Che fine hanno fatto? Luiso, il Toro è tornato a Sora

Calcio
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L'ex bomber di Avellino, Piacenza, Vicenza e Sampdoria, famoso per le esultanze a ritmo di macarena e quel gol incredibile in rovesciata che costò la panchina del Milan a Tabarez, ora allena la squadra della cittadina laziale. GUARDA IL VIDEO

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Il Toro è tornato a Sora. Pasquale Luiso da Aversa, provincia di Caserta, ex bomber di Avellino, Piacenza, Vicenza, Pescara e Samp, meglio conosciuto come il “Toro di Sora”, oggi vive nella cittadina ciociara che gli diede il soprannome: “Ci sono tornato 4-5 anni fa, vivo in questa cittadina perché qui ho conosciuto mia moglie nel 1993”. Luiso a Sora ha intrapreso la carriera di allenatore. E’ infatti il tecnico della squadra nella cui fila ha militato e che ora combatte in Eccellenza per provare a raggiungere la Serie D: “Nella mia carriera ho avuto tanti allenatori e ho litigato con molti di loro. Quello che però mi ha lasciato qualcosa in più è Guidolin, tatticamente era ed è un fenomeno”.

Da piccolo, Pasquale, come tutti i bambini, provava a completare ogni anno l’album delle figurine Panini sognando magari di finire su quel raccoglitore anche lui un giorno. Luiso ce l’ha fatta: “perché ogni tanto i sogni si realizzano”. Nell’album dei ricordi del “Tora di Sora” c’è soprattutto un gol. Stagione 1996/97, Piacenza-Milan 3-2, Luiso realizza il sogno di ogni ragazzino, segnare il gol decisivo con un incredibile rovesciata a una delle squadre più titolate del mondo: “E’ il gol che ricordano tutti, a volte anch’io mi domando come sono riuscito a farlo. E’ un gesto istintivo che ho sempre avuto. Di gol così ne ho fatti anche in categorie minori, solo che non c’erano le tv e quindi non si sono visti. Dopo quella prodezza i miei compagni e Mutti dalla panchina mi urlavano sei un pazzo, sei un pazzo: è stata l’apoteosi”.

Quel gol costò il posto a Tabarez. Sulla panchina rossonera arrivò Sacchi che abbandonò quella Nazionale nella quale pensava di convocare anche l’allora attaccante del Piacenza: “Ricordo che Sacchi disse a Maldini di seguire Luiso e Di Francesco. Eusebio venne convocato, mentre io non feci più gol per tre mesi e mezzo e non venni più chiamato”. Non arrivò la chiamata dell’Italia, ma quella del Vicenza, neo detentore della Coppa Italia, sì. Luiso trascinò a suon di gol, 8 in 7 partite, i biancorossi in semifinale di Coppa delle Coppe dove i veneti si dovettero arrendere al Chelsea dell’idolo del Toro, il nostro Gianluca Vialli: “Io finii capocannoniere, ma lui si portò a casa la Coppa. Però alla fine mi regalò la sua maglietta e cercò di portarmi a Londra, poi lui andò via e non se ne fece più nulla”. L’uomo dell’esultanze a ritmi di macarena è stato in più di una circostanza vicino ad una grande squadra: “Con Roma, Lazio, Milan e Napoli ci sono sempre stati dei contatti. E’ che in giro si diceva che Luiso fosse un po’ una testa calda, ed in parte è vero. Comunque se non sono mai approdato in una grande squadra la colpa è solo mia, mio padre me lo dice sempre”.