Elogio delle bandiere, quelli fedeli anche da riserve
CalcioVia Thiago Silva, sul piede di partenza gli eroi del Triplete: ma che fine hanno fatto le vere bandiere? Molto spesso gli uomini simbolo di una squadra sono stati i "numeri 12", fedeli nonostante tutto
E adesso chi la rimborsa al tifoso milanista deluso la maglia numero 33 di Thiago Silva? E quella di Ibrahimovic? Pensare che il difensore brasiliano e il bomber svedese si erano addirittura improvvisati modelli per la nuova divisa, con Ambrosini, Boateng e Nocerino. Anche i tifosi interisti non hanno di che star tranquilli: chissà in quanti avranno acquistato la nuova divisa (magari la seconda, quella rossa, sfidando gli strali della Curva Nord) e ci avranno fatto stampare i nomi di Snejider o Maicon, sempre sul piede di partenza. Insomma, come si fa ad investire soldi e sentimenti nella casacca dei propri idoli se "non esistono più le bandiere"? Se è vero che "la maglia resta, i calciatori passano", la scelta più saggia sarebbe quella di lasciare la casacca "pulita", senza nomi e numeri. Oppure, piano B, puntare sulle maglie dei portieri. Meglio, su quelle dei vice.
Sembra una battuta, una provocazione. Un po' lo è, ma se si scorrono gli album delle figurine senza andare troppo indietro nel tempo, si scopre che le vere bandiere di molti top club sono state (e verosimilmente saranno ancora) i numeri 12. Quelli che non giocano quasi mai, che altrove avrebbero collezionato decine di presenze, che scendendo di categoria sarebbero stati una garanzia per ogni difesa e che invece hanno scelto una carriera da vice e a "farsi trovare pronti" quando serve.
Juve, Milan, Inter. Del Piero, Maldini, Zanetti: bandiere, idoli, leggende sportive. Insieme contano 2404 presenze e 58 titoli. Eppure c'è anche chi, pur avendo sommato pochissime presenze, può legittimamente essere considerato una "bandiera" dei tre club più importanti d'Italia. Prendete Michelangelo Rampulla: ben 10 anni di Juve, quasi tutti da secondo di Peruzzi (poi di Van der Saar e infine di Buffon) e 49 presenze ma solo 3 negli ultimi 3 anni di carriera. O Valerio Fiori, 9 stagioni in rossonero e 2 sole presenze (una in Coppa Italia). Vero e proprio idolo della Curva Nord nerazzurra è stato fino alla stagione scorsa Paolo Orlandoni: una stagione all'Inter nel '90-'91, poi il ritorno alla base, dopo diverse esperienze, nel 2005. 7 anni vice di Julio Cesar e Toldo, 4 presenze in campionato e la soddisfazione di esordire, a 38 anni compiuti, in Champions League da titolare contro il Werder Brema.
Il destino nel nome (e cognome). Quasi un record: Alberto Maria Fontana "primo" (per anzianità, essendo nato nel 1967) si è concesso, tra tante maglie da titolare, 4 stagioni da vice di Toldo all'Inter, raccogliendo solamente 10 presenze in campionato; l'omonimo Alberto Maria Fontana "secondo" (1974), invece, in 7 stagioni al Torino ha collezionato solamente 16 gettoni in campionato, di cui solo 10 in Serie A. Cuore granata anche in serie cadetta.
Nel bene e nel male. Due casi di amore incondizionato per la maglia: il primo è quello Fernando Orsi, che dopo 3 stagioni da titolare alla Lazio e quattro stagioni all'Arezzo, decise di tornare all'Olimpico anche da secondo. Ci rimase 9 anni, fino al giorno del ritiro, collezionando solamente 43 presenze. L'altro è Matteo Gianello: 7 anni al Napoli, parte titolare in C1 ma trova via via sempre meno spazio salendo di categoria. Rimane e viene premiato dagli esordi in Serie A (2007) e in Europa League (2008).
