Hotel Speroni completo. Viaggio al termine dello stipendio
CalcioIL REPORTAGE. I giocatori della Pro Patria hanno occupato lo stadio, dormono e mangiano a pochi passi dagli spogliatoi. Non ricevono lo stipendio da mesi: la società pare averli abbandonati e i tifosi si sono uniti per sostenerli. FOTO E VIDEO
di GIOVANNI DE RUVO
da Busto Arsizio (Varese)
Qualche branda, un pasto caldo e un campo da calcio. La Pro Patria è ormai sull’orlo del fallimento, gli stipendi e gli affitti delle case dei giocatori non vengono pagati da mesi. Molti di loro, allenatore compreso, hanno già ricevuto lo sfratto e a breve rimarranno senza una casa. Una squadra storica, con sede a Busto Arsizio e con anni di trascorsi in Serie A e B, costretta a navigare con difficoltà nella seconda divisione di Lega Pro in una situazione terribilimente kafkiana: obbligati a “pagare” per giocare, con il solo aiuto dei tifosi che con tanta generosità li seguono in campo e, da mesi, anche fuori. Cibo, detersivi per lavare le maglie, ogni sorta di bene di prima necessità per sostenere i loro giocatori. Insieme in tutto e per tutto, anche nell’estrema decisione di occupare lo stadio. E così lo Speroni è diventato la loro casa, la sera si spengono le luci e i giocatori si addormentano a due metri dagli spogliatoi e dal campo da calcio dove si allenano.
L’allenatore Raffaele Novelli dorme insieme ai suoi ragazzi, il dispiacere per questa situazione è tanto, ma non manca la forza di scherzare: “Almeno risparmiamo i soldi della benzina per raggiungere lo stadio”. Si può sdrammatizzare, perché il gruppo è unito: i giocatori che hanno ricevuto parte dello stipendio non si dimenticano dei compagni che, invece, non vedono un euro da ormai troppo tempo. Mancano i soldi ma non l’affetto e il sostegno dei tifosi. C’è chi addirittura ha gentilmente offerto la propria abitazione per ospitare uno dei calciatori rimasti senza casa. William Justino, un ragazzo brasiliano di vent’anni , vive da qualche giorno nell’abitazione di un giornalista locale, grande tifoso della Pro Patria. “Sono arrivato quest’anno a Busto Arsizio dopo due anni nella primavera dell’Ascoli e ora mi ritrovo senza una casa e senza stipendio da mesi” – ci racconta William – “Devo ringraziare chi mi ha dato un alloggio, io sono venuto in Italia per giocare a calcio e in campo dò il tutto e per tutto”. Amedeo Benedetti, suo compagno di squadra, mette in evidenza la vera problematica: “Ci sentiamo abbandonati, solamente dodici giocatori su un totale di ventisette ha ricevuto una parte dello stipendio”.
La società è sparita ma non le centinaia di tifosi che da tempo stanno “mantenendo” la loro squadra del cuore. Collette allo stadio durante la partita e non solo: un macellaio ha donato ai ragazzi sessanta chili di carne e un ristoratore fornisce da mangiare ai giocatori. Thomas Vitaliano, giovane proprietario di un bar, ci racconta: “Seguo la Pro Patria da anni in casa e in trasferta e anch’io voglio dare il mio contributo. Assieme a mio fratello porto da mangiare ai ragazzi”.
Alberto Brambilla è ricercatore in un’università francese e ha scritto numerosi libri sulla storia della Pro Patria. Per seguire la sua squadra del cuore non si è mai trasferito in Francia. Profondamente amareggiato, ci racconta le vicende societarie degli ultimi anni, dalla presidenza di Tesoro a quella di Pattoni: “Sono anni che abbiamo problemi, questo è solo l’ultimo capitolo di una triste vicenda”.
