Franco Rossi, dieci anni senza il Dieci

il ricordo

Davide Bucco

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Dieci anni fa, nel 2013, ci lasciava Franco Rossi: fu il primo giornalista sportivo a credere nel web, una vita in anticipo. Sulle notizie, dentro il calciomercato, nella comunicazione...

Cosa avrebbe detto del VAR, lui che ha sempre anticipato tutto e tutti, ce lo stiamo ancora chiedendo dieci anni dopo la sua morte. Si, perché Franco Rossi, il primo giornalista sportivo ad approdare sul web – come amava definirsi – è sempre stato un passo avanti: una vita da cronista sul marciapiede, in giro per l’Italia e per il mondo, tra partite gare corse duelli scommesse e soprattutto calciomercato. Un passo avanti, con la concretezza di un mediano e la fantasia di un dieci. Ha salutato il trenta ottobre 2013 con i suoi mille aneddoti da racchiudere in un libro, su un palco di un teatro o meglio, come piaceva a lui, al bar. Talentuoso – a dir poco – innovatore, provocatore, pioniere dell’opinionismo tv, già influencer quando i social nemmeno li avevano pensati. Manca l’apertura laterale di Rossi, una visione del calcio sempre attuale e allo stesso tempo distorta che porta ancora oggi il retropensiero di molti a dire: "Ma lui, cosa avrebbe detto?".

Un modo diverso di leggere lo sport

Si dice che quelli bravi vanno via presto, e che lasciano tanto a chi rimane: ha consegnato un modo diverso di leggere lo sport. Calcio, atletica, ciclismo: vedere, analizzare, criticare, esagerare, smorzare, sminuire. Unire e dividere. Al centro la notizia, sempre, come una mamma da cui tutto parte. Più che i suoi racconti, inverosimili nella narrazione, credibili nella sostanza, manca il suo sguardo sulla quotidianità: uno sguardo diverso, da fuoriclasse, da vero numero dieci come gli anni senza di lui. Che non avrebbe scelto il dieci, troppo banale, per uno così. Avrebbe scelto il due, particolare, forse anonimo e provocatorio, come le due parole che  sentiamo di lasciargli adesso: manchi, Franco.