Totti & Co: quando l'allenatore si traveste da lupo cattivo

Calcio
Inizia la stagione e lo spettro della panchina aleggia su due bandiere come Totti e Del Piero. Senza alcun rispetto per i loro record
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La bella favola di capitani e bandiere del nostro calcio rischia di non chiudersi con il lieto fine per colpa di tecnici che li trattano senza il rispetto che si deve agli "anziani". Da Rocchi a Inzaghi: tutti a caccia di un record. E sulla loro strada...

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di Vanni Spinella

Non c’è più rispetto, specialmente per gli anziani e per i loro “ultimi” desideri. Ce ne sono almeno quattro nella nostra Serie A che, a dispetto dell’età, inseguono ancora un sogno. Come se fossero ragazzini. Un traguardo che rischiano di non riuscire a raggiungere per colpa di un mister “cattivo”.
Sì, avete capito bene: esistono allenatori senza cuore capaci di negare una gioia a dei poveri “vecchietti”, fermandoli sulla strada che porta al loro obiettivo. Neanche il lupo di Cappuccetto Rosso saprebbe arrivare a tanto.

Francesco Totti è il primo della lista. 35 anni a settembre (il 27), si appresta a iniziare la ventesima stagione con la stessa pelle (pardon, maglia).
I suoi numeri, e non solo quelli sul campo, convincerebbero chiunque: 207 reti in campionato (tutte con la Roma, inutile sottolinearlo), 474 presenze nella massima serie. E un piccolo grande sogno: arrivare a quota 500.
Gliene basterebbero “appena” 26, ma non ditelo a Luis Enrique, il "lupo" scelto dalla Lupa.
Con il tecnico spagnolo, Totti rischia seriamente di dover attendere il 2013 per soffiare sulle 500 candeline. Perché 26 presenze sono un vero lusso: tra infortuni, squalifiche e (più raramente) scelte tecniche, negli ultimi 10 anni il capitano giallorosso le ha raggiunte solo in 4 casi. Capite bene che se ci si mette di mezzo pure l’allenatore, la cosa si fa veramente complicata.

Altro vecchio capitano, altro sogno. Raggiungibile, ma non troppo, come nel caso di Totti.
Il traguardo di Alex Del Piero è quello dei 300 gol in maglia bianconera. Per lui si riparte dalla stagione numero 19 con la Juventus, ma soprattutto dai 285 gol (di cui 205 in campionato) realizzati da quando è iniziata la sua avventura con la Vecchia Signora.
Inutile dire che, se giocasse titolare e disputasse pure una qualsiasi coppa europea, non avrebbe nulla di cui preoccuparsi. E invece sulla sua strada si è materializzato Antonio Conte che, almeno sulla carta, partirà dal tandem Matri-Vucinic, lasciando a Del Piero qualche scampolo di partita, in cui sarà dura collezionare 15 reti. Soprattutto se si considera che il capitano non chiude in doppia cifra da ormai due stagioni e in quella precedente ancora si era fermato a 13.

Più semplice il “caso” di Tommaso Rocchi. Dopo 7 anni di fedeltà alla Lazio, una fascia al braccio tutta da conquistare, chiuso dal tandem Klose-Cissè; 34 primavere da festeggiare a settembre (anche lui: sarà un caso?). Un obiettivo che però, tutto sommato, sembra proprio a portata di mano.
Reja potrà essere cattivo quanto vuole, ma difficilmente Rocchi non riuscirà, in un intero campionato, a realizzare quel gollettino che gli occorre per raggiungere quota 100 in maglia biancoceleste. Se poi a fine anno dovessero essere addirittura 11, allora avrebbe appaiato niente meno che Bruno Giordano, al quarto posto tra i bomber laziali di tutti i tempi.

Capitano non è, ma “vecchio” e “bandiera” sì. Dieci stagioni in rossonere sono valse a Superpippo Inzaghi l’amore eterno del popolo rossonero, che pure era abituato a monumenti come Baresi o Maldini.
Il caso Inzaghi non può lasciare insensibili. Sappiamo bene quale importanza dia a numeri e record l’attaccante rossonero. L’unico a non esserne a conoscenza era probabilmente Allegri, che escludendolo dalla lista Champions gli ha negato la possibilità di rispondere a Raul (altro “grande vecchio”), che di recente gli ha soffiato il primato di gol nelle coppe europee (73 a 70 per lo spagnolo). Forse l’unico traguardo che, sportivamente parlando, tiene ancora in vita Superpippo.

Tra tanti anziani sfortunati ce n’è solo uno che non rischia di essere abbandonato su una panchina, nonostante ogni anno si pensi che sarà la stagione in cui dovrà per forza rifiatare.
E invece niente: Javier Zanetti, nato il giorno dopo Inzaghi, continua a macinare chilometri su chilometri e a collezionare record su record. Sempre che a Gasp non venga in mente di travestirsi da lupo cattivo.

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