Niccolai l'eroe dell'autogol, chi ha ragione: Feltri o Fini?
CalcioLa Fondazione Fare Futuro che fa capo al presidente della Camera aveva accusato il direttore del Giornale di "fare autogol" al governo Berlusconi quando attacca Fini. Ma chi era davvero lo stopper del Cagliari dello scudetto '70? GLI HIGHLIGHTS SU SKY.it
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Dalle cronache politiche dei giorni scorsi: "Vittorio Feltri è il Comunardo Niccolai del giornalismo politico". Lo ha scritto il web magazine di Fare Futuro, la Fondazione presieduta dal presidente della Camera Gianfranco Fini, per rispondere agli attacchi che Feltri porta spesso e volentieri ai finiani, colpevoli secondo lui di "remare contro" il governo Berlusconi: "Il direttore del Giornale - si legge nel corsivo - è un difensore che segna a ripetizione solo nella propria porta. Chissà se il presidente del Consiglio-editore è consapevole che un governo è come uno scudetto. Si può perdere a furia di autogol... E gli arbitri - sottolinea Ffweb - non c'entrano nulla". Schermaglie politiche. Vittorio Feltri ha naturalmente risposto alla provocazione.
Ma intanto: Niccolai, chi era costui? Di testa, di piede, di stinco, ma inesorabilmente sempre nella propria porta: Comunardo Niccolai resterà dunque nella memoria degli appassionati di calcio come il re dell'autogol. Di più: l'archetipo dell'autore di autogol. Lo stopper del Cagliari scudettato del 1969-70, quello per intenderci di "Rombo di tuono" Gigi Riva, non è stato però il difensore che ha collezionato più autoreti della storia del calcio italiano, perché il primato spetta all'ex interista Riccardo Ferri. Ma è sicuramente il giocatore che ha firmato alcuni tra gli autogol più spettacolari di sempre nella storia del calcio italiano.
Quando Niccolai cominciò a giocare al calcio, nell'A.S. Montecatini nel 1962, era talmente magro che i compagni di squadra lo ribattezzarono "agonia". Due anni dopo il grande salto in serie A con il Cagliari di Riva, Albertosi, Nené e dell'allenatore-filosofo Manlio Scopigno. Sei anni di militanza rossoblu e finalmente il tricolore cucito sulla maglia, nonché la convocazione in Nazionale.
Una volta, dopo un allenamento, come ha raccontato lo stesso Niccolai, un amico lo incontra e lo saluta con il più classico dei "come va?". "Si tira avanti", risponde lui. E il medico della squadra, il dottor Fronzi: "Mi sembra che tiri indietro, te...". "Ora ci rido sopra - racconterà molti anni dopo lo stopper rossoblu in un'intervista - ma allora quegli autogol erano un dramma... Però ho fatto anche quattro reti dalla parte giusta...".
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Dalle cronache politiche dei giorni scorsi: "Vittorio Feltri è il Comunardo Niccolai del giornalismo politico". Lo ha scritto il web magazine di Fare Futuro, la Fondazione presieduta dal presidente della Camera Gianfranco Fini, per rispondere agli attacchi che Feltri porta spesso e volentieri ai finiani, colpevoli secondo lui di "remare contro" il governo Berlusconi: "Il direttore del Giornale - si legge nel corsivo - è un difensore che segna a ripetizione solo nella propria porta. Chissà se il presidente del Consiglio-editore è consapevole che un governo è come uno scudetto. Si può perdere a furia di autogol... E gli arbitri - sottolinea Ffweb - non c'entrano nulla". Schermaglie politiche. Vittorio Feltri ha naturalmente risposto alla provocazione.
Ma intanto: Niccolai, chi era costui? Di testa, di piede, di stinco, ma inesorabilmente sempre nella propria porta: Comunardo Niccolai resterà dunque nella memoria degli appassionati di calcio come il re dell'autogol. Di più: l'archetipo dell'autore di autogol. Lo stopper del Cagliari scudettato del 1969-70, quello per intenderci di "Rombo di tuono" Gigi Riva, non è stato però il difensore che ha collezionato più autoreti della storia del calcio italiano, perché il primato spetta all'ex interista Riccardo Ferri. Ma è sicuramente il giocatore che ha firmato alcuni tra gli autogol più spettacolari di sempre nella storia del calcio italiano.
Quando Niccolai cominciò a giocare al calcio, nell'A.S. Montecatini nel 1962, era talmente magro che i compagni di squadra lo ribattezzarono "agonia". Due anni dopo il grande salto in serie A con il Cagliari di Riva, Albertosi, Nené e dell'allenatore-filosofo Manlio Scopigno. Sei anni di militanza rossoblu e finalmente il tricolore cucito sulla maglia, nonché la convocazione in Nazionale.
Una volta, dopo un allenamento, come ha raccontato lo stesso Niccolai, un amico lo incontra e lo saluta con il più classico dei "come va?". "Si tira avanti", risponde lui. E il medico della squadra, il dottor Fronzi: "Mi sembra che tiri indietro, te...". "Ora ci rido sopra - racconterà molti anni dopo lo stopper rossoblu in un'intervista - ma allora quegli autogol erano un dramma... Però ho fatto anche quattro reti dalla parte giusta...".