Rodrygo e Gyokeres nel club: le altre esultanze "seriali" del calcio
"You can't see me". Era il celebre gesto di John Cena, diventata ora l'esultanza del madridista Rodrygo. Recente e virale è la maschera di Gyökeres, esultanze "serial" come la mitraglia di Batigol e la linguaccia di Del Piero, o ancora la culla di Bebeto e la 'Makossa' di Roger Milla. Capriole, cuori e trenini: quali sono i loro significati?
- Non è esattamente un bomber d'area di rigore, ma con la maglia del Real Madrid può vantare oltre 50 gol. L'ultimo di questi lo ha visto festeggiare in maniera particolare e non certa inedita per qualcuno: Rodrygo, infatti, ha esultato replicando con la mano il gesto di John Cena, ex wrestler che ai suoi avversari diceva 'You Can't See Me' (sarà anche il titolo del suo album musicale) prima di metterli al tappeto sul ring.
- Altrettanto recente è l'ultima grande esultanza "serial" del mondo del calcio: per anni Viktor non ha voluto svelarne la spiegazione (dando vita alle teorie più disparate, da Batman a Hannibal Lecter), poi ha rivelato essere la maschera di Bane, uno degli antagonisti di Batman. Quest'anno l'abbiamo già vista tante e tante volte. Già un cult come…
- Il "Re Leone" si inventò la sua 'raffica' dalla stagione 1998-99. L'idea nacque insieme al massaggiatore Luciano Dati, che lo seguì fino in Francia al Mondiale e diventò una sorta di suo agente segreto personale, tanto da comprasi una maglietta griffata '007'. "Se segni sparami" - disse l'amico per scherzo, e Batigol obbedì.
- Braccia larghe e indici in fuori. Quasi come il Cristo Redentore che capeggia sulla città e sulla baia di Rio de Janeiro in cima della montagna del Corcovado. Quella posa del Fenomeno diventerà anche una pubblicità, dove il 10 (e poi 9) nerazzurro si sostituirà alla statua.
- È anche (e soprattutto) il film capolavoro neorealista di Vittorio De Sica. Arriva dallo shoe-shine inglese, i lustrascarpe del dopoguerra. L'esultanza cult nacque il 31 agosto del 1997: San Siro ribolle per l'esordio di Ronaldo, ma a risolvere la partita contro il Brescia è un giovane Recoba. "Quando vidi la sua punizione mi venne in mente di lustrargli la scarpa, un gesto nato per scherzo ma che diventò un rituale di quegli anni all'Inter". Soprattutto col Fenomeno.
- A Madrid, a Torino, a Manchester, in nazionale. E su tutti i campetti da calcio dove gioca qualsiasi bambino innamorato di CR7. Salto e atterraggio a gambe aperte: SIUUU - urlato fortissimo da tutti quanti.
- Vista per tanti e tanti anni a Torino, ora a Roma. Ma qual è il suo significato? "Si tratta della maschera di un gladiatore. Tutti nella vita affrontiamo problemi e delusioni, e dobbiamo combatterli come i guerrieri, anche se siamo sorridenti e felici".
- Uno dei pochissimi giocatori della storia ad avere un copyright sui propri gol… "alla Del Piero". Celebre fu anche la sua linguaccia che debuttò contro l'Inter in una partita di San Siro del 2006, risolta dal 10 bianconero su punizione. Insieme alle storiche di Michael Jordan, dei Rolling Stones o di Albert Einstein c'è anche la sua. Ripetuta nel 2012, nel nuovo Stadium e sempre contro i nerazzurri.
- Forse la più tipica esultanza dei prati inglesi della Premier League. Tra i capostipiti c'è Didier, l'uomo da 300 gol in carriera di cui 160 in Blues. Braccia larghe che si distendono e ritraggono… e poi giù sulle ginocchia. Come in quella magica notte di Monaco nella finale vinta - meravigliosamente e incredibilmente - da Didier Drogba.
- Altra scivolata, arricchita da quelle braccia conserte da chi sembra avere tutto perfettamente sotto controllo. I gol e le magie sono normale amministrazione. Pare che sia stata "rubata" al videogioco Fifa.
- Nel mondo del calcio l'ha introdotta lui. È una danza comparsa per la prima volta negli Usa ad Atlanta nella scena e cultura hip hop della città. Il gesto diventò famoso nel mondo dello sport attraverso il giocatore di football americano Cam Newton, che l'ha promossa come esultanza a cominciare dal 2015.
- Al gol niente gioia e corse a perdifiato per il campo, ma postura immobile e scrutare l'orizzonte. "Non c'è una spiegazione su questo modo di festeggiare il gol - disse lui -. È nata per caso e l'ho adottata per sempre". Celebre quella di Balotelli contro la Germania nel 2012, ma quella per lui non divenne una consuetudine.
