
Auguri Piatek, ricordi le sue pistole? Le altre esultanze diventate "seriali"
Arriva in Italia e inizia a segnare gol su gol, al Genoa e poi al Milan. Quando esulta fa 'bang bang' con le mani, perché in polacco "bomber" vuol dire pistolero. Prima di lui tante altre esultanze sono diventate moda, trasformandosi in icone cult del pallone. Dalla mitraglia di Batigol alla linguaccia di Del Piero. Dalla culla di Bebeto alla 'Makossa' di Roger Milla. Capriole, cuori e trenini. E quali sono i loro significati?

KRZYSZTOF PIATEK, IL PISTOLERO
- Arriva a Genova e stupisce tutti. È il signor "venerdì", cioè la traduzione dal polacco di Piatek. Invece nella sua lingua "bomber" significa pistolero. Ecco spiegata l'esultanza mostrata in ognuna delle sue prime otto giornate di campionato al Genoa. Sparagli Piatek, sparagli ora, e dopo un colpo, sparagli ancora - scrivono per lui i suoi tifosi, parafrasando La guerra di Piero di De André.

Il Milan non perde tempo e lo compra, subito: 35 milioni a gennaio. Esordisce da titolare col Napoli e ne fa due. Poi altri otto nelle prime undici di campionato da rossonero. L'esultanza è sempre quella: pum pum Piatek. Poi però si ferma, la "maledizione della numero 9 del Milan" colpisce anche lui. Segna poco, va in Germania, torna in Italia alla Fiorentina (6 gol in 18 partite), ritorna in Germania.

GABRIEL OMAR BATISTUTA, LA MITRAGLIA
- Il "Re Leone" si inventò la sua 'raffica' dalla stagione 1998-99. L'idea nacque insieme al massaggiatore Luciano Dati, che lo seguì fino in Francia al Mondiale e diventò una sorta di suo agente segreto personale, tanto da comprasi una maglietta griffata '007'. "Se segni sparami" - disse l'amico per scherzo, e Batigol obbedì.

RONALDO, IL CRISTO REDENTOR
- Braccia larghe e indici in fuori. Quasi come il Cristo Redentore che capeggia sulla città e sulla baia di Rio de Janeiro in cima della montagna del Corcovado. Quella posa del Fenomeno diventerà anche una pubblicità, dove il 10 (e poi 9) nerazzurro si sostituirà alla statua.

FRANCESCO MORIERO, LO SCIUSCIÀ
- È anche (e soprattutto) il film capolavoro neorealista di Vittorio De Sica. Arriva dallo shoe-shine inglese, i lustrascarpe del dopoguerra. L'esultanza cult nacque il 31 agosto del 1997: San Siro ribolle per l'esordio di Ronaldo, ma a risolvere la partita contro il Brescia è un giovane Recoba. "Quando vidi la sua punizione mi venne in mente di lustrargli la scarpa, un gesto nato per scherzo ma che diventò un rituale di quegli anni all'Inter". Soprattutto col Fenomeno.

PAULO DYBALA, LA DYBALA MASK
- Vista per tanti e tanti anni a Torino. Ma qual è il suo significato? "Si tratta della maschera di un gladiatore. Tutti nella vita affrontiamo problemi e delusioni, e dobbiamo combatterli come i guerrieri, anche se siamo sorridenti e felici".

ALEX DEL PIERO, LA LINGUACCIA
- Uno dei pochissimi giocatori della storia ad avere un copyright sui propri gol… "alla Del Piero". Celebre fu anche la sua linguaccia che debuttò contro l'Inter in una partita di San Siro del 2006, risolta dal 10 bianconero su punizione. Insieme alle storiche di Michael Jordan, dei Rolling Stones o di Albert Einstein c'è anche la sua. Ripetuta nel 2012, nel nuovo Stadium e sempre contro i nerazzurri.