Pranzano tutti insieme come una grande famiglia con pastasciutta e bresaola e sempre insieme si preparano a scendere in campo nonostante le difficoltà societarie. Sul prato di gioco i ragazzi calciano via tutti i problemi. E tra un dribbling e un tiro in porta non si dimenticano che senza i punti di penalizzazione (dovuti al mancato versamento degli stipendi) sarebbero primi in classifica.
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da Busto Arsizio (Varese)
Qualche branda, un pasto caldo e un campo da calcio. La Pro Patria è ormai sull’orlo del fallimento, gli stipendi e gli affitti delle case dei giocatori non vengono pagati da mesi. Molti di loro, allenatore compreso, hanno già ricevuto lo sfratto e a breve rimarranno senza una casa. Una squadra storica, con sede a Busto Arsizio e con anni di trascorsi in Serie A e B, costretta a navigare con difficoltà nella seconda divisione di Lega Pro in una situazione terribilimente kafkiana: obbligati a “pagare” per giocare, con il solo aiuto dei tifosi che con tanta generosità li seguono in campo e, da mesi, anche fuori. Cibo, detersivi per lavare le maglie, ogni sorta di bene di prima necessità per sostenere i loro giocatori. Insieme in tutto e per tutto, anche nell’estrema decisione di occupare lo stadio. E così lo Speroni è diventato la loro casa, la sera si spengono le luci e i giocatori si addormentano a due metri dagli spogliatoi e dal campo da calcio dove si allenano.
L’allenatore Raffaele Novelli dorme insieme ai suoi ragazzi, il dispiacere per questa situazione è tanto, ma non manca la forza di scherzare: “Almeno risparmiamo i soldi della benzina per raggiungere lo stadio”. Si può sdrammatizzare, perché il gruppo è unito: i giocatori che hanno ricevuto parte dello stipendio non si dimenticano dei compagni che, invece, non vedono un euro da ormai troppo tempo. Mancano i soldi ma non l’affetto e il sostegno dei tifosi. C’è chi addirittura ha gentilmente offerto la propria abitazione per ospitare uno dei calciatori rimasti senza casa. William Justino, un ragazzo brasiliano di vent’anni , vive da qualche giorno nell’abitazione di un giornalista locale, grande tifoso della Pro Patria. “Sono arrivato quest’anno a Busto Arsizio dopo due anni nella primavera dell’Ascoli e ora mi ritrovo senza una casa e senza stipendio da mesi” – ci racconta William – “Devo ringraziare chi mi ha dato un alloggio, io sono venuto in Italia per giocare a calcio e in campo dò il tutto e per tutto”. Amedeo Benedetti, suo compagno di squadra, mette in evidenza la vera problematica: “Ci sentiamo abbandonati, solamente dodici giocatori su un totale di ventisette ha ricevuto una parte dello stipendio”.
La società è sparita ma non le centinaia di tifosi che da tempo stanno “mantenendo” la loro squadra del cuore. Collette allo stadio durante la partita e non solo: un macellaio ha donato ai ragazzi sessanta chili di carne e un ristoratore fornisce da mangiare ai giocatori. Thomas Vitaliano, giovane proprietario di un bar, ci racconta: “Seguo la Pro Patria da anni in casa e in trasferta e anch’io voglio dare il mio contributo. Assieme a mio fratello porto da mangiare ai ragazzi”.
Alberto Brambilla è ricercatore in un’università francese e ha scritto numerosi libri sulla storia della Pro Patria. Per seguire la sua squadra del cuore non si è mai trasferito in Francia. Profondamente amareggiato, ci racconta le vicende societarie degli ultimi anni, dalla presidenza di Tesoro a quella di Pattoni: “Sono anni che abbiamo problemi, questo è solo l’ultimo capitolo di una triste vicenda”.
Pranzano tutti insieme come una grande famiglia con pastasciutta e bresaola e sempre insieme si preparano a scendere in campo nonostante le difficoltà societarie. Sul prato di gioco i ragazzi calciano via tutti i problemi. E tra un dribbling e un tiro in porta non si dimenticano che senza i punti di penalizzazione (dovuti al mancato versamento degli stipendi) sarebbero primi in classifica.
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