Erodiani chattava su Skype, ma l'interlocutore era sbagliato
CalcioIl bookmaker di Pescara, indagato nell'inchiesta di Cremona, ha parlato al pm di Martino di dritte per le scommesse arrivate via chat: "Credevo di parlare con Corvia del Lecce, spesso però le informazioni erano sbagliate. Forse non era lui". VIDEO E FOTO
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Se n'è andata la prima settimana di interrogatori a Cremona e sullo scandalo dei presunti match truccati nel calcio le certezze, poche, sono affidate soprattutto alle dichiarazioni degli indagati. Interrogatori che in alcuni casi hanno assunto contorni grotteschi, come nel caso del bookmaker Massimo Erodiani, proprietario di alcune sale scommesse implicate nella vicenda. "Marco Paoloni (ex portiere della Cremonese e altro indagarto, ndr) mi aveva fornito l'indirizzo Skype del calciatore del Lecce Daniele Corvia. Chattando con quest'ultimo avevo le informazioni, solo che spesso erano sbagliate e a un certo punto ho dubitato che il mio interlocutore fosse qualcuno che si spacciava per Corvia". Grottesche, appunto, sono queste parole che il bookie di Pescara ha speso nel corso delle sette ore di colloquio con il pm Roberto Di Martino per spiegare come ottenesse le dritte sulle gare aggiustate nel campionato di Serie A.
E' cioè poco credibile che un'organizzazione considerata in grado di modificare i destini di alcuni match, dalla LegaPro alla massima serie nazionale, decidesse di investire, e in molti casi di buttare al vento come lascia intendere Erodiani, centinaia di migliaia di euro fidandosi di un informatore mai visto in faccia. E' vero che giocare al buio è fonte di adrenalina per chi ama l'azzardo, ma qui forse si esagera. Più che davanti ad un'organizzazione criminale, il rischio è di ritrovarsi davanti alla classica banda del buco. "Ce lo diranno gli approfondimenti tecnologici che abbiamo disposto", ha dichiarato il pm. Anche a lui i conti non tornano.
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