il pallone con l’interno destro del piede disegna una parabola dolce come l’acqua di un ruscello. Lo fa, probabilmente, perché ha visto Allison un paio di passi troppo avanti, ma anche perché sa che il sole è dalla sua parte. E ha ragione: il pallone quasi scompare per poi riapparire in fondo alla rete. Dietro la porta di Allison tutti i tifosi del Liverpool si tengono la mano sopra gli occhi per proteggersi dal sole. 

 

Il gol da centrocampo di Khazri 

I gol da centrocampo hanno una mistica propria e tutti si basano sulla rottura di un patto implicito tra chi tira e chi para: che il secondo non abbia bisogno di stare tra i pali quando la palla è dietro la linea del centrocampo - anche perché i portieri sono sempre più chiamati a coprire con le uscite lo spazio sempre più ampio tra difesa e porta, e anche con il pallone la loro altezza sul campo è sempre più importante per eludere il pressing avversario - e che il primo non abbia la forza e la precisione necessaria per sorprenderlo con una traiettoria così lunga e lenta. Quando si rompe questo patto avviene qualcosa di oltraggioso, che non rispetta i canoni a cui siamo abituati: un tiro da centrocampo che finisce alto, o fuori, o tra le mani del portiere verrà accolto dai fischi avversari e dalle prese in giro e dai cori, ma un tiro da centrocampo che invece entra in porta non può che essere avvertita come la maggiore delle umiliazioni per il portiere, che ha subito un gol che non sarebbe nemmeno dovuto esistere. Ieri, tra Metz e Saint-Etienne, abbiamo assistito a uno di questi momenti. Wahbi Khazri ha raccolto palla da poco fuori la propria area, ha trotterellato senza alcun tipo di opposizione sulla mediana, è arrivato a un paio di metri dal cerchio di centrocampo e poi ha scagliato un tiro altissimo che ha disegnato un arco sopra la testa del portiere avversario e che, dopo aver rimbalzato sulla linea, si è accomodato in rete. «Ci ho provato in tante occasioni, a volte la gente rideva di me», ha detto tra primo e secondo tempo Khazri, che evidentemente prova un piacere subdolo a rompere quel patto. A vedere il portiere avversario correre verso la propria porta senza scampo e scivolare in rete con il pallone come se stesse festeggiando anche lui. D’altra parte, nonostante i tentativi di Khazri, non è una cosa che si vede tutti i giorni.

 

La volée di Delort

Segnare un gol al volo da fuori area è difficile e questo spiega anche perché questo nello specifico di Andy Delort non sia il più bello dei gol al volo da fuori area: la coordinazione è meccanica, la gamba rigida, il tiro inequivocabile. Come tutti i gol al volo da fuori area, però, anche questo di Delort contiene al suo interno un senso di appagamento che poche altre cose ci danno. Segnare al volo su una respinta alta della difesa mette per un attimo l’universo in ordine, come mettere manualmente 20 euro tondi tondi al distributore di benzina. E infatti non c’è dettaglio che non sia perfetto in questo gol di Delort, arrivato sotto la pioggia, al 91esimo, per la vittoria finale sull’Angers.

 

Il pallonetto di Locko

Certe volte il calcio è semplice, spesso lo diventa quando i calciatori sono in grado di fare gesti tecnici difficili come se stessero prendendo un caffé al bar. In gol come questi, banalmente, la porta sembra troppo grande per i portieri, viene quasi da chiedersi perché non si mettono tutti a calciare come Bradley Locko, disegnare pallonetti semplicemente imperdibili per i portieri da fermo. È abbastanza incredibile pensare che per Locko è il primo gol in carriera tra i professionisti - ha appena 19 anni - alla quarta presenza. Sembra uno di quei gol da trequartista navigato, che ha un rapporto col pallone trentennale, uno di quei gol che in Italia segnava Di Natale o (Enrico) Chiesa. Invece è il gol di un ragazzo che si affaccia nel mondo degli adulti: benvenuto.



Il diavolo Müller ci mette la coda

A ottobre il dominio del Bayern Monaco sulla Bundesliga è stato meno accentuato del solito per via della sconfitta a inizio mese contro l’Eintracht di Francoforte. Quella è stata l’unica partita di campionato in cui la squadra di Nagelsmann ha segnato meno di quattro gol, distruggendo prima il Leverkusen (1-5), poi l’Hoffenheim (4-0) e infine l’Union Berlino (2-5). Quando è in questa condizione, il Bayern assomiglia a uno squadrone di unni lanciato a depredare un villaggio e guardando Thomas Muller, Sané e Lewandowski correre sentirete in lontananza la cavalcata delle Valchirie. In questo caso, gli uomini di Nagelsmann, vestiti di nero come se ce ne fosse bisogno, iniziano a pensare a come attaccare la porta già dalla prima costruzione e, superata la prima non convintissima pressione degli avversari, si trasformano in una valanga già oltre la linea di centrocampo. L’aspetto più infernale di questa slavina fatta verticalizzazione è, manco a dirlo, il contributo di Thomas Muller, tanto decisivo quanto impalpabile e subdolo. Il numero 25 potrebbe ricevere per due volte dietro le linee di pressione avversarie ma viene inizialmente ignorato dai compagni per soluzioni meglio messe con il corpo - prima Lewandowski, poi Coman, sulla destra. Proprio l’ala francese, chiamata al cross, lo vede continuare il movimento senza palla in verticale ed inserirsi in uno spazio che semplicemente non esiste. Il lob è morbido ed appena lungo, ma Müller ci si lancia lo stesso con il destro, sfiorando il pallone con la punta e mettendolo senza guardare sul sinistro di Sané, a meno di un metro dalla linea di porta. A vederlo a velocità naturale sembra quasi che non abbia toccato la palla, che quello di Coman fosse in realtà direttamente un cross diretto per Sané. Solo vedendo come esulta subito dopo - con il pugno chiuso rivolto al cielo, come se il gol l’avesse segnato lui - si capisce che ancora una volta il diavolo Müller ci ha messo la sua coda.