Inter&Milan, rileggendo i temi di un derby inaspettato
CalcioNulla è andato come Mourinho avrebbe voluto nella stracittadina: da Quaresma all’espulsione di Burdisso. Ronaldinho, invece, trova la sua rivincita. Dicevano che era grasso e vecchio, invece ha risolto alla sua maniera
Mou a denti stretti - No, quest'Inter non ha ancora la sua personalità. E nulla è andato come avrebbe voluto in questo suo primo derby, di una città che finora aveva fatto girare attorno a sé con il suo potere mediatico. Questa è Milano e qui non deve scontrarsi dialetticamente con i colleghi, ma ci chiacchiera prima della partita come fosse davvero una gara normale. Così l'aveva fatta sembrare a parole. Ma non lo è. Ogni attimo di un derby è da catturare. Ma in quella telecamera tra le mani di Balotelli, sono finiti subito i particolari di una notte negativa. Si farà prestare il nastro, Mourinho, per una sera senza taccuino. Ma tutto quello che non ha funzionato è nella sua memoria. Particolari come il calcio comico di Mancini alla bandierina. L'esitazione di Ibrahimovic, i tentativi e nulla più di Quaresma, preferito ad Adriano. Ed ora non resta che chiedersi come sarebbe andata se la scelta fosse stata diversa. Se quei due, Adriano e Cruz, l'uomo dei tre gol negli ultimi tre derby, avessero giocato dall'inizio. Se, che incrinano certezze finora vincenti. Fa rabbia, ora, dover ammettere la prima sconfitta. Urlare per un fuorigioco secondo lui evidente. Accettare l'espulsione di Burdisso, dover contenere la propria forza verbale di fronte a un arbitro così severo da arrivare a colpire anche la panchina. Ragazzi, abbiate fiducia, ha provato a ripetere comunque. Uno Special è così. Ci crede sempre. Un colpo di testa di Adriano a pareggiare quello del connazionale Ronaldinho. Fosse stato così, anche questa volta sarebbe rimasto imbattuto. La sua Inter gli avrebbe dato ragione. Sarebbe uscito dal campo come vi era entrato. Invece, solo una stretta di mano a denti stretti.
La rivincita del 'Gordo' - Quando gli dicevano che era grasso lui dava appuntamento al derby. Quando gli dicevano che non aveva testa per giocare nel Milan, lui dava appuntamento al derby. Ora è chiaro, se c'è qualcosa di pesante, in Ronaldinho, sono le sue parole. E se prima o poi vi darà un appuntamento fatevi trovare, perché lui ci sarà. Come a San Siro, nella sera in cui non poteva mancare. Ancelotti lo sapeva e ora si spiega il perché di tanta panchina "propedeutica". La costruzione di una rivincita perfetta comincia così. Con l'abbraccio dei vecchi che gli danno il benvenuto al suo primo derby di Milano, che da sempre conta più di quello di Barcellona. Che Ronaldinho fosse pronto a decidere, così come aveva promesso, lo si era intuito. Ma che decidesse in questa maniera, no. Uno grasso non salta più di tutti, uno senza testa non fa questo gol. E' stato lui a dare a Kakà il pallone dell'assist prima di farsi trovare in mezzo all'area, in aria. E così quelli che non lo hanno mai visto grasso anche quando forse lo era davvero, si sono goduti la sua samba, e quelli che hanno continuato a vederlo gordo quando non lo era più, lo hanno applaudito comunque. La costruzione di una rivincita perfetta finisce così. Quasi in solitudine, accanto a una vecchia amica di nome panchina. Ora è chiaro. Ronaldinho ha la testa per giocare nel Milan. Ma ha anche il cuore.