DIDIER DROGBA, LA SCIVOLATA
- Forse la più tipica esultanza dei prati inglesi della Premier League. Tra i capostipiti c'è Didier, l'uomo da 300 gol in carriera di cui 160 in Blues. Braccia larghe che si distendono e ritraggono… e poi giù sulle ginocchia. Come in quella magica notte di Monaco nella finale vinta - meravigliosamente e incredibilmente - da Didier Drogba.

MBAPPÉ, COME A FIFA?
- Altra scivolata, arricchita da quelle braccia conserte da chi sembra avere tutto perfettamente sotto controllo. I gol e le magie sono normale amministrazione. Pare che sia stata "rubata" al videogioco Fifa.

PAUL POGBA, LA DAB DANCE
- Nel mondo del calcio l'ha introdotta lui. È una danza comparsa per la prima volta negli Usa ad Atlanta nella scena e cultura hip hop della città. Il gesto diventò famoso nel mondo dello sport attraverso il giocatore di football americano Cam Newton, che l'ha promossa come esultanza a cominciare dal 2015.

MARK BRESCIANO, LA NON ESULTANZA
- Al gol niente gioia e corse a perdifiato per il campo, ma postura immobile e scrutare l'orizzonte. "Non c'è una spiegazione su questo modo di festeggiare il gol - disse lui -. È nata per caso e l'ho adottata per sempre". Celebre quella di Balotelli contro la Germania nel 2012, ma quella per lui non divenne una consuetudine.

LUCA TONI, LA MANO ALL'ORECCHIO
- "È nato a Palermo, a cena con alcuni compagni. Uno di loro l'aveva fatto con la mano e quando ho segnato l’ho riproposto anche io, poi per scaramanzia me lo sono portato dietro per tutta la carriera". Quante volte lo abbiamo visto? Merito dei suoi tantissimi gol.

GIAMPAOLO PAZZINI, LE MANI SUGLI OCCHI
- Altra mossa entrata nel mito e che affonda le proprie radici nella Fiorentina, quando il Pazzo giocava proprio insieme a Luca Toni: "Lui faceva sempre il gesto dell’orecchio, e significava: 'Ehi, ci sentite?'. E così in contrapposizione è nato il mio, il cui significato era: 'Ehi, ci vedete?'".

ALBERTO GILARDINO, IL VIOLINO
- Altra esultanza vista più e più volte: poggiato su un ginocchio, collo piegato e archetto invisibile in mano. Gila ne raccontò così la genesi: "Il gesto del violino è nato una sera a cena col mio amico Marchionni ai tempi della Fiorentina. Io suonavo e lui faceva l’inchino".

ANDREA BELOTTI, IL GALLO
- Viene prima l'uovo o la gallina? Viene prima l'esultanza o il soprannome di Belotti? "La prima volta che ho esultato con la cresta era perché l’avevo promesso al mio amico Yuri Gallo. Un tempo avevo anche i capelli pettinati così, ma poi ho cambiato. Quelli di oggi, con la riga precisa, rispecchiano più il mio modo di essere".

BEBETO, LA CULLA
- Una vera e propria icona, entrata nel mito. Nel Mondiale americano del 1994 il brasiliano era diventato da poco papà, e dedicò il suo primo gol contro il Camerun al figlio, mimando la culla che dondola. Nei quarti di finale contro l'Olanda lo imitarono Romario e Mazinho. Il resto è storia.

BARI, IL TRENINO
- È il 16 ottobre del 1994 quando il Bari sbanca San Siro contro l'Inter. Tovalieri, Guerrero, Pedone, Bigica, Manighetti e Montanari sorprendono tutti inginocchiandosi uno in fila all'altro. "Venne in mente a Guerrero, che praticava questa esultanza già in Colombia" disse proprio Tovalieri. Il trenino. Lì ormai è tradizione: è stato fatto in A nel 2010 o nel 2022 per festeggiare la promozione in B.

FRANCESCO TOTTI, IL CIUCCIO (CHE CIUCCIO NON È)
- Come per Bebeto, discorso simile per Totti? Affatto. Il capitano della Roma iniziò a mettersi il pollice in bocca non in omaggio ai suoi bambini, ma per Ilary: "È il gesto che lo fa ogni volta che si concentra. È una dedica speciale alla donna che amo e alla madre dei miei figli".

