Scommesse, Bellavista amaro: "In cella ho pensato al peggio"

Calcio
Antonio Bellavista parla con la sua compagna, subito dopo la scarcerazione
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L'ex capitano del Bari parla del suo coinvolgimento nell'inchiesta nata dalle indagini della procura di Cremona: "Sono in questa storia a causa di conoscenze sbagliate. Credo sarò assolto al processo, ma la gente mi ha già condannato". NEWS, VIDEO, FOTO

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"Sono finito in questa storia del calcioscommesse, perché ho conosciuto una persona sbagliata, Massimo Erodiani, che cercava di organizzare più che altro truffe e da cui pensavo di poter avere delle dritte per giocate sicure". Lo ha detto Antonio Bellavista, ex capitano del Bari, nel corso di una intervista esclusiva rilasciata al Tgnorba24, poco dopo aver ottenuto la scarcerazione.

Bellavista ha ammesso di avere sempre avuto il vizio delle scommesse iniziate con piccole somme, divenute via via sempre più importanti. "Mi sono trovato in carcere, in una cella di pochi metri quadrati, avendo perso un bel po' di soldi. In quella cella ho pensato al peggio". "Ero convinto che ci fossero delle partite truccate, perché Erodiani parlava davanti a me al telefono con Paoloni, Quadrini e Corvia, anche se oggi non so se dall'altro capo del telefono ci fossero davvero quegli interlocutori". "A Bologna Erodiani ci prospettò la possibilità di una partita sicura (Atalanta-Piacenza 3-0, ndr), poi si sono inventati Inter-Lecce". Bellavista ha respinto l'accusa di affiliazione a clan mafiosi di cui sostiene di non aver mai
fatto parte. "Gli zingari investono su partite truccate, esattamente come il gruppo di Bologna, ma non erano loro a finanziarmi, investivo risorse mie".

"Con i tesserati del Bari non ho mai avuto contatti, come dimostreranno le indagini della magistratura e secondo me Paoloni si è inventato il personaggio Corvia, anche se tutto può essere?". "Tutti i personaggi coinvolti in questa storia, ora dicono che si terranno lontani dalle scommesse. Io continuerò a farlo perché non c'è nulla di male quando le scommesse sono lecite". "La gente mi ha già condannato, anche se penso che sarò assolto dalla magistratura ordinaria. Il processo ai miei danni si e' già consumato". All'intervista era presente l'avvocato difensore Massimo Chiusolo che ha spiegato i motivi per cui ha inoltrato ricorso al Tribunale della Libertà contro la misura adottata dal Gip di Cremona che prevede l'obbligo di firma e di non lasciare la provincia. "La scarcerazione di Bellavista senza che abbia mai rilasciato una dichiarazione sia al al Pm che al Gip,dimostra come la sua carcerazione non fosse necessaria" ha chiosato il legale.

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