Cesare, fai come Lippi: 10 consigli per essere un vincente

Calcio
Vincere un Mondiale è semplice: basta seguire la ricetta di Lippi e Del Bosque
Italy Prandelli

Ci sono dieci punti in comune tra il trionfo degli azzurri al Mondiale del 2006 e quello della Spagna di Del Bosque in Sudafrica. Prandelli dovrà farne tesoro per puntare al titolo nel 2014. Qualche segreto? Occhio alla difesa, e in porta due portieri

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di VANNI SPINELLA

Come diventare allenatori vincenti? Basta imitare Lippi. Sì, avete capito bene: Marcello Lippi. L’avventura di Prandelli in Nazionale sta per cominciare e tutti gli chiedono una rottura netta con il recente passato.
Eppure, se è vero che l’obiettivo finale di ogni ct è sempre il Mondiale, è altrettanto vero che, parentesi sudafricana a parte, Marcello Lippi resta un modello da seguire, così come c’è da imparare dal neo-campione del mondo, lo spagnolo Del Bosque.
Ci sono 10 punti che hanno accomunato i loro successi. Ecco allora dieci consigli a Prandelli, con l’augurio di entrare presto nel club degli allenatori campioni del mondo.

1. Spesso un solo portiere tra i pali non basta. Meglio schierare una coppia: Buffon-Seredova nel 2006 e Casillas-Carbonero nel 2010 si sono espresse a livelli altissimi, respingendo critiche e palloni. Più si insinuava che le loro belle compagne li avrebbero distratti e più Gigi e Iker sventavano gol già fatti con interventi miracolosi.
Morale: Federico Marchetti ha il futuro dalla sua, ma prima deve dimostrare di avere tutte le carte in regola anche fuori dal campo.

2. Sistemato il portiere, la linea difensiva va completata con un centrale d’esperienza che salta come una molla e non tira mai indietro la gamba (tipo Cannavaro o Puyol) e con uno spilungone dallo spiccato senso del gol: uno di quelli che per l’Inter darebbe tutto, vendendo cara la pelle, come Materazzi o… Piqué.
L’importante è far tornare i conti, Cesare. Italia nel 2006 e Spagna nel 2010 hanno subito appena 2 gol in tutto il Mondiale.

3. Segui il campionato: dà sempre buone indicazioni. Nel 2006 la Serie A fu dominata da Juve e Milan (prima di scoprire il perché grazie a Calciopoli) e Lippi creò la sua Nazionale partendo da un blocco di giocatori di queste due squadre: Buffon, Cannavaro, Zambrotta, Nesta, Pirlo, Gattuso, Camoranesi, Gilardino, Del Piero. La Spagna che giocò la finale contro l’Olanda era composta invece per dieci undicesimi da giocatori di Barcellona e Real Madrid, le due superpotenze della Liga.
Ora è il momento dell’Inter, che sta vendendo il suo unico azzurro, Balotelli: auguri.

4. Non fissarti troppo su un goleador. Spesso quelli che arrivano al Mondiale con i numeri dalla loro parte si sciolgono tutto d’un tratto, fino a vedere la finale dalla panchina. Gilardino fu convocato al termine di una stagione in cui aveva realizzato 17 gol in 34 partite. In Germania ne fece uno solo. Fernando Torres, dopo 22 partite condite da 18 gol e tantissimi infortuni con la maglia del Liverpool, doveva essere il bomber degli iberici. In Sudafrica ha sollevato la coppa senza aver mai segnato.

5. Cominciamo a pensare al 2014. Ai Mondiali il percorso è sempre lo stesso. Superata la fase a gironi, agli ottavi preparati a soffrire: in ogni caso vincerai 1-0. L’Italia si è sbarazzata dell’Australia solo grazie al rigore di Totti al 90’, la Spagna ha dovuto penare parecchio prima di segnare al Portogallo. Ai quarti di solito si becca una rivelazione del torneo (Ucraina o Paraguay). Va superata per poter incontrare la Germania in semifinale. La finale contro un’altra europea è un classico.

6. E’ la regola, Cesare: una semifinale vinta con la Germania ti fa sempre entrare nella storia. Non dimenticare un particolare importante: sarà una battaglia, ma non imbottire la squadra di punte. Di solito la risolve un difensore (Grosso o Puyol) quando il risultato sembra non volersi schiodare dallo 0-0.

7. Giunto in finale, cura bene il 10 avversario: è un tizio pelato, coi piedi buoni e con mezzo Pallone d’Oro in tasca. Lippi lo chiamava Zidane, per Del Bosque era Sneijder. Gioca sempre con il suo fido scudiero accanto: tieni d’occhio anche lui. Lo riconosci dal dente avvelenato, visto che arriva al Mondiale dopo aver perso una finale di Champions League. Come capitò a Henry nel 2006 (ai tempi all’Arsenal, sconfitto dal Barça) e a Robben nel 2010.

8. La finale di solito si trascina fino ai supplementari, ma stai tranquillo. Attorno al 109’-110’ minuto un avversario viene espulso. Se si chiama Heitinga cambia poco, se invece è Zidane la differenza si sente. Per loro sarà la mazzata finale: è il momento per colpire.

9. Cercati un motto. Non puoi fare un Mondiale senza un tormentone che ti accompagni dall’inizio alla fine della tua avventura. Qualcosa come il po-po-po-po-pooo o il pol-po-paul.

10. In tanti ti ricorderanno che sia Lippi che Del Bosque, prima di allenare la Nazionale e vincere il Mondiale, hanno conquistato campionato, Supercoppa di Lega, Champions League e Intercontinentale. Il primo con la Juve, il secondo con il Real. Ma questo è solo un dettaglio, che non ti deve spaventare. In fondo anche Lippi, al secondo tentativo, si è rivelato “umano”. E lui conosceva bene la ricetta vincente.

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