Gasp, rinunce pericolose: la Supercoppa è roba da argentini

Calcio
Un trio di argentini che ha firmato tanti successi nerazzurri. Di questi, solo Zanetti prenderà parte alla gara in Supercoppa
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Veron nel 2005, Crespo nel 2006, Zanetti nel 2008: la storia recente insegna che l'Inter vince il trofeo quando i suoi sudamericani si rendono protagonisti. Ecco perché la scelta di presentarsi senza Milito o Cambiasso potrebbe essere un rischio

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di Vanni Spinella

Gasperini farebbe bene a iniziare a preoccuparsi. E a ripensarci, se solo fosse ancora in tempo.
Forse non lo sapeva, forse a Pechino intende sfidare la sorte, oltre al Milan.
La certezza è che i recenti successi dell’Inter in Supercoppa Italiana sono strettamente legati al "fattore Sudamerica", a cui lui ha rinunciato (troppo a cuor leggero?), temendo di ritrovarsi giocatori spremuti dalla Copa America.

Gli argentini, in particolare, sono stati l’ago della bilancia nelle ultime 6 edizioni della Supercoppa nazionale, a cui l’Inter ha partecipato per 5 volte in qualità di vincitrice dello Scudetto. Con un bilancio di 4 vittorie (una ai rigori) e 2 sconfitte.
Ma bisogna andare oltre per capire perché l’Inter senza Sudamerica, in Supercoppa non va.

La prima vittoria della serie giunge nel 2005, con l’Inter di Mancini che si presenta da detentrice della Coppa Italia al cospetto della Juventus scudettata. Al termine dei supplementari, i nerazzurri ottengono una vittoria soffertissima (1-0), firmata da Juan Sebastian Veron. L’argentino Juan Sebastian Veron.
Un anno dopo servono ancora i supplementari per decretare la vincente tra Inter e Roma. È forse la finale di Supercoppa più emozionante di sempre, con i nerazzurri sotto 0-3 dopo mezz’ora: irriconoscibili, fermi sulle gambe, la difesa che fa acqua da tutte le parti. Come se la Copa America l’avessero giocata la sera prima.
Dopo l’intervallo, l’Inter cambia: entrano Maicon e Crespo, inizialmente tenuti in panchina da Mancini, e i nerazzurri riescono nella rimonta epica, con gol dell’argentino fondamentale per riaccendere le speranze dei suoi e 4-3 finale decretato dalla punizione di Figo (che di sudamericano non aveva il passaporto, ma il piede sì).

Insomma, sembrerebbe che quando nel tabellino nerazzurro compare il nome di un argentino, la coppa finisce nella bacheca dell’Inter.
La “regola” trova conferma nel 2008: il successo è targato niente meno che Zanetti, che segna il rigore decisivo nella vittoria sulla Roma.
Non è un caso, a questo punto, che nel 2007 e nel 2009, anni in cui l’Inter perde il trofeo a favore di Roma e Lazio, tra i marcatori nerazzurri non ci sia traccia degli argentini di Milano.

L’ultimo capitolo della saga, un anno fa, con un nuovo successo nerazzurro. E se in questa vittoria non trovate tracce di Sudamerica, andate a rivedere come fu costruito il gol che ribaltò le sorti della gara, dopo quello del vantaggio giallorosso di Riise.
La rete è di Eto’o, e infatti nel tabellino compare il suo nome, ma l’attaccante camerunense deve solo mettere il piede al termine di un’azione che profuma, anzi è impregnata, di Sudamerica. Lucio avanza palla al piede come un vero regista, arriva al limite dell’area e scarica sulla destra per Milito. L’argentino la mette al centro, forte e tesa, ed Eto’o chiude con la zampata.
Brasile, Argentina, gol.

L’Inter che si appresta ad affrontare il Milan senza alcuni dei suoi sudamericani (Zanetti e Julio Cesar, tra l'altro, sono stati richiamati d’urgenza dopo i ko di Nagatomo e Castellazzi) forse doveva tenerne conto. Anche perché il Milan, alla sua fetta di Sudamerica, ha deciso di non rinunciare.

L'assente - Non è argentino, ma Dejan Stankovic il suo peso specifico nell'Inter ce l'ha eccome. Lui non ci sarà contro il Milan a causa di un infortunio rimediato in allenamento nella giornata di giovedì. Seduta personalizzata, quella successiva, per lui e Cordoba. Da considerare impossibile il recupero del centrocampista serbo.

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