PETER CROUCH, LA ROBOT DANCE
- Gambe e braccia rigide, movimenti meccanici per lo "spilungone" al tempo nel giro della nazionale inglese. Come quel ballo diventato cult negli anni Ottanta. Un'esultanza che fu poi abbandonata ma ripetuta nel 2017, in occasione del centesimo gol segnato in Premier League con la maglia dello Stoke.

KAKÁ, LE DITA AL CIELO
- Per ringraziare. Come prova della sua grande devozione. Come la maglietta I belong to Jesus dopo i trionfi.

RONALDINHO, LA SAMBA
- Ballava, appena poteva. Lo faceva in campo, perché non farlo anche dopo i gol? Giocare a calcio con allegria, per lui, era più di un motto. Era filosofia. Le mani aperte che dondolano da pollice a mignolo sono diventate saluti tra amici, gestualità, emoji sugli smartphone.

- Arrivò il 31 marzo 2018, un giorno prima del Pesce d'aprile a cui nessun tifoso della Juve avrebbe mai creduto. Oggi Bonny è tornato bianconero, e la pace è stata già raggiunta.

GIORGIO CHIELLINI, KING KONG
- Per chi gioca in difesa il gol non può essere certo abitudine, ma perché non esultare con stile? Ecco, quello di Chiellini ha sempre preso le sembianze del gigantesco e temibile King Kong.

HUGO SANCHEZ, LA CAPRIOLA
- Capitolo acrobazie. Il precursore della capriola dopo il gol ha un nome ben preciso, ed è quello del messicano del Real Madrid Hugo Sanchez. Due mani parallele davanti a lui, salto e atterraggio a piedi uniti. E poi braccia alzate al cielo per arringare i tifosi del Bernabeu. L'acrobazia dopo ogni rete era un omaggio alla sorella, atleta di ginnastica. Dopo di lui tanti altri lo hanno imitato.

OBA OBA MARTINS, LE CAPRIOLE
- Al plurale. "Quando segno voglio sempre fare la capriola. Ho cominciato in Nigeria. Un signore mi ha visto farla e mi ha detto di continuare dopo ogni gol perché era un gesto atletico molto bello. Da quel momento non ho più smesso".

JUARY, LA DANZA DELLA BANDIERINA
- Il brasiliano trapiantato ad Avellino fu ben presto amato da tutti anche per quel suo modo folkloristico di esultare, facendo tre giri intorno alla bandierina del calcio d'angolo. Giocherà anche per Inter, Ascoli e Cremonese, prima vincere una Coppa dei Campioni col Porto nel 1987, segnando il gol decisivo in finale.

ROGER MILLA, LA MAKOSSA
- Italia, 1990, tempo di Notti Magiche. Per gli azzurri della Nazionale (o almeno fino alla semifinale) ma anche per il Camerun, col 38enne Roger Milla che si scatenò col suo ballo vicino alla bandierina diventato icona. Tutta l'Africa imitò da quel giorno la sua Makossa, nome di una musica popolare camerunese.

GABRIEL JESUS, IL TELEFONINO
- Si diceva fosse una vendetta d'amore, un messaggio per un'ex che non rispondeva più alle sue chiamate. Falso: è comunque una dedica, ma d'amore e per mamma. "Lei è tutto per me, mi chiama sempre. Così ogni volta che segno alzo il telefono e la chiamo io".

FABRIZIO RAVANELLI, LA MAGLIA SOPRA LA TESTA
- Oggi lo fanno in pochi, da quando anche la classica esultanza alla Penna Bianca è diventata sinonimo di ammonizione (Materazzi ne fu espulso in un derby del 2006). Nasce tutto dopo un gol: "La gioia era così tanta che mi è venuto istintivo mettere la maglia sopra la testa. Da lì non ho più abbandonato quell’esultanza".