I gol più belli visti su Sky Sport nel weekend

Calcio

Daniele Manusia

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La rovesciata plastica di Mané, lo slalom di Menez, il tiro che forse è un cross di Rodrigo e altri grandi gol dal weekend calcistico europeo

Smith-Rowe vs Brentford

In questo momento la gioventù è il miglior pregio dell’Arsenal. Il club di Londra viene da alcuni anni difficili e la luce in fondo al tunnel ha il viso pulito e la freschezza di giocatori come Saka, Odegaard, Martinelli e Smith-Rowe. Con i calzettoni abbassati e il numero 10, un passo cadenzato e un fisico acerbo, Smith-Rowe sembra già antico in una Premier League dove tutto va velocissimo, ma non fatevi ingannare. La sua conduzione, il modo in cui tocca il pallone, un calcio fatto di controtempi e tecnica, capacità di condurre tenendo il pallone attaccato al piede. Per fare questo gol, la classica azione dell’esterno che rientra sul piede forte e calcia, Smith-Rowe non ha bisogno di essere più veloce degli avversari, riesce a passare tra i due perché sa perfettamente come toccare il pallone e muovere il corpo, con finte accennate più che dribbling. Quando poi si libera lo spazio sta già calciando, non fortissimo, non c’è bisogno, ma anche qui prendendo il tempo al portiere, che può solo sfiorare il pallone che entra docile in rete. 

 

Rodrigo contro il Manchester United

Uno di quei gol che ti costringono a prendere posizione: era un cross o ci ha davvero tirato? Da come alza lo sguardo verso l’area prima di calciare sembrerebbe proprio che Rodrigo volesse mettere la palla in mezzo per un compagno, ma sono sicuro che ci saranno argomentazioni valide anche per il tiro. Sono discussioni che possono andare avanti all’infinito, lo sappiamo almeno da quando Shevchenko segnò quel gol al derby. Quello che rimane, allora come oggi, è l’idea di un gol a cui non avremmo mai pensato, uno di quei sensi di sorpresa che ti fa mettere le mani nei capelli nel momento in cui capisci che la palla potrebbe davvero entrare in porta. Un gol, insomma, che ti fa chiedere: ma perché non ci tirano sempre da quella posizione? È così facile. 

 

Mané contro il Norwich City 

Sadio Mané è forse uno dei giocatori più sottovalutati di questi anni. In una squadra dove è più facile notare la forza di van Dijk, la straordinaria rapidità di Salah, ma anche l’acume tattico di Firmino, la tecnica di Mané rischia di passare inosservata. Il calciatore senegalese può segnare o fare assist in tutti i modi, anche in acrobazia a quanto pare. Non è una di quelle rovesciate potenti, dove chi segna sembra poter sfondare la porta, anzi. Anche qui Mané dimostra la sua tecnica, con una rovesciata intelligente. Dopo la sponda il pallone gli arriva lento sopra la testa, lui lo va a cercare in aria non con il sinistro - come più naturale - ma con il destro, per accompagnarlo quasi verso la porta. Un colpo difficilissimo a livello di coordinazione che Mané esegue come fosse la cosa più facile del mondo. 

 

Bruun-Larsen contro il Wolfsburg

Nessuna rovesciata è uguale a un’altra, e anche se potremmo dire lo stesso di qualsiasi altro gesto tecnico, sappiamo che questo è vero soprattutto per la rovesciata. Forse dovremmo iniziare a diversificare il nostro linguaggio, utilizzare termini diversi per rovesciate diverse come alcune popolazioni inuit che hanno decine di termini diversi per definire il ghiaccio. Come dovremmo chiamare questa rovesciata di Jacob Bruun-Larsen contro il Wolfsburg? Il giocatore danese sembra lanciarsi su un letto vuoto più che coordinarsi per un’acrobazia, e colpisce la palla poco prima dell’intervento del difensore che cercava di respingerla di testa, sorprendendolo. Il tiro esce poi pulito, senza possibilità di interpretazione, sul palo più lontano. Più che una rovesciata questo è un sogno di rovesciata: tutto è così perfetto da sembrare irreale. Forse c’è un termine tedesco lunghissimo e spaventoso che potremmo utilizzare solo per lei?

 

Menez contro il Pordenone

Sicuramente mi sbaglio, ma mi sembra di aver visto decine di altre gol di Menez come questo. Gol in cui Menez scatta in profondità, sembra voler frenare poco prima del pallone come se stesse per cadere in un precipizio, si tiene la palla lì sotto finché non gli si avvicina il difensore alle sue spalle, fa una prima finta per farlo sedere, poi una seconda per far sedere anche il portiere e poi, alla fine, quando l’angolo di tiro e ormai stretto fino all’inverosimile, tira piano, di piatto, come se volesse umiliare la difesa avversaria al punto di dargli anche l’ultima speranza di poter recuperare quella palla sulla linea. Tutto questo si è ripetuto per l’ennesima volta sabato a Reggio Calabria contro il Pordenone, o forse era solo la prima volta ed è la nostalgia di vedere Menez planare sul campo e segnare a darmi questo senso di dejavù. 

 

Giuseppe Rossi contro il Vicenza

Eccoci qui, nel 2021, a parlare di Giuseppe Rossi, di cosa sarebbe stato senza quelle ginocchia fragili. Passato, ormai, neanche troppo importante. Dopo essere andato in MLS, con la sua carriera che sembrava già finita, Pepito ha firmato con la SPAL, in un’operazione che poteva sembrare più nostalgia che rilancio. Non ha giocato molto da quel momento, a 35 anni il meglio è alle spalle, ma sapevamo che ci avrebbe regalato almeno qualcosa e questo qualcosa è arrivato ieri contro il Vicenza. Quattro secondi di pura gioia, sei tocchi per passare in mezzo alla difesa avversaria, slalomeggiare come se il campo fosse neve e non erba. Un gol meraviglioso, in cui passa in mezzo a quattro uomini, ma la cosa più sua, più Giuseppe Rossi, è sicuramente il finale: in caduta, con l’esterno sinistro tira fuori un diagonale imparabile, un gol che ci ricorda di come la sua più grande qualità è stata sempre la capacità di tirare fuori gol da dove altri non avrebbero neanche saputo dove iniziare.  

 

Ryad Boudebouz contro lo Strasburgo

Il concetto di bellezza è sempre soggettivo, anche quando parliamo di calcio e di gol. Magari per voi questo è un gol brutto, banale, anche facile. Eppure quanti gol su punizione di seconda da dentro l’area di rigore avete visto nella vostra vita? È una specie di gronchi rosa dei gol, un po’ perché per far accadere una punizione di seconda in area c’è bisogno che accada qualcosa di strano, improbabile, un po’ perché poi devi superare - in maniera letterale - un muro di uomini. Boudebouz ci riesce e ci riesce perché dietro c’è un’idea, uno schema. È stata l’idea improvvisa di un momento? Le squadre provano questo tipo di soluzioni durante gli allenamenti? Non saprei dirlo, però è uno schema che sembra più comico che efficace: un giocatore sul pallone, uno davanti a lui con le gambe aperte e Boudebouz pronto a calciare. Un altro giocatore del Saint-Etienne che prova a infastidire la barriera, che sono 11 uomini pronti a sacrificarsi. Li avete mai visti 11 uomini a difendere una porta? Il massimo di giocatori possibili. Eppure il sinistro secco e potente di Boudebouz trova un pertugio, una falla nel muro in cui infilarsi e finire in rete. Un gol più raro che bello, ma la rarità è una forma di bellezza.