Barbara, cuore di figlia: "Papà presidente? Grande notizia"

Calcio
Barbara Berlusconi in tribuna con Adriano Galliani (Getty)
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La figlia dell'ex premier commenta così il ritorno alla presidenza del Milan di Silvio Berlusconi: "E' bellissimo, è quello che tutti i tifosi rossoneri si auguravano". E sogna "un calcio più sereno, che sia solo una festa"

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Una "bellissima notizia", quello che "tutti i tifosi" rossoneri si "auguravano per il bene del Milan". L'annuncio del ritorno di Silvio Berlusconi alla presidenza del Milan è stato accolto così dalla figlia Barbara, che interpellata dall'Ansa, non ha dubbi: "Penso quello che pensa ogni tifoso milanista: è una bellissima notizia". Consigliere di amministrazione, da sempre nel cuore dei tifosi milanisti, Barbara ha spiegato che il Milan per la famiglia Berlusconi rappresenta "un asset importante, economico e affettivo allo stesso tempo". Il suo sogno per il calcio italiano è comunque quello di uno sport "sereno" dove "si va allo stadio ed è sempre una festa".

Si è sentita la mancanza di suo padre impegnato a tempo pieno nella politica?
"Siamo comunque  rimasti ai vertici del calcio italiano e mondiale ma certo le motivazioni, la carica, l'entusiasmo che mio padre sa trasmettere sono un'altra cosa soprattutto in un momento come questo".

Che intende?
"Il Milan oggi è chiamato a vincere una sfida più ampia e impegnativa. Le società di calcio devono diventare come vere e proprie aziende dell'entertainment in grado di competere sui mercati emergenti, attrarre conseguentemente nuovi partner commerciali, far crescere la brand awareness, rinnovare le strutture e sviluppare i new media. Soprattutto, diversificare i ricavi e investire anche in questa direzione".

Silvio Berlusconi che ruolo può avere?
"Mio padre ha dimostrato anche nel calcio di saper anticipare gli scenari. Pertanto una sua maggior presenza in questa fase non potrà che portare un importante contributo per ridare slancio al nostro calcio".

Cosa è oggi importante per le società di calcio italiane?
"Una visione di medio-lungo periodo. Evitare i conflitti che impediscono di fare le riforme strutturali di cui il calcio ha bisogno. Ma soprattutto mettere in atto strategie di ampio respiro che prescindano dalla mentalità del sunday to sunday business. In sintesi: meno contingenza, più lungimiranza. Più servizio e più prodotto. Al Milan stiamo lavorando su questo e il contributo in termini di visione e progettualità di mio padre sarebbe straordinario".

Come giudica il lavoro del Milan di questi anni di assenza di suo padre?
"Il Milan ha certamente lavorato bene in Italia. Per questo negli anni siamo passati a confrontarci con i grandi club europei. Ma oggi paradossalmente la sfida è globale, proprio  nel settore dell'entertainment. Quindi non è più solo con il Manchester, il Bayern, il Barcellona. Ora anche in Italia, mi riferisco anche alla Juve, le società hanno iniziato ad andare in questa direzione".

Cosa sogna per il calcio italiano?
"Io vorrei un calcio sereno. Si indossa la maglietta e la sciarpa, si va allo stadio ed è sempre una festa. Anche se la tua squadra non vince. La partita deve trasmettere sempre e solo "adrenalina positiva".

Ma il tifoso all'italiana, quello che augura ogni sventura all'avversario, non sarà tanto d'accordo.
"Forse. Ma, soprattutto per le nuove generazioni, il calcio è uno strumento eccezionale per veicolare valori sociali positivi: il rispetto dell'avversario e la lotta contro ogni forma di discriminazione. Non siamo più negli anni '80 e '90. Non si va più allo stadio per andare in guerra. Mio padre mi ha sempre insegnato che l'avversario si rispetta e se ne riconosce il valore".

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