Belle e "maledette": vi spiego io le parabole di Pirlo
CalcioTra i segreti della Juve campione d'inverno ci sono anche le geniali traiettorie disegnate dal suo regista. Il professor Ludwig le analizza con l'occhio dello scienziato. E ci svela anche perché il Barcellona vince sempre e Nakamura fa gol negli autobus
DOSSIER - Errori ed orrori arbitrali in Serie A
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di Vanni Spinella
Se vi capitasse mai di dover tirare il rigore decisivo all’ultimo minuto di una sfida sul risultato di 4-4, c’è una cosa che dovreste sapere sul portiere avversario. Quasi sempre si tuffa in anticipo, per motivi psicologici: “di fronte a un pericolo, tendiamo a pensare che fare qualcosa sia meglio che aspettare”.
Questa, e tante altre chicche sui calciatori, ve le può fornire il professor Nicola Ludwig, che dopo aver istruito Fabio Caressa in una fortunata trasmissione tv, ha sintetizzato le sue conoscenze in un manualetto (“La scienza nel pallone”, con Gianbruno Guerrerio, ed. Zanichelli), in cui la fisica del pallone diventa alla portata di tutti.
Professore, le ho provate tutte. Ho scomodato persino due lauree in ingegneria, in famiglia, per cercare di smentirla. Tutto inutile. Mi hanno assicurato che il suo libro è inattaccabile.
“Bene… Diciamo che è un libro ambizioso, perché in Italia non si parla di queste cose. Pur avendo una grande tradizione sia nella fisica che nel calcio, ci manca una letteratura di questo genere. Ho voluto provare a colmare questa mancanza, dopo aver appurato che la scienza è sempre presente nel linguaggio degli allenatori e degli sportivi, ma in modo caotico, bizzarro. Spesso mischiano cognizioni mediche, balistiche, statistiche, fisiche…”
Adesso, invece, abbiamo scoperto che c’è una legge fisica dietro la “maledetta”, la famosa punizione che si abbassa, calciata da Andrea Pirlo.
“Certo, si chiama ‘effetto Magnus’. Pirlo non fa altro che sfruttarlo, dando alla palla una rotazione particolare e, in pratica, giocando contro la gravità”
Si metta nei panni del portiere. Quale giocatore non vorrebbe mai trovarsi di fronte?
“Roberto Carlos. La sua punizione in Francia-Brasile è micidiale... E poi, per uno che studia il moto degli oggetti lanciati, è davvero sorprendente. È come se sparassi un proiettile che, anziché andare sul bersaglio, va di lato: mi sconvolge tantissimo questa cosa…”
Ma svelandoci i motivi scientifici non ha paura di togliere un po’ di magia al calcio?
“Le faccio un paragone astronomico. La luna e gli astri sono certamente affascinanti da vedere. Ma conoscere anche il loro moto o come sono fatti non toglie nulla all’emozione.
Noi pensiamo sempre su due livelli, quello emozionale e quello razionale. Possiamo vedere una partita ed emozionarci perché Milito fa un bellissimo gol e poi rivederlo alla moviola e capire che l’ha fatto perché ha tirato con un certo angolo, impattando la palla in un certo modo…”
Ci sarà pure qualche gol che ha avuto difficoltà a spiegarsi?
“Ce n’è uno che mi ha affascinato. Un gol di Roberto Carlos, direttamente dalla bandierina del corner, in una partita del campionato brasiliano. Tirò senza rincorsa, da fermo. In quel caso mi ha commosso la storia del giocatore, famoso per il suo grande colpo in Francia-Brasile e capace di ripeterlo quasi 15 anni dopo, stupendo tutti di nuovo”
Sul web c’è un video in cui Nakamura calcia un pallone dentro un autobus in corsa. Secondo lei quante volte ha provato quel colpo prima di riuscirci?
“Non l’ho visto, ma registrando le puntate della trasmissione ‘Com’è fatto il calcio’ ho capito una cosa. I grandi campioni sono delle macchine. Riescono a fare cose pazzesche, a freddo. Una volta avevamo ospite Montella: fece 10 rovesciate di fila, e ne mise 9 in porta. La decima la sbagliò solo per colpa del lanciatore, che gliela aveva passata male”
Atleti che pregano e ringraziano Dio, allenatori in panchina con i santini. Da uomo di scienza, ha un minuto per convincerli che affidarsi alla fisica è meglio che avere fede.
“No, assolutamente! Sono convinto del contrario. Il 50% del risultato di una partita è determinato dalla psicologia. Il moto di una palla è una cosa, in campo però ci vanno 11 persone, 11 menti imprevedibili, con i loro sentimenti, le loro credenze”
E' tifoso?
“Sono un interista moderato”
Allora ho un problema di fisica per lei: due treni partono da Milano con velocità differenti. Quello rossonero fila dritto senza fare fermate, ma poi si arresta bruscamente alla stazione di Abate Terme. Quello nerazzurro parte con tre ore di ritardo, cambia macchinista in corsa, prende velocità e magari anche Tevez.
Ci sa dire quale arriva prima?
“È del tutto imprevedibile. La fisica però considera anche la velocità di un terzo treno, quello bianconero”
La squadra più scientifica del mondo?
“Probabilmente il Barcellona, per come si muove e occupa il campo.
Esiste una teoria che schematizza il comportamento di una squadra in campo con un diagramma di flusso in cui si rappresentano i passaggi tra i giocatori. E' dimostrato che esiste una correlazione tra quanto più è mobile la squadra e i suoi successi. Se lo applicassero al Barcellona degli ultimi campionati sicuramente troverebbero una correlazione positiva”
L’ultimo quiz. Torneo di calcio: giusto pochi giorni fa, mio fratello, una delle due lauree in ingegneria che le citavo all’inizio, ha sparato fuori un rigore all’ultimo minuto, sul 4-4. Se fosse un vero scienziato come avrebbe dovuto tirarlo?
“Avrebbe dovuto tirarlo nel sette, cioè in quel 28% di area della porta non raggiungibile dal portiere. Il problema è che non è così semplice”
Lei se la sarebbe sentita?
“Io avrei provato almeno a centrare la porta…”
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Questa, e tante altre chicche sui calciatori, ve le può fornire il professor Nicola Ludwig, che dopo aver istruito Fabio Caressa in una fortunata trasmissione tv, ha sintetizzato le sue conoscenze in un manualetto (“La scienza nel pallone”, con Gianbruno Guerrerio, ed. Zanichelli), in cui la fisica del pallone diventa alla portata di tutti.
Professore, le ho provate tutte. Ho scomodato persino due lauree in ingegneria, in famiglia, per cercare di smentirla. Tutto inutile. Mi hanno assicurato che il suo libro è inattaccabile.
“Bene… Diciamo che è un libro ambizioso, perché in Italia non si parla di queste cose. Pur avendo una grande tradizione sia nella fisica che nel calcio, ci manca una letteratura di questo genere. Ho voluto provare a colmare questa mancanza, dopo aver appurato che la scienza è sempre presente nel linguaggio degli allenatori e degli sportivi, ma in modo caotico, bizzarro. Spesso mischiano cognizioni mediche, balistiche, statistiche, fisiche…”
Adesso, invece, abbiamo scoperto che c’è una legge fisica dietro la “maledetta”, la famosa punizione che si abbassa, calciata da Andrea Pirlo.
“Certo, si chiama ‘effetto Magnus’. Pirlo non fa altro che sfruttarlo, dando alla palla una rotazione particolare e, in pratica, giocando contro la gravità”
Si metta nei panni del portiere. Quale giocatore non vorrebbe mai trovarsi di fronte?
“Roberto Carlos. La sua punizione in Francia-Brasile è micidiale... E poi, per uno che studia il moto degli oggetti lanciati, è davvero sorprendente. È come se sparassi un proiettile che, anziché andare sul bersaglio, va di lato: mi sconvolge tantissimo questa cosa…”
Ma svelandoci i motivi scientifici non ha paura di togliere un po’ di magia al calcio?
“Le faccio un paragone astronomico. La luna e gli astri sono certamente affascinanti da vedere. Ma conoscere anche il loro moto o come sono fatti non toglie nulla all’emozione.
Noi pensiamo sempre su due livelli, quello emozionale e quello razionale. Possiamo vedere una partita ed emozionarci perché Milito fa un bellissimo gol e poi rivederlo alla moviola e capire che l’ha fatto perché ha tirato con un certo angolo, impattando la palla in un certo modo…”
Ci sarà pure qualche gol che ha avuto difficoltà a spiegarsi?
“Ce n’è uno che mi ha affascinato. Un gol di Roberto Carlos, direttamente dalla bandierina del corner, in una partita del campionato brasiliano. Tirò senza rincorsa, da fermo. In quel caso mi ha commosso la storia del giocatore, famoso per il suo grande colpo in Francia-Brasile e capace di ripeterlo quasi 15 anni dopo, stupendo tutti di nuovo”
Sul web c’è un video in cui Nakamura calcia un pallone dentro un autobus in corsa. Secondo lei quante volte ha provato quel colpo prima di riuscirci?
“Non l’ho visto, ma registrando le puntate della trasmissione ‘Com’è fatto il calcio’ ho capito una cosa. I grandi campioni sono delle macchine. Riescono a fare cose pazzesche, a freddo. Una volta avevamo ospite Montella: fece 10 rovesciate di fila, e ne mise 9 in porta. La decima la sbagliò solo per colpa del lanciatore, che gliela aveva passata male”
Atleti che pregano e ringraziano Dio, allenatori in panchina con i santini. Da uomo di scienza, ha un minuto per convincerli che affidarsi alla fisica è meglio che avere fede.
“No, assolutamente! Sono convinto del contrario. Il 50% del risultato di una partita è determinato dalla psicologia. Il moto di una palla è una cosa, in campo però ci vanno 11 persone, 11 menti imprevedibili, con i loro sentimenti, le loro credenze”
E' tifoso?
“Sono un interista moderato”
Allora ho un problema di fisica per lei: due treni partono da Milano con velocità differenti. Quello rossonero fila dritto senza fare fermate, ma poi si arresta bruscamente alla stazione di Abate Terme. Quello nerazzurro parte con tre ore di ritardo, cambia macchinista in corsa, prende velocità e magari anche Tevez.
Ci sa dire quale arriva prima?
“È del tutto imprevedibile. La fisica però considera anche la velocità di un terzo treno, quello bianconero”
La squadra più scientifica del mondo?
“Probabilmente il Barcellona, per come si muove e occupa il campo.
Esiste una teoria che schematizza il comportamento di una squadra in campo con un diagramma di flusso in cui si rappresentano i passaggi tra i giocatori. E' dimostrato che esiste una correlazione tra quanto più è mobile la squadra e i suoi successi. Se lo applicassero al Barcellona degli ultimi campionati sicuramente troverebbero una correlazione positiva”
L’ultimo quiz. Torneo di calcio: giusto pochi giorni fa, mio fratello, una delle due lauree in ingegneria che le citavo all’inizio, ha sparato fuori un rigore all’ultimo minuto, sul 4-4. Se fosse un vero scienziato come avrebbe dovuto tirarlo?
“Avrebbe dovuto tirarlo nel sette, cioè in quel 28% di area della porta non raggiungibile dal portiere. Il problema è che non è così semplice”
Lei se la sarebbe sentita?
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