La Juve aspetta il Milan. E Gheddafi non propizia il futuro

Calcio
Jorge Martinez contro il Milan: l'uruguagio (costato 12 milioni) è l'esempio più eclatante degli errori di mercato della Juventus (Getty)
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Sabato la sfida dell'Olimpico: gara scudetto per i rossoneri, bianconeri in crisi, contestati, con il bilancio del primo semestre in rosso e con il capitale libico a rischio congelamento. Quel curioso triangolo Agnelli-Gheddafi-Berlusconi. I VIDEO

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di LORENZO LONGHI

“Se qualcosa può andar male, lo farà”: è la celeberrima Legge di Murphy, quella che ormai i tifosi juventini conoscono a memoria. Una classifica pessima, la presa di coscienza di aver gettato un’altra stagione e speso (male) milioni di euro, il rischio di fallire il quarto posto, il bilancio in rosso e, come non bastasse, la potenziale caduta del regime di Gheddafi che rischia di congelare una parte del capitale sociale bianconero. Dovesse battere domani sera il Milan, poi, la Juventus si confermerebbe per quello che i tifosi temono sia diventata: una provinciale che trova gloria solo con le grandi. Che ora sono altre.

Grande - grazie ad un mercato oculato - è tornato il Milan, per il quale la trasferta dell’Olimpico sarà un crocevia fondamentale sul cammino dello scudetto. I rossoneri insegnano: per tornare a vincere hanno puntato su Ibrahimovic, Robinho, Boateng, Van Bommel e Cassano. Campioni, non mezze figure mentre, a Torino, in tanti hanno deluso: il costosissimo Martinez, lo stesso Bonucci, Motta e Pepe che i bianconeri dovranno riscattare per 12 milioni. Che si aggiungeranno ai 29 necessari per Matri e Quagliarella. Senza contare Aquilani: servono circa 55 milioni per confermare molti uomini che non hanno brillato. E bisognerà cambiare allenatore: Spalletti o Conte più di Capello, e con loro arriverà anche un’altra rivoluzione della rosa: nel mirino Bastos e Beck, fra i sogni Sanchez, Pastore e addirittura Aguero. Ma costano tanto, troppo.

Servono soldi, e tanti. La famiglia Agnelli ha confermato l’intenzione di volere investire ancora, e stavolta meglio: 100 milioni per la nuova Juventus. Ma attenzione: il primo semestre dell’esercizio 2010-11 si è chiuso con un risultato netto negativo di ben 39,5 milioni e, a giugno, verosimilmente raggiungerà i 60 milioni. Così il club dovrebbe attingere alle risorse patrimoniali, soprattutto se non raggiungerà l’agnognato posto Champions.

Poi, la questione libica. Juventus-Milan fornisce anche la suggestione per un curioso triangolo fra gli Agnelli, Berlusconi e Gheddafi. Già, perché se è vero che è figlio del presidente del Milan - ma soprattutto Premier - Berlusconi il discusso Trattato di amicizia italo-libico, è vero anche che ciò che sta accadendo in Libia avrà effetti sulla Juventus, il cui capitale è partecipato dalla Lafico, braccio finanziario della famiglia Gheddafi. Lafico entrò in Juventus nel 2002 acquistando il 5,31% del capitale, che allora significò un investimento pari a circa 23 milioni di euro. Poi ha aumentato il proprio peso sino al 7,5%: l’andamento del mercato segnala che la quota in mano ai libici è pari ad un controvalore di circa 13 milioni di euro. Quota che ora rischia il  congelamento, un problema per i bianconeri. Andrea Agnelli, a precisa domanda, ha fatto buon viso a cattivo gioco: “Se avremo disposizioni di congelamento delle quote ne prenderemo atto, ma non siamo preoccupati”, le sue parole. Intanto, all’ultimo CdA bianconero non ha partecipato Khaled Fareg Zentuti, il rappresentante di Lafico la quale, evidentemente, ora ha diversi altri problemi...

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