Italia-Venezuela, un bilancio sulla Nazionale dopo l'amichevole negli Usa

l'analisi
Marco Nosotti

Marco Nosotti

Un bilancio di quanto visto nell’amichevole vinta contro il Venezuela e una previsione di quello che potremo vedere in quella di New York contro l’Ecuador. Cosa ha funzionato a Miami (bene Donnarumma e Retegui) e cosa meno (il sistema di gioco, Chiesa e Locatelli)

ITALIA-ECUADOR LIVE

Portiere e centravanti

La tournee lampo americana brucia tutto in fretta. Ora si vola a New York per affrontare l’Ecuador, cambiare interpreti (il blocco Inter su tutti) e meditare sul 3-4-2-1. Restano almeno una certezza ed una conferma: il portiere ce lo abbiamo (semmai qualcuno se ne fosse dimenticato), il centravanti pure. Retegui lotta, occupa l’area, allunga la squadra, sente la porta e offre occasioni di risalire il campo ai suoi. Gigio Donnarumma, para il rigore, legge bene la costruzione da dietro (il gol subito è da ascrivere più ai suoi compagni di reparto). 

Più confusi che imprevedibili

L’imprevedibilità che il ct Spalletti cercava, per la verità, sì è vista solo a tratti minata da errori banali e disattenzioni grossolane. Voleva confondere gli avversari, un po’ di confusione l’hanno fatta i suoi. La non evoluzione di Chiesa o la normalità di alcuni altri (vedi Locatelli) segnano un percorso appena all’inizio ma che va esplorato. Attraverso quei duelli feroci per recuperare palla alta, attraverso una nuova libertà di relazioni offensive, per essere innovativi e coltivare alte aspirazioni, certo. Ma (particolare da non trascurare) meglio con l’ingresso di Jorginho e Barella. Più qualità nella seconda parte anche con Raspadori, Zaccagni, Zaniolo e, soprattutto, Pellegrini.

 

Verso l’Ecuador

Meglio per ora se, quando soffri, ti rimetti a 4 riconoscendo strade già battute. Il tempo è poco, intanto domenica si ripartirà sì dalla difesa a 3, ma con Darmian, Mancini, Bastoni, Barella, Dimarco e (forse) dal primo minuto il centravanti tascabile.