L'Associazione italiana calciatori rende pubblico il contenuto della nuova campagna - disponibile in anteprima sulla homepage del sito dell'Ansa - contro il Calcioscommesse. Un'intervista a un giocatore anonimo che spiega: così sono finito in trappola
Un video "crudo" di 13 minuti per sensibilizzare i giocatori professionisti, dopo il nuovo scandalo delle scommesse che ha travolto il calcio italiano. Dopo averlo mostrato a tutti i giocatori professionisti in un giro attraverso tutti i club di serie A, B e Lega Pro, l'Associazione italiana calciatori (Aic) ha deciso di rendere pubblico il contenuto della nuova campagna video - disponibile in anteprima sulla homepage del sito dell'Ansa - contro il Calcioscommesse.
A rendere particolarmente crudo il video lanciato dall'Aic - contenente diversi contributi del procuratore federale, Stefano Palazzi - è un'intervista ad un giocatore, che ha voluto restare anonimo (facendosi riprendere di spalle) e che ha spiegato come è finito nella trappola del Calcioscommesse. "A due giornate dalla fine del campionato - racconta il giocatore, con accento toscano - ricevo una telefonata da un calciatore che conoscevo perché ci avevo già giocato contro. Noi eravamo salvi e affrontavamo una squadra sotto di noi in classifica. Lui non faceva parte di questa squadra, ma mi disse che c'erano dei soldi da prendere se avessimo perso la partita. Io dissi subito di no. Lo dissi solo al mio procuratore, ma si decise di restare in silenzio senza denunciare".
Poi, un anno dopo, gli arriva un'altra telefonata, sempre dallo stesso calciatore: "C'era da pareggiare - racconta - eravamo a metà campionato, la società non pagava gli stipendi da tre mesi, stavolta ho parlato con due e tre compagni, si veniva da due sconfitte, e si decise di accettare. Prendemmo i soldi e da lì è cominciato tutto, e non sapevo più come tirarmi fuori".
Poi, dopo la denuncia, il calciatore anonimo viene chiamato dalla Procura e crolla. "Sapevano tutto di noi, e, non so per quale motivo, mi sono lasciato andare - continua - e gli ho raccontato tutto. Se tornassi indietro non lo rifarei, sono rovinato, mi vergogno perché ho tradito i miei compagni, i miei genitori e mio figlio".
Il video dell'Aic contro il Calcioscommesse ha colpito molto i giocatori. Lo ha rivelato lo stesso presidente dell'Associazione italiana calciatori, Damiano Tommasi. "Sono nati parecchi confronti e scambi di opinione in tanti spogliatoi - ha detto Tommasi -. In alcuni casi ci siamo fermati a parlarne per più di un'ora, di come esporci, di come uscirne e soprattutto di come difenderci. In altri l'emozione è stata forte, silenzio e riflessione, che è quello che volevamo". Intanto l'Aic continua a muoversi anche con altre iniziative. "Abbiamo avvertito l'esigenza di potenziare il nostro ufficio legale - ha proseguito Tommasi - avremo dei professionisti a disposizione per quanti sono incappati in queste vicende e potranno trovare nell'Aic una spalla o un appoggio per affrontare un coinvolgimento diretto, o le tante voci che si rincorrono e magari non hanno fondamento".
A rendere particolarmente crudo il video lanciato dall'Aic - contenente diversi contributi del procuratore federale, Stefano Palazzi - è un'intervista ad un giocatore, che ha voluto restare anonimo (facendosi riprendere di spalle) e che ha spiegato come è finito nella trappola del Calcioscommesse. "A due giornate dalla fine del campionato - racconta il giocatore, con accento toscano - ricevo una telefonata da un calciatore che conoscevo perché ci avevo già giocato contro. Noi eravamo salvi e affrontavamo una squadra sotto di noi in classifica. Lui non faceva parte di questa squadra, ma mi disse che c'erano dei soldi da prendere se avessimo perso la partita. Io dissi subito di no. Lo dissi solo al mio procuratore, ma si decise di restare in silenzio senza denunciare".
Poi, un anno dopo, gli arriva un'altra telefonata, sempre dallo stesso calciatore: "C'era da pareggiare - racconta - eravamo a metà campionato, la società non pagava gli stipendi da tre mesi, stavolta ho parlato con due e tre compagni, si veniva da due sconfitte, e si decise di accettare. Prendemmo i soldi e da lì è cominciato tutto, e non sapevo più come tirarmi fuori".
Poi, dopo la denuncia, il calciatore anonimo viene chiamato dalla Procura e crolla. "Sapevano tutto di noi, e, non so per quale motivo, mi sono lasciato andare - continua - e gli ho raccontato tutto. Se tornassi indietro non lo rifarei, sono rovinato, mi vergogno perché ho tradito i miei compagni, i miei genitori e mio figlio".
Il video dell'Aic contro il Calcioscommesse ha colpito molto i giocatori. Lo ha rivelato lo stesso presidente dell'Associazione italiana calciatori, Damiano Tommasi. "Sono nati parecchi confronti e scambi di opinione in tanti spogliatoi - ha detto Tommasi -. In alcuni casi ci siamo fermati a parlarne per più di un'ora, di come esporci, di come uscirne e soprattutto di come difenderci. In altri l'emozione è stata forte, silenzio e riflessione, che è quello che volevamo". Intanto l'Aic continua a muoversi anche con altre iniziative. "Abbiamo avvertito l'esigenza di potenziare il nostro ufficio legale - ha proseguito Tommasi - avremo dei professionisti a disposizione per quanti sono incappati in queste vicende e potranno trovare nell'Aic una spalla o un appoggio per affrontare un coinvolgimento diretto, o le tante voci che si rincorrono e magari non hanno fondamento".