- Altra mossa entrata nel mito e che affonda le proprie radici nella Fiorentina, quando il Pazzo giocava proprio insieme a Luca Toni: "Lui faceva sempre il gesto dell’orecchio, e significava: 'Ehi, ci sentite?'. E così in contrapposizione è nato il mio, il cui significato era: 'Ehi, ci vedete?'".
- Viene prima l'uovo o la gallina? Viene prima l'esultanza o il soprannome di Belotti? "La prima volta che ho esultato con la cresta era perché l’avevo promesso al mio amico Yuri Gallo. Un tempo avevo anche i capelli pettinati così, ma poi ho cambiato. Quelli di oggi, con la riga precisa, rispecchiano più il mio modo di essere".
- Arriva a Genova e stupisce tutti. È il signor "venerdì", cioè la traduzione dal polacco di Piatek. Invece nella sua lingua "bomber" significa pistolero. Ecco spiegata l'esultanza mostrata in ognuna delle sue prime otto giornate di campionato al Genoa. Sparagli Piatek, sparagli ora, e dopo un colpo, sparagli ancora - scrivevano per lui i suoi tifosi, parafrasando La guerra di Piero di De André.
- Una vera e propria icona, entrata nel mito. Nel Mondiale americano del 1994 il brasiliano era diventato da poco papà, e dedicò il suo primo gol contro il Camerun al figlio, mimando la culla che dondola. Nei quarti di finale contro l'Olanda lo imitarono Romario e Mazinho. Il resto è storia.
- È il 16 ottobre del 1994 quando il Bari sbanca San Siro contro l'Inter. Tovalieri, Guerrero, Pedone, Bigica, Manighetti e Montanari sorprendono tutti inginocchiandosi uno in fila all'altro. "Venne in mente a Guerrero, che praticava questa esultanza già in Colombia" disse proprio Tovalieri. Il trenino. Lì ormai è tradizione: è stato fatto in A nel 2010 o nel 2022 per festeggiare la promozione in B.
- Gambe e braccia rigide, movimenti meccanici per lo "spilungone" al tempo nel giro della nazionale inglese. Come quel ballo diventato cult negli anni Ottanta. Un'esultanza che fu poi abbandonata ma ripetuta nel 2017, in occasione del centesimo gol segnato in Premier League con la maglia dello Stoke.
- Un segno di potenza, dominio. Allargare le braccia per manifestare tutta la sua grandezza.
- Per ringraziare. Come prova della sua grande devozione. Come la maglietta I belong to Jesus dopo i trionfi.
- Ballava, appena poteva. Lo faceva in campo, perché non farlo anche dopo i gol? Giocare a calcio con allegria, per lui, era più di un motto. Era filosofia. Le mani aperte che dondolano da pollice a mignolo sono diventate saluti tra amici, gestualità, emoji sugli smartphone.
- L'indice circonda la faccia, e gira, gira, gira… "È un gesto coniato dai miei amici, poi l'ho ripetuto dopo ogni gol perché fa capire a tanti che quando si parla della Juventus si devono sciacquare la bocca". Ma poi…
- Per chi gioca in difesa il gol non può essere certo abitudine, ma perché non esultare con stile? Ecco, quello di Chiellini ha sempre preso le sembianze del gigantesco e temibile King Kong.
- Capitolo acrobazie. Il precursore della capriola dopo il gol ha un nome ben preciso, ed è quello del messicano del Real Madrid Hugo Sanchez. Due mani parallele davanti a lui, salto e atterraggio a piedi uniti. E poi braccia alzate al cielo per arringare i tifosi del Bernabeu. L'acrobazia dopo ogni rete era un omaggio alla sorella, atleta di ginnastica. Dopo di lui tanti altri lo hanno imitato.
- Tra i tanti c'è anche l'ex centrale portoghese, che ne eseguiva una molto simile a quella di Klose. Qualche anno dopo, sempre nella Lazio, ci sarà anche la capriola di Hernanes, che spingeva però col sinistro eseguendola al contrario.
- Il brasiliano trapiantato ad Avellino fu ben presto amato da tutti anche per quel suo modo folkloristico di esultare, facendo tre giri intorno alla bandierina del calcio d'angolo. Giocherà anche per Inter, Ascoli e Cremonese, prima vincere una Coppa dei Campioni col Porto nel 1987, segnando il gol decisivo in finale.
- Italia, 1990, tempo di Notti Magiche. Per gli azzurri della Nazionale (o almeno fino alla semifinale) ma anche per il Camerun, col 38enne Roger Milla che si scatenò col suo ballo vicino alla bandierina diventato icona. Tutta l'Africa imitò da quel giorno la sua Makossa, nome di una musica popolare camerunese.