Piccoli club, grandi campioni: le regine del mercato-giovani

Calcio
Pazzini è uno dei gioielli cresciuti nel vivaio dell'Atalanta
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Il vivaio dell'Atalanta (serie B) ha lanciato più giocatori di Milan, Inter o Juve. Che, invece, puntano molto sulla Primavera. Lo "strano caso" della Lodigiani: gioca nel campionato di Promozione ma alleva campioni come Candreva, Liverani e Di Michele

Dai Pulcini alla Serie A con una maglia: in Italia quasi mai


di Vanni Spinella

Un prodotto del proprio settore giovanile diventato capitano e bandiera (Totti), un altro già pronto a sostituirlo (De Rossi), altri due, Greco e Rosi, che si stanno ritagliando spazi importanti. In quanto a giovani cresciuti in casa e poi lanciati, in Italia, il modello più virtuoso sembra essere quello della Roma.
Quando si tratta di sfornare calciatori da Serie A, però, le realtà che lavorano meglio non sono al vertice del calcio italiano. Basti pensare che dal settore giovanile dell’Inter (facendo tutta la trafila) sono usciti solo due giocatori che oggi calcano i campi di A (Meggiorini e Destro). La Juve ne ha cresciuti 11, il Milan 14. Tutti lanciati, e spesso mai tornati.

Scendendo in B, invece, c’è quello che può essere considerato il miglior vivaio d’Italia. L’Atalanta ha cresciuto addirittura 15 calciatori professionisti che attualmente giocano nel massimo campionato italiano (Donati, Mutarelli, Agazzi, Lazzari, Canini, Pinardi, Perico, Pelizzoli, Natali, Montolivo, Motta, Brivio, Pazzini, Zauri, Morosini) e molti di questi sono diventati simboli della squadra nerazzurra, terminato il percorso formativo delle giovanili: Donati, Montolivo, Lazzari, Pazzini… Oggi tutti campioni affermati.
Che dire poi della miniera d’oro costituita dal vivaio della Lodigiani, la terza squadra di Roma che attualmente milita nel campionato di Promozione del Lazio. Da lì provengono Moretti, Firmani, Di Michele, Rosati, Coppola, Liverani e Candreva.

È evidente che, nel caso delle “piccole”, le decisioni vengono prese con un occhio (spesso anche tutti e due) al bilancio. Finisce così che i loro gioiellini se li tengono stretti finché possono, ma poi devono cederli per ragioni di cassa e non per mancanza di fiducia.
Il Bari si sarebbe tenuto volentieri Cassano a vita; il Cesena Pozzi e Ambrosini; il Brescia Pirlo e Bonera. Il Parma ha trattenuto Buffon finché è stata quasi al livello delle big.

Diverso, infine, il caso delle Primavere. Quelle di Inter e Juve, ad esempio, sono le più attente al mercato: scovano giovani di belle speranze, li acquisiscono e li integrano. Non si può parlare, quindi, di prodotti del proprio settore giovanile, nel caso di Del Piero, Criscito, Palladino, Nocerino, Mirante, Masiello (Juve) o Potenza, Andreolli, Bonucci, Donati, Dellafiore, Siligardi (Inter), ma solo di belle scoperte primaverili.
I nerazzurri, addirittura, sono specializzati nel mercato estero dei giovani, avendo aggregato alla loro primavera Krhin, Fatic, Belec, Obi, Nwankwo e Alibec di recente, Pandev anni fa.
Strada che adesso stanno seguendo anche Fiorentina (con Babacar e Seferovic) e Juventus (Sorensen, Ekdal).