Riserve vincenti. Un "12" fedele non è prerogativa dei campionati italiani: anche in Spagna i due club più importanti, Real e Barcellona, possono contare su giocatori attaccati alla maglia nonostante tutto. Il vice di Casillas è Antonio Adàn, 25 anni, madridista dal 2004 anche se solamente dal 2009 aggregato alla prima squadra: 10 presenze in 3 stagioni. Inutile aggingere che altrove non farebbe fatica a trovare un posto da titolare, col curriculum che si ritrova. A difendere la porta dei blaugrana, in caso di forfait del titolarissimo Victor Valdes c'è invece l'eccentrico Manuel Pinto: inizierà a settembre la quinta stagione a Barcellona, dove a fronte di 48 presenze (ma solamente 14 nella Liga) si è già messo in bacheca 14 trofei.
(M.V.)
Sembra una battuta, una provocazione. Un po' lo è, ma se si scorrono gli album delle figurine senza andare troppo indietro nel tempo, si scopre che le vere bandiere di molti top club sono state (e verosimilmente saranno ancora) i numeri 12. Quelli che non giocano quasi mai, che altrove avrebbero collezionato decine di presenze, che scendendo di categoria sarebbero stati una garanzia per ogni difesa e che invece hanno scelto una carriera da vice e a "farsi trovare pronti" quando serve.
Juve, Milan, Inter. Del Piero, Maldini, Zanetti: bandiere, idoli, leggende sportive. Insieme contano 2404 presenze e 58 titoli. Eppure c'è anche chi, pur avendo sommato pochissime presenze, può legittimamente essere considerato una "bandiera" dei tre club più importanti d'Italia. Prendete Michelangelo Rampulla: ben 10 anni di Juve, quasi tutti da secondo di Peruzzi (poi di Van der Saar e infine di Buffon) e 49 presenze ma solo 3 negli ultimi 3 anni di carriera. O Valerio Fiori, 9 stagioni in rossonero e 2 sole presenze (una in Coppa Italia). Vero e proprio idolo della Curva Nord nerazzurra è stato fino alla stagione scorsa Paolo Orlandoni: una stagione all'Inter nel '90-'91, poi il ritorno alla base, dopo diverse esperienze, nel 2005. 7 anni vice di Julio Cesar e Toldo, 4 presenze in campionato e la soddisfazione di esordire, a 38 anni compiuti, in Champions League da titolare contro il Werder Brema.
Il destino nel nome (e cognome). Quasi un record: Alberto Maria Fontana "primo" (per anzianità, essendo nato nel 1967) si è concesso, tra tante maglie da titolare, 4 stagioni da vice di Toldo all'Inter, raccogliendo solamente 10 presenze in campionato; l'omonimo Alberto Maria Fontana "secondo" (1974), invece, in 7 stagioni al Torino ha collezionato solamente 16 gettoni in campionato, di cui solo 10 in Serie A. Cuore granata anche in serie cadetta.
Nel bene e nel male. Due casi di amore incondizionato per la maglia: il primo è quello Fernando Orsi, che dopo 3 stagioni da titolare alla Lazio e quattro stagioni all'Arezzo, decise di tornare all'Olimpico anche da secondo. Ci rimase 9 anni, fino al giorno del ritiro, collezionando solamente 43 presenze. L'altro è Matteo Gianello: 7 anni al Napoli, parte titolare in C1 ma trova via via sempre meno spazio salendo di categoria. Rimane e viene premiato dagli esordi in Serie A (2007) e in Europa League (2008).
Riserve vincenti. Un "12" fedele non è prerogativa dei campionati italiani: anche in Spagna i due club più importanti, Real e Barcellona, possono contare su giocatori attaccati alla maglia nonostante tutto. Il vice di Casillas è Antonio Adàn, 25 anni, madridista dal 2004 anche se solamente dal 2009 aggregato alla prima squadra: 10 presenze in 3 stagioni. Inutile aggingere che altrove non farebbe fatica a trovare un posto da titolare, col curriculum che si ritrova. A difendere la porta dei blaugrana, in caso di forfait del titolarissimo Victor Valdes c'è invece l'eccentrico Manuel Pinto: inizierà a settembre la quinta stagione a Barcellona, dove a fronte di 48 presenze (ma solamente 14 nella Liga) si è già messo in bacheca 14 trofei.
(M.V.)