Preziosi: "Il Daspo non basta". E la curva torna all'attacco

Calcio
Enrico Preziosi predica per il pugno duro dopo le vicende di Genoa-Siena (Getty)

Il presidente del Genoa, dopo i primi provvedimenti contro gli ultras, è categorico: "E' come un'aspirina per un malato grave". Ma i gruppi del tifo organizzato attaccano: "Preziosi non parli di moralità. Siamo pronti a passare alle cose serie"

"Dare il Daspo a questa gente è come dare un'aspirina ad un malato grave. Si è voluta dare subito una dimostrazione veloce che secondo me non è una risposta istituzionale adeguata". E' questo il commento del presidente del Genoa, Enrico Preziosi, ai microfoni di Sky Sport24, dopo i provvedimenti presi in seguito all'incredibile episodio accaduto durante la gara casalinga contro il Siena. "Si è solamente detto che si è ammirato Sculli che non ha  tolto la maglietta, non si è neanche detto come sono stati definiti  questi signori con i quali non ho mai voluto intrattenere rapporti - continua Preziosi-. Se questo è il paese, qualcuno ci dica perchè bisogna andare avanti ad investire denaro e sforzi. Perchè questo mondo non è fatto solo di presidenti ma anche di istituzioni. Che ognuno si assuma le sue responsabilità, soprattutto chi è a capo". Sui numerosi commenti giunti dal mondo dello sport, Preziosi è duro: "Ho sentito soltanto bacchettate da parte dei presidenti delle federazioni e del Coni, ma io sono stato l'unico presidente in Italia che ha avuto il coraggio di chiamare delinquenti, con un eufemismo, naturalmente, quei signori, che hanno dato quel tipo di spettacolo".

"Ho sentito parlare di etica alcuni presidenti che in passato sono stati condannati pesantemente -osserva Preziosi -. Come dire, che alcuni presidenti, guardi il sottoscritto, ha pagato sette anni. Magari ci fossero persone in Italia che pagano un prezzo così alto. Nessuno in Italia, nelle istituzioni, ha avuto una parola di conforto per noi che abbiamo subito la violenza. Si è detto, invece, cha abbiamo offerto uno spettacolo indegno. Io avrei voluto che qualche presidente fosse stato lì in campo con le bombe carta che scoppiavano ogni trenta secondi. Non permetto a nessuno di giudicare soltanto dalle immagini, bisogna indagare e farsi relazionare del clima che si respirava".

"E' giusto che si dibatta - sottolinea il presidente dei 'Grifoni'-, ma è giusto anche fare più chiarezza perchè in un paese civile il match non sarebbe stato mai interrotto. Permettere a sessanta, settanta o anche trenta persone di interrompere il match è un fallimento non solo della società. E' questa la verità, ma nessuno ha il coraggio di dirlo. Perchè il match non si è svolto regolarmente e perchè si è permesso a questi signori di interrompere un match? Io vorrei che il Presidente dello sport mi desse una risposta".

Sono stati numerosi gli attestati di solidarietà ricevuti da Preziosi dopo domenica pomeriggio: "Ho avuto migliaia di messaggi di tifosi che mi esortavano a rimanere al comando di questa società. Io sto lavorando per loro, spero di potercela fare". Infine sullo stato d'animo dei giocatori, Preziosi non si nasconde: "La lacerazione c'è stata ed è profonda perchè non ha toccato un fatto calcistico. Si tratta di lavorare su questo e io credo che a breve non sia facile dimenticare un'esperienza del genere. Spero solamente che in campo ci  possa dare uno stimolo diverso da quello che abbiamo attualmente".

LA RISPOSTA DEI TIFOSI: NOI SIAMO LA CURA - Non è tardata la replica degli ultras alle parole della società. Un duro affondo dai gruppi del tifo organizzato, che si scagliano contro Preziosi e si dicono pronti a "passare alle cose serie". "Egregio signor Presidente", sono le prime parole della lettera, "l’abbiamo sentita parlare di “moralità sportiva”: è stato divertente, da anni non avevamo occasione di ridere così allegramente. La “moralità sportiva” lei non sa nemmeno dove stia di casa".

L'attacco della curva è rivolto anche alla gestione della società. "Non pensi però di dare colpe sue a noi tifosi, lei ha impoverito la squadra e messo soldini in cassa, qualche volta le è andata bene, quest’anno invece è andata diversamente, indipendentemente dall’esito del campionato. Lei ha portato il Genoa sull’orlo della retrocessione ed ora si erge a moralista, provando a menarlo con “i soliti cento”, lei è patetico. Noi l’affronteremo con un metaforico bastone per dare ed un metaforico sacco per prendere, lei si equipaggi in modo analogo, perché nella vita gli uomini fanno così".

Prosegue la lettera: "Un altro suo pistolotto sulla “moralità sportiva” ed altre facezie siamo pronti a reggerlo e a riderne, perché lei con i suoi pistolotti fa solo ridere, poi passeremo alle cose serie, cose che a lei poco si addicono. Presidente si ricordi una cosa: noi non siamo il male, noi siamo la cura".

LA LETTERA APERTA DI PREZIOSI: NOI UMILIATI E OFFESI - In serata Enrico Preziosi ha anche diffuso una lettera aperta ed è tornato ad esprimersi sui fatti di domenica. "Quanto accaduto domenica a Marassi lascia certamente umiliati ed offesi. Si è parlato molto su ciò che era giusto o sbagliato fare, in quei momenti possono essere state fatte scelte sbagliate, ma certamente in buona fede".

A chi ha accusato il Genoa di essersi piegato di fronte alle intemperanze della curva, Preziosi ha risposto: "Società e giocatori non si sono sottomessi alle indicazioni di un gruppo di tifosi, né hanno dato dimostrazione di non attaccamento alla maglia e alle regole sportive. L'obiettivo primario era di normalizzare il più celermente la situazione e fare in modo che la gara potesse riprendere".

C'è spazio anche per guardare avanti: "Mi piacerebbe pensare a un futuro diverso: con supporter che plaudono i propri beniamini, ma sanno accettare il risultato sportivo anche se negativo per i propri colori, che sappiano plaudere anche la squadra avversaria. Mi piacerebbe pensare ad un futuro diverso con uno stadio pieno di famiglie con bambini, giovani e anziani insieme per assistere ad un evento di spettacolo e